Addio vecchio Tulòn e addio vecchio Filobus…ma ora speriamo non addio Autobus! [Lisòndria tra Tani e Burmia]

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di Piero Archenti

 

Non saprei dire quando fu la prima volta che utilizzai il “tramwai”, naturalmente al seguito dei miei genitori, ma ricordo perfettamente il 1952, l’anno in cui entrò in funzione il “filobus”. Fu in quell’anno che il filobus prese il posto del vecchio e ormai obsoleto “tulòn”. Un appellativo che solo apparentemente era dispregiativo dal momento che servì onorevolmente il suo servizio fin dall’anno 1913, e il soprannome che gli fu affibbiato dagli alessandrini aveva un che di affettuosamente “familiare”, con quel suo sferragliare sulle rotaie che dal Cristo agli Orti componevano il suo inamovibile percorso.
Ricordo perfettamente invece quando, nel 1952, presero servizio i primi filobus, avevo già 11 anni e le poche lire della mia paghetta settimanale le spesi per farmi scorrazzare su e giù, dal Cristo agli Orti, per assaporare appieno la meraviglia di quel nuovo mezzo di trasporto, molto più comodo del vecchio tramwai.
In proposito ricordo che l’autista del filobus, stanco di vedere quel ragazzino appollaiato sul passo ruota del mezzo che andava su e giù da Piazza della Libertà al capolinea del Cristo e ritorno per poi salire sul filobus che conduceva da Piazza della Libertà al Sanatorio e ritorno, non riuscì a trattenersi e così mi apostrofò: “Dì n pò fanciòt, ma t’hai propi gnente d méj da fè che andè sù e zù? (di un po’ ragazzo ma non hai proprio niente di meglio da fare che andare su e giù?)“ A quel punto capii che era giunto il momento di togliere il disturbo!
Ricordo che in quel tempo ancora abitavo in via Venezia ma, poco tempo dopo, la mia famiglia si trasferì al Cristo per cui fu giocoforza l’utilizzo quotidiano del filobus per raggiungere la scuola che frequentavo in centro città.
Sono trascorsi molti anni da quando Alessandria visse quel periodo della sua vita. Per decenni i filobus sono stati soppiantati da autobus decisamente più inquinanti ma evidentemente con caratteristiche economiche all’epoca più convenienti, altrimenti non si comprende il perché di quella sostituzione!
Oggi il trasporto pubblico, e privato convenzionato, è certamente più attento all’ambiente, ma al contempo naviga in acque agitate, in cui i conti non tornano mai, e il Coronavirus non contribuisce affatto alla soluzione del problema. Anzi l’aggrava notevolmente imponendo le distanze di sicurezza, riducendo però drasticamente la capacità ricettiva dei mezzi a disposizione con un ulteriore appesantimento economico!
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Addio vecchio Tram! Il “tulòn” fece la sua prima uscita per le vie cittadine nel lontano 1913
 
In questi giorni hanno cessato il loro servizio cittadino i vecchi e traballanti tram elettrici; sono spariti silenziosamente prima quello del Cristo, poi quello degli Orti, senza lasciare rimpianto alcuno. Fine ingloriosa, ancorchè attesa, e non disgiunta da un certo umorismo popolare, espresso da un termine dialettale quanto mai significativo: “Tulon”
Eppure i nostri anziani ricordano ancora l’effetto gioioso della prima uscita dei tram nel lontano 1913, festosamente accolti dalla popolazione che ammirata dalla eleganza e comodità di allora delle vetture, spesso diceva con una punta di orgoglio campanilistico: “Sono i più belli d’Italia!”. Per l’occasione nelle vetrine librarie era esposto un volume che Edmondo De Amicis aveva scritto nel 1899 “La carrozza di tutti” diario di un anno di frequenza su di una linea di tram!
Chi avesse cura di scorrere la convenzione municipale del gennaio 1912 potrebbe rilevare una specie di progetto di circolare interna; infatti la linea Stazione – Orti doveva percorrere nell’andata corso 100 Cannoni e piazza Garibaldi, per ritornare dal Corso Roma. In preventivo vi era anche un’altra linea convergente alla Cittadella e a Porta Marengo. La tariffa di qualunque corsa era fissata minimo un soldo massimo tre, a seconda delle ore e del doppio percorso. Tempi beati!
Animatore del servizio nel 1912, come ora per il filobus che sostituisce il tram, l’avv. Cagnoli; allora però la barbetta era nera…!
Usciti i primi tram, il divertimento consisteva (come ora per il filobus) nel vederli passare; certe mamme facevano salire i bambini come andare in giostra! Naturalmente immediato vantaggio ne ebbero gli abitanti del Cristo e degli Orti, due sobborghi che in quel tempo si stendevano al di là dei bastioni. Caduta poi la cinta fortilizia subito nel primo dopoguerra, ed estesa la città specialmente verso il Cristo, il tram divenne veramente popolare ed utilissimo particolarmente nei giorni di pioggia.
Ed ora chiudiamo queste note sulla “Carrozza di tutti” con un vecchio ricordo, quasi comico, di una seduta di Consiglio comunale del 1912; in esame vi era la fermata del tram lungo il percorso. Quella sera la questione interessò tutti i consiglieri; chi voleva la fermata fissa obbligatoria chi invece la fermata a richiesta col gesto della mano alzata. Ne nacque una discussione lunga e molto animata; solo taceva il sindaco Franzini, che ad un certo punto, ottenuto il silenzio a suon di campanello, argutamente così disse: “Calma, signori consiglieri: siamo soltanto all’inizio dell’esercizio: vedrete che, per ora i tram ritorneranno anche indietro per prendere un passeggero!”. Risate generali, applausi dal buon pubblico delle tribune e…passaggio all’ordine del giorno.
Piero Angiolini 19-04-1952