Quando l’Imbarcadero aprì nuovi orizzonti agli alessandrini del 1850 [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

Come ho già avuto modo di spiegare, gli alessandrini del 1853 definivano “Imbarcadero” la stazione ferroviaria di Alessandria, probabilmente per via del fatto che per i viaggiatori dell’epoca quel viaggio, sia pur breve inizialmente, era visto come una vera e propria avventura e la conseguente operazione di imbarco (da quì Imbarcadero) apriva nuovi orizzonti ad un mondo altrimenti chiuso fra bastioni e mura fortificate.
Dobbiamo considerare che fino ad allora il mezzo di trasporto più usato per gli spostamenti era il cavallo di S. Francesco, ossia a piedi o sulla diligenza. La carrozza a cavalli più o meno confortevole era consentita solo se il viaggiatore aveva mezzi sufficenti altrimenti si doveva ricorrere al cavallo (quello vero), che trainava un carretto su cui trovavano posto viaggiatori e masserizie.
Ovvio che l’arrivo del treno fu una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda il trasporto di merci e viaggiatori per cui anche il commercio ottenne notevoli benefici il che si tradusse in una migliore condizione economica per tutti. L’impatto maggiore fu la realizzazione della stazione ferroviaria e le foto allegate dimostrano concretamente quanto importante fu per la nostra città la prima stazione ferroviaria.
La costruzione della prima vecchia Stazione Ferroviaria nella nostra città ebbe inizio nel 1850 ed i lavori furono ultimati quattro anni dopo; infatti il 20 febbraio 1854, avvenne l’inaugurazione ufficiale alla presenza del Re Vittorio Emanuele II e della famiglia reale. Alle 10,30, accolti dalle principali autorità civili e militari, i reali facevano il loro ingresso trionfale nella stazione.
La linea Torino-Genova – si legge su “Alessandria dal 1900 al 1940” edito da Domenico Picchio – progettata a doppio binario, venne realizzata in momenti diversi: nel 1848 il trattoTorino – Moncalieri, nel ’49 il tratto fino ad Asti, nel ’50 quello fino a Novi; infine, l’ultimo, da Novi a Genova, venne inaugurato il 18 dicembre 1853.
Da Milano a Genova il treno impiegava circa due ore e mezza, circa tre ore per raggiungere Torino, mentre con la diligenza per giungere a Torino occorrevano da dodici a sedici ore. A quei tempi le tariffe ferroviarie erano di 10 cent. al Km. in prima classe e rispettivamente di 7 e 4 in II e III.
Infine una curiosità; i collegamenti con le altre località erano a quei tempi assicurati da servizi di diligenze, chiamate velocifere, quelle per Voghera, Piacenza e Acqui e corriere celerifere quelle per Valenza, Mortare, Vigevano e Milano.
Le foto a corredo sono di Domenico Picchio che ringraziamo.
Cavalcavia del Cristo ancora senza nessuna protezione e sullo sfondo la rete ferroviaria (1910)
Prima stazione ferroviaria (1930)
L’edificio della nuova stazione ferroviaria (1943).
Una delle prime locomotive elettriche, sulla destra della foto un’altra a vapore (1927)
Il “buffet” interno della prima stazione ferroviaria (anni 1925/30)
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Strade e contrade – La stazione ferroviaria.
A proposito del nostro “imbarcadero” (Stazione ferroviaria) diremo che un primo treno non “ufficiale” ha percorso la prima linea Torino – Alessandria – Novi il 6 dicembre 1853; come viaggiatori di eccezione, aveva i seguenti illustri personaggi: Cavour, Lamarmora, Dabormida e Paleocapa! Si vuole che in quella occasione Cavour abbia viaggiato sempre a fianco del macchinista. Il tragitto di inaugurazione “ufficiale” sino aNovi avvenne il 20 febbraio 1851 e questa volta passeggero d’eccezione fu proprio re Vittorio Emanuele II.
Già abbiamo detto della opposizione dei casalesi al tracciato definitivo della linea stessa, che non favoriva Casale; vogliamo ora aggiungere che contrario al progetto studiato ed effettuato, si manifestò anche il giornale torinese “L’Opinione”, un foglio allora di opposizione che apparteneva ad un Parlamentare alessandrino; era precisamente il giornale di Urbano Rattazzi! Altro particolare che merita rilievo durante il primo viaggio inaugurale, e questa volta dell’intera linea Torino – Alessandria – Genova, fu l’emozionante arresto del convoglio, per un guasto della locomotiva, proprio sotto la famosa Galleria dei Giovi!
Per quanto riguarda la nostra Alessandria e la posizione, considerata fuori mano, della stazione ferroviaria, il cosidetto “Imbarcadero”, in una memoria del tempo si può leggere che subito dopo il ponte Tanaro, le rotaie correvano proprio al di sotto dei bastioni, per allontanarsi soltanto dopo il Dongione. Da notare che ancora mancava in quel tempo il “cavalcavia” e pertanto si lamentava che proprio appena fuori della stazione (molto prima del “Dongione” suddetto) la linea ferroviaria dovesse attraversare un passaggio a livello sulla strada che allora veniva dal Cristo, strada che entrava in città a fianco del Canale Carlo Alberto, proprio dopo il passaggio a lvello suddetto. La chiusura delle sbarre veniva allora accompagnata dal suono di tromba e cornetta!
Come già prima d’ora abbiamo ricordato, il passaggio suddetto era precisamente situato dove oggi vediamo l’alto palazzo della ferrovia stessa, preso i Bagni municipali. All’interno della stazione, per la copertura dei binari e relativi marciapiedi, venne costruita una enorme ed alta tettoia ad arco, considerata allora e dopo opera caratteristica ed importante. Gli ideatori avevano giustamente valutato l’importanza in futuro di questo “nodo ferroviario” che raggiunta poi l’Unità d’Italia divenne noto in tutto il Regno. Molti sono ancora gli alessandrini che possono ancora ricordare nei suoi particolari la nostra prima stazione ferroviaria di cento e più anni fa che all’esterno già prsentava come oggi un vasto piazzale appunto detto della Stazione, aperto sul nostro pubblico giardino (di cui diremo), che progressivamente ingrandito e migliorato è diventato oggi una importante e bella zona verde della città.
Oggi si dice piazza della Stazione e forse potrebbe meritare ancora il vecchio titolo di piazza dell’Imbarcadero, tanto caro ai nostri nonni. Il vecchio fabbricato consisteva di un corpo centrale e di due ali aperte, ma non scoperte, e ciascuna parte aveva compiti distinti e speciali. Veramente notevole la parte di centro, che presentava una bellissima e caratteristica saletta rossa con ingresso proprio tanto sull’interno come sulla piazza proprio di fronte ai giardini. Le dua ali coperte ma aperte verso piazza, avevano servizi diversi e indipendenti e costituivano i due lati ben distinti delle partenze e degli arrivi. Così appunto, a grossi caratteri, stava scritto da una parte e dall’altra.
Piero Angiolini