Logistica, adesso alla Fondazione Slala guarda anche Novara. Ad Alessandria più certezze per lo scalo, ma una certa politica va in confusione…[Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Logistica, adesso è Novara a guardare ad Alessandria. Cesare Rossini, presidente della Fondazione Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia) lo annuncia durante l’incontro promosso dalla Commissione consiliare Sviluppo del territorio (il presidente è Mauro Bovone) del Comune di Alessandria e richiesta dal consigliere Giorgio Abonante. «C’è l’assoluta necessità di ragionare in termini di ‘Basso Piemonte’, non più solo di Alessandria oppure Asti. E se l’intero Piemonte fosse tutto unito sarebbe meglio. Le cose comunque stanno cambiando, come testimonia l’ingresso nella Fondazione della Regione Piemonte e le recenti domande di adesione che sono arrivate dalla Provincia di Novara e dal Comune di Trecate».

A Novara è presente il centro Centro intermodale merci (Cim) che dallo scorso è controllato dalla società svizzera Hupac. Attualmente, la gestione del terminal, e delle relative attività di handling, è affidata a Eurogateway Srl, società collegata a Cim Spa, la quale gestisce anche il terminal intermodale di Novara Boschetto. «Si sta rafforzando sempre più la sua posizione di primario livello nel panorama degli interporti italiani soprattutto per quanto riguarda l’attività intermodale che, con riferimento ai traffici verso il nord Europa (in particolare Belgio e Olanda) con circa 250 treni a settimana, si posiziona come secondo terminal intermodale a livello nazionale. Sono insediate oltre 40 aziende che danno lavoro a più di 750 persone, tra diretti e indiretti, e offre circa 76.000 metri quadrati di magazzini per la logistica» rileva l’Osservatorio territoriale infrastrutture Nordovest (Assolombarda, Unione Industriale di Torino e Confindustria Genova, attraverso Oti Nordovest «si propongono di effettuare il monitoraggio delle opere infrastrutturali necessarie al rafforzamento del sistema dei trasporti del Nordovest»). A Trecate invece sono in corso i lavori di completamento del polo logistico (duecentomila metri quadrati) che si sono fermati durante il periodo di lockdown.

Rossini prima di rispondere alle domande dei consiglieri, ha riassunto la storia di Slala da quando ha assunto le redini di una fondazione che era a un passo dalla liquidazione. «Oggi i soci pubblici, fra Piemonte e Liguria, sono 24, sei le associazioni di categoria, due le fondazioni bancarie (Alessandria e Asti, ndr) e altre due (che non rivela per il momento, ndr) che hanno manifestato interesse, infine sul fronte dei privati sono sei le realtà approvate dalla Prefettura, sotto il cui controllo ricade Slala, oggi fondazione di partecipazione». Slala svolge un’attività di coordinamento tra enti territoriali ed economici e l’organizzazione interna è stata disegnata sulla base della competenza. «Abbiamo creato – ha spiegato Rossini – una Commissione che si occupa della logistica delle merci (il presidente è Francesco Mariani, già segretario generale di Assoporti), la Commissione Mobilità per la logistica delle persone (presidente Alessandro Traverso), la Commissione Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento (già alternanza scuola-lavoro) guidata da Massimo Picollo (imprenditore astigiano), infine il Comitato promotore per il 170° anniversario dell’inaugurazione della linea ferroviaria Torino-Genova (il presidente è Roberto Livraghi) voluta per cogliere l’opportunità dare inizio a un’azione di grande significato storico, sociale, culturale».

La relazione di Rossini ha quindi toccato i due temi caldi dello scalo ferroviario e dei buffer al servizio del sistema portuale ligure. «Noi – ha prima precisato – siamo al servizio degli enti che fanno parte di Slala. Non abbiamo capacità decisionale. Il nostro statuto prevede che possiamo promuovere e coordinare le iniziative intraprese da altri soggetti, pubblici e privati, con riferimento all’attuazione e all’esercizio degli insediamenti logistici. In questa prospettiva è cresciuta la collaborazione con Uirnet (soggetto attuatore unico per la realizzazione del sistema di gestione della logistica nazionale, la società è impegnata nella realizzazione della Piattaforma logistica nazionale) che sta progettando lo sviluppo di aree infrastrutturate per rispondere alla necessità di crescita delle attività portuali. In questo ambito noi assicuriamo la massima attenzione all’ambiente, ben sapendo che si parla di infrastrutture. La progettualità presentata da Uirnet è basata sulla sostenibilità ambientale e non a caso siamo entrati nel Green Building Council Italia che si interfaccia con la Commissione europea. Ci siamo inseriti grazie alla progettazione green per le piattaforme dei buffer. Nelle prossime settimane è prevista una riunione definitiva dalla quale uscirà un bando affinché i Comuni che rientrano nell’area logistica semplificata possano partecipare, solo loro, indicando le zone dove sarà possibile l’espansione logistica. Il ministero, tramite l’autorità portuale, deciderà come procedere per realizzare le banchine a secco. Una di queste deve avere un collegamento ferroviario e non potranno essere di una superficie inferiore a 200.000 metri quadrati. Non è previsto alcun coinvolgimento di privati, tutto sarà di proprietà pubblica».

Rispetto allo scalo ferroviario, il progetto che verrà messo a punto consentirà alla infrastruttura di ricevere treni da 300 metri e allestire quelli da 750 metri che verranno immessi nella rete verso mete italiane e internazionali. Lo scalo di Novi San Bovo non è dimenticato, né lui né altri. Se arrivano due milioni di contenitori sul territorio, c’è lavoro per tutti. Alessandria sarà comunque il cuore dello smistamento. Ma niente capannoni o altro. Mercitalia ha deciso di non investire sullo scalo alessandrino, cosa che invece ha fatto Rfi che interverrà sull’area di 41 binari e della sella di lancio. Per il progetto (per il quale sono disponibili due milioni di euro) saranno necessari diciotto mesi e poi la società del gruppo Fs procederà». Investirà fondi propri e la stima è di un intervento che varrà alcune decine di milioni di euro per adeguare tecnologicamente linee e strutture. Verranno anche montate diverse gru per preparare i convogli, mentre i rapporti con gli operatori saranno tenuti da Rfi.

Abonante ha quindi chiesto di calendarizzare altri incontri con le Commissioni di Slala e anche di avviare «una interlocuzione con l’Università del Piemonte Orientale per verificare la fattibilità di un corso di logistica». Su questo punto Rossini ha confermato di essere impegnato a creare un sistema di relazioni, ma finora «c’è ancora un po’ di freddezza».

Questa è la fase storica in cui bisogna scommettere, ha aggiunto il presidente di Slala. «Abbiamo la possibilità di valorizzare il territorio del Basso Piemonte. Dobbiamo ragionare in questo senso. Campanilismo e scelte fatte in altri momenti storici non devono condizionare il buon senso e le decisioni su uno sviluppo che porterà crescita al nostro territorio. Il mio sogno è una stazione ad alta velocità. Ma non è un sogno fine a se stesso perché c’è un nodo ferroviario su cui potrebbe essere realizzata una seconda stazione di Genova, non una stazione intermedia perché non è possibile su una linea ad alta velocità. Può però esistere una seconda stazione di Genova. Se parte la retroportualità può avere una logica e un senso. E sarebbe una valorizzazione totale del territorio. La Commissione mobilità della persona sta studiando questo progetto».

A questo punto il consigliere Enrico Mazzoni pone alcune domande, con l’ultima che riporta l’orologio indietro di oltre quindici anni. Perché non pensare al modello distripark (quesito che indirizza in modo esplicito all’amministrazione comunale)? Per Mazzoni «il valore aggiunto c’è solo se le merci sono lavorate ed è compito dell’amministrazione lavorare per questo obiettivo».

Pronta la replica di Rossini: «Il progetto del distripark era condivisibile quando è stato elaborato. Oggi c’è questo. Se la politica non lo condivide, agisca di conseguenza. Anche a giudizio di Spediporto comunque quello che si sta mettendo a punto è il progetto ottimale per svuotare le banchine».

Controreplica di Mazzoni: «Fare treni da 750 metri non significa sviluppo del lavoro. Se questo è quello che c’è, è poco, prendiamo comunque quel poco. Ma non è sviluppo».

Per un distripark sul modello di quello citato da Mazzoni, che altro non era che quello mai realizzato dall’amministrazione di Mara Scagni (centrosinistra) che ha guidato il Comune dal 2002 al 2007, sono necessari anche dei collegamenti stradali. Che facevano parte di un altro progetto che non ha mai visto anch’esso la luce, nato sempre sotto l’egida di chi oggi rilancia la stessa idea come se fosse nuova e che invece appartiene alla storia delle innumerevoli incompiute alessandrine. Senza contare la qualità di una politica che invoca soluzioni che ben poco hanno a che fare con l’economia, le merci, i flussi di traffico internazionali e il mondo reale.