Ponte Morandi, secondo anniversario della tragedia: ma chi paga per quei morti?

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di Graziella Zaccone Languzzi

 

Il tre agosto ho assistito alla inaugurazione del nuovo ponte sul Polcevera “San Giorgio- Genova”, ho apprezzato il discorso del Sindaco di Genova Marco Bucci e del Presidente della Regione Giovanni Toti, e lo spettacolo delle Frecce Tricolori. Emozionanti le sirene delle imbarcazioni nel porto e il suono delle campane.

Il discorso del Presidente del Consiglio Conte invece non mi è piaciuto per niente, un discorso senza emozioni, da consumato politicante. Ho condiviso l’azione del Comitato Parenti delle Vittime di prendere le distanze e stare alla larga da tale “teatrino” dichiarando a giusta ragione che “l’unica festa sarà quando avremo i colpevoli”.

LE COLPE. Al momento tutto tace e tutti liberi, Autostrade con i Benetton e il Ministero Infrastrutture. I colpevoli? Basta leggere ed ascoltare l’ex Ministro ed ex Magistrato Antonio Di Pietro per avere il quadro preciso sulle responsabilità, e in aggiunta alla Magistratura basterebbe prendere spunti dal libro denuncia del giornalista genovese Franco Manzitti “Cronaca di un crollo annunciato” (Edizione PIEMME), una cronaca molto documentata che parte dalla nascita del ponte Morandi con tutti i dubbi del suo progettista, prosegue con le denunce di un senatore genovese, Maurizio Rossi, tra il 2015 e il 2016, che fece diverse interrogazioni al Governo Renzi e al Ministro Infrastrutture Graziano Delrio per denunciare il cedimento dei giunti sul Ponte Morandi e la sua pericolosità, ma non fu ascoltato.

La notizia: “Il senatore disse: I giunti cedono. Delrio non rispose”.

Nel libro ci sono anche i veti sulla Bretella e sulla Gronda, i responsabili di quei veti sono un partito e un movimento che oggi hanno il coraggio di raccontare altro. Da “Il Sole 24 ore” del 14 agosto 2018: “Effetto Nimby – Gronda di Genova, storia di un’opera contestata (soprattutto dai Cinque Stelle)”.

Particolari utili per capire si trovano in un articolo che feci lo scorso anno per il primo anniversario basandomi sulle fonti del libro: “Un anno fa il disastro del Ponte Morandi: un crollo annunciato. Ma chi paga?”

Chi sono i responsabili al momento impuniti? L’ex ministro Antonio Di Pietro per il crollo del ponte in modo molto preciso ha spiegato che ci sono tre livelli di responsabilità: responsabilità civili, politiche, istituzionali. Di Pietro accusa il Mit (Ministero Infrastrutture e Trasporti) che avrebbe dovuto controllare. Il Ministero aveva il compito di vigilare, lo Stato – proprietario non avrebbe dovuto chiamarsi fuori dalla responsabilità dei controlli, delegando in tutto e per tutto la gestione di un viadotto come il Morandi a un soggetto privato, società di un gruppo quotato in Borsa. Di Pietro specifica che sul piano penale sicuramente una serie di persone dovranno rispondere del proprio lavoro perché non hanno controllato bene né eseguito bene la manutenzione. Sul piano della responsabilità penale dovranno pure rispondere di omissione di atti di ufficio anche coloro che, nell’ambito della Pubblica Amministrazione e in particolar modo del Ministero competente, avrebbero dovuto eseguire i controlli e gli accertamenti previsti e soprattutto le messe in mora e le contestazioni che non sono invece state fatte.

Questi nomi e cognomi, perché la responsabilità penale è sempre personale, si spera che usciranno dall’esito dell’inchiesta che sta conducendo la procura di Genova.

Poi c’è una responsabilità civile, prevista dalla convenzione, che spetta al Concessionario, quindi ad ASPI, e questo per un motivo molto semplice: se hanno dichiarato di aver fatto i regolari controlli e andava tutto bene e poi il ponte crolla vuol dire che il controllo non è stato fatto bene. Poi c’è anche, nell’ambito della responsabilità penale, una responsabilità civile dell’organo che avrebbe dovuto controllare la gestione del concessionario, quindi del Ministero dei Trasporti. A quel punto, contrariamente a quanto ha dichiarato l’ex Ministro Toninelli, che voleva costituirsi parte civile a processo, potrebbe essere che il Ministero o chi per esso finirà per essere dichiarato responsabile civile, e dunque anzichè incassare finirà per dover risarcire il danno.

Infine, esiste una responsabilità politica, perché se è vero che è stata data ai privati la gestione di questa rete autostradale, è anche vero che negli anni la struttura di vigilanza preposta avrebbe dovuto avere i mezzi, i soldi e il personale per poter ottemperare agli obblighi di controllo, ma evidentemente finora questo punto non è mai stato considerato centrale dalla politica.

Quanto sopra lo denuncia Antonio Di Pietro in questi articoli: “Ponte Morandi, l’ex ministro Di Pietro: ci sono tre livelli di responsabilità”. e: “Indagine sul crollo del ponte Morandi. Di Pietro consegna alla Procura di Genova i nomi di chi non avrebbe vigilato sulla sicurezza del viadotto. Per l’ex ministro esistono responsabilità politiche”.

Al contempo vi è una scia di responsabilità enormi. Il crollo del ponte Morandi avvenne per negligenza, e anche per ripicche e contrapposizioni politiche: “Genova, ecco chi bloccò la bretella che avrebbe sostituito il ponte crollato” e: “Quando il M5S parlava della “favoletta del ponte che sta per crollare” per bloccare la variante”.

Materiale per la Magistratura ce ne sarebbe eccome, per dare finalmente conforto ai famigliari delle vittime e a tutte quelle famiglie che hanno subìto la perdita di casa e lavoro. Senza contare gli enormi disagi ai genovesi e a noi italiani, perché quella infrastruttura era anche nostra.