Quindici anni [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso

 

Quindici anni.

Che bella età quella dei quindici anni.

Erano le cose semplici che facevano la felicità dei nostri quindici anni.

Il primo anno del liceo, il tuo compagno di banco che chissà perché avevi l’impressione che si lavasse solo l’ultima domenica del mese (e chissà quale mese), quella ragazza di terza che non ti filava nemmeno di striscio, i baffetti mollicci che si presentavano sotto il naso per bilanciare il brufolone sul centro della fronte, il motorino agognato che tanto papà e mamma non ti compreranno mai perché è pericoloso semmai a diciotto subito la macchina, allora chiedevi tremila lire per comprare il nuovo LP del tuo idolo correvi al negozio e poi di nuovo a casa per consumarlo sul piatto dello stereo, la domenica era realmente domenica negozi chiusi solo qualche gelateria e i numerosi cinema che entravi quando volevi e non sapevi quando saresti uscito.

A Terni, pochi giorni fa, due ragazzi di quell’età si sono ammazzati, consapevolmente hanno fatto uso di un mix di droghe che – inconsapevoli – si è dimostrato letale.

Queste dosi sono state vendute loro da un quarantunenne pregiudicato, noto dunque alle forze dell’ordine.

Ancora più recente un’altra preoccupante notizia.

Una donna si è rivolta alla polizia perché il figlio quindicenne aveva sullo smartphone immagini e filmati inappropriati che hanno destato in lei sospetti.

A seguito di una serie di indagini le forze dell’ordine hanno smascherato una vera e propria rete di pedopornografia che aveva come protagonisti ragazzini di tutta Italia di età compresa tra i tredici e i diciassette anni.

I ragazzi si scambiavano files hard con attori appena più piccoli di loro e altri documenti raccapriccianti con suicidi e decapitazioni.

Sono passati pochi anni dai miei quindici anni.

I tossici c’erano già allora ma i più si consumavano lentamente di eroina.

Li riconoscevi per la strada, vagavano come zombie perdendo tempo, denti e pezzi di carne.

Ogni tanto morivano, tra i venti e i trent’anni.

Era una morte preannunciata e spesso era salutata dalla famiglia stessa come una liberazione.

E riguardo al sesso?

La nostra più avventata trasgressione era convincere quello della compagnia dalle sembianze più anziane a recarsi all’edicola dei giornali per acquistare, dopo equa colletta, una di quelle riviste.

Riviste che ripensandole oggi col pensiero di allora non avrebbero provocato un’erezione neanche al più assatanato dei maniaci sessuali, con tutte quelle donne più grandi di nostra madre viste da molteplici angolazioni.

Ciò che ci eccitava era di aver infranto una regola.

Così guadagnavamo un nuovo pezzettino della nostra stima.

Ritratto quanto detto sopra.

Quarant’anni sono pochi se pensiamo all’eternità ma sono un’eternità se pensiamo alla distanza con i quindicenni di oggi.