Economia, il ‘peggior trimestre’ per l’industria. Ma ad Alessandria non mancano alcuni timidi segnali positivi, mentre in azienda “il lavoro andrà riorganizzato per rendere di più” [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

 

«Veniamo dal peggiore trimestre degli ultimi 70 anni nell’Eurozona e le aspettative degli imprenditori sono tutte negative». Finora non c’è stata una indagine previsionale di Confindustria che non abbia registrato bilanci “in rosso” dopo i mesi della pandemia, del lockdown e del crollo dei mercati internazionali, insieme a prospettive con altrettanti segni ‘meno’ per i prossimi mesi. Ma come è avvenuto con la recente rilevazione di Confindustria Novara Vercelli Valsesia che ha evidenziato un andamento diversificato nei territori, anche l’associazione alessandrina guidata da Maurizio Miglietta traccia un quadro a tinte fosche, ma al cui interno non mancano timidi segnali incoraggianti. La lettura analitica dei dati dell’indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Alessandria (hanno collaborato centosette aziende tra le manifatturiere e dei servizi alla produzione) che rileva le previsioni di attività delle imprese associate per il trimestre luglio-settembre, evidenzia «una ripresa in alcuni settori, come i servizi alle imprese, che pur restando ancora negativi appaiono decisamente migliorativi rispetto al trimestre precedente».

Miglietta si spinge oltre. «Ci saranno ancora vittime fra le aziende, ma chi non ha i piedi di argilla può farcela ad attendere ancora un po’. Certo – afferma – non tutte sono in queste condizioni e i rischi sociali esistono». Non appena arriverà il rimbalzo dei mercati, le imprese dovranno essere pronte a reagire. «Gli scenari economici mondiali sono drasticamente critici, tuttavia si impone una riflessione. Per il nostro settore industriale alessandrino dobbiamo considerare che si tratta di un comparto composto di aziende, in molti casi, fortemente votate all’innovazione e all’esportazione, quindi – sottolinea il presidente di Confindustria Alessandria – con le caratteristiche giuste, unite a un capitale umano di ottimo livello, per tornare a competere sui mercati». Però, aggiunge subito dopo, bisogna «tornare a lavorare come si faceva prima, con una maggiore resa». Cosa vuole dire? «Che in questo periodo, per questioni oggettive, sono aumentati i tempi della prestazione lavorativa, con una ricaduta sui costi della manodopera che adesso sono più alti rispetti a due anni fa. Bisogna invece tornare a essere più competitivi, essere pronti a correre quando ci sarà la ripresa». Più resa in produzione vuole dire rivedere l’organizzazione stessa della produzione. Quindi, “lavorare di più e meglio”? «Sarà necessaria una organizzazione diversa per un mercato che è cambiato. Mi spiego. In Germania un dipendente lavora otto ore piene e quando ha finito, un minuto dopo va a casa. Da noi la media oscilla fra le sei ore e mezza e le sette ore di lavoro. E questo incide sul costo finale del prodotto».

Rispetto all’indagine, Miglietta commenta così i risultati: «La redditività è a picco, gli investimenti sono depressi come da un quinquennio almeno non si rilevava, ugualmente per lo scarso utilizzo degli impianti, mentre torna a livelli da molto tempo non più visti anche il ritardo dei pagamenti. Gli andamenti previsti sono sostanzialmente in linea con quelli della precedente rilevazione, e l’export registra un dato negativo, ma stabile».

Giuseppe Monighini, responsabile dell’Ufficio Studi di Confindustria Alessandria, nell’illustrare l’indagine, parla di «un andamento negativo in tutti i settori, tranne che per l’alimentare che è quello in cui la domanda non è mai venuta meno, con consumi rimodulati». Tradizionalmente questa è la rilevazione che comprende il mese di agosto, quello delle vacanze. Ma quest’anno è probabile che le cose vadano diversamente nelle aziende che stanno recuperando un po’ di portafoglio ordini.

I principali indici che registrano lo sbilancio tra ottimisti e pessimisti, presentano andamenti nel complesso in linea rispetto al precedente trimestre («Molto peggiori rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso») per la previsione dell’occupazione a –15 (era –10 nell’ultimo trimestre), per quella della produzione a –31 (era –28), per gli ordini totali a –31 (era –29). Gli ordini export sono stabili a –26, ed il 50 per cento degli imprenditori del campione li prevede invariati. Fortemente in calo è invece la previsione della redditività a –40 (era –29). Impennata anche della previsione di ricorso alla cassa integrazione formulata dal 48 per cento degli imprenditori intervistati (era il 18 lo scorso trimestre) anche se sono sempre in maggioranza (il 73 per cento) quelli che prevedono invariata l’occupazione. La propensione a investire scende al 59 per cento degli intervistati (era il 68) ed è in calo, al 64 per cento, il grado di utilizzo degli impianti (era il 72). Il ritardo negli incassi è segnalato dal 60 per cento degli imprenditori (era il 38). L’indicatore di chi ha lavoro per più di un mese si riduce ed è al 60 per cento (era 73).

I settori produttivi evidenziano previsioni difformi, in particolare andamenti tutti negativi per il metalmeccanico e la gomma-plastica, meglio per la chimica per occupazione ed export, e per l’alimentare con indici stabili per occupazione, e positivi per produzione e ordini totali, ma non per l’export. Per il settore dei servizi alle imprese i dati sono negativi, ma «nel complesso non in peggioramento rispetto al precedente trimestre: la previsione dell’occupazione a –9, il livello di attività a –4, i nuovi ordini a –8, e la redditività a –11». Nel raffronto dell’indagine di Alessandria con le previsioni a livello regionale piemontese si registrano indicatori molto simili.