Club House Band [Il Superstite 483]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

Siccome ne ho accennato qualche settimana  fa nel pezzo dedicato a Roberto “Bobo” Vergagni, ho scoperto che pochi ne sanno dell’argomento e più d’uno mi richiede approfondimenti. Non esiste problema tranne il fatto che, pur essendo io per DNA un uomo ilare e tendente a sdrammatizzare le troppe grane che incombono mediamente sulla vita di chiunque (soprattutto a una certa età), devo anticipare che nel caso in questione sarà dura. Lo “reo rempo” ci inchiappetta tutti e non ci piace. In ogni caso non mi sottraggo.

Bisogna però risalire molto indietro, a quel disastro, locale e nazionale, che fu l’alluvione del 1994 che in Alessandria e dintorni colpì durissimo. L’Osterietta fu tra le zone maggiormente devastate e al proposito ricordo la stupefacente testimonianza di Nadia Olivieri, rilasciata in TV alla trasmissione Maurizio Costanzo Show, che dalle finestre del primo piano della Trattoria “Da Gina” vedeva “le mucche volare”, immagine terribile ed efficace dell’altezza raggiunta dall’acqua alluvionale.

Il Club House di Adriano (Brocanello) non si trovava molto distante e venne parimenti sommerso. Ci volle qualche giorno perché le acque defluissero, lasciando locali e abitazioni della zona in condizioni inimmaginabili. Con altri amici andammo a dare una mano per togliere il fango, un’impresa assolutamente titanica di cui quasi nulla ricordo perché l’inconscio tende a cancellare le esperienze negative. Va da sé che ci volle del tempo e da lì a un paio di mesi – l’alluvione datava 5 e 6 novembre – il locale fu pronto per la ripartenza.

Adriano volle solennizzare l’evento con la creazione beneaugurale della Club House Band di cui scelse personalmente i membri: lui stesso come voce solista al piano e alle tastiere, Bruno Rangone al basso e voce, Enrico Maria Ziliani alla batteria e alle chitarre Roberto “Bobo” Vergagni e il sottoscritto.

Facemmo qualche prova e tra febbraio e marzo del ’95 iniziammo a calcare il palco del Club House con buon successo. Si trattava di un gruppo di grintoso talento perché ognuno dei cinque componenti ne era mediamente provvisto. In uno dei due rarissimi scatti che commentano questo pezzo, potete contemplare da sinistra a destra Bruno e Adriano in identica prospettiva, Ziliani sullo sfondo e Bobo e io affiancati.

Poi, data anche l’età non verdissima in comune, andavamo tutti d’accordo perché i tempi delle inutili e mitiche polemiche tra musicisti erano trascorsi da un pezzo: non esistevano tesori da spartire e sul serio si suonava con il gusto di farlo, con il simbolico valore aggiunto della rinascita dopo la catastrofe. Facevamo un decente repertorio di cantautorato e re

vival italiano con qualche concessione con puntate internazionali tra Procol Harum, Elton John e Billy Joel. Insomma, un’esperienza positiva che sarebbe potuta durare quell’opportuno tempo fisiologico tale da fissarla nelle memorie. Invece, solo dopo un paio di mesi – se la memoria non si offusca perché 25 anni non sono bubbole -, Adriano decise di chiudere l’esperienza della band senza dare molte spiegazioni come peraltro era il suo stile, un po’ sanguigno, imprevedibile e, va rimarcato, sempre sincero e mai ipocrita. Non ricordo, giuro, se ci rimanemmo tanto male. Forse no, con Adriano la provvisorietà era sempre un po’ nell’aria, però di sicuro un po’ di amaro in bocca ci lasciava. Il meno stupefatto sembrava Bobo, colui che conosceva Adriano da più tempo.

Non ci sarebbe null’altro da aggiungere se non che la storia della Club House Band andrebbe inquadrata in quella più generale del locale, un “ristorante musicale” attivo negli anni ’80 dove si mangiava benissimo e i musicisti alessandrini calcavano a turno il palco al fianco di Adriano. Quest’ultimo, vero artista che aveva militato in parecchi gruppi dell’era beat e oltre, seppe costruire un luogo di ritrovo unico nel suo genere e forse in anticipo sui tempi, ma senza dubbio lo forgiò a propria immagine e somiglianza, mai cedendo a compromessi modaioli.

Se volete riascoltarlo in una rara versione di una canzone di Renato Zero da lui amatissima, I migliori anni della nostra vita, cliccate qui https://www.youtube.com/watch?v=6qffvkW2yJM.

Si aprirà un’inquadratura fissa su YouTube con lui sorridente al piano e subito sentirete partire la musica. A me si muove qualcosa dentro. L’abbiamo suonata assieme un sacco di volte. Ogni volta mi commuoveva. Adriano viveva la canzone, le parole, la splendida musica che è uno dei capolavori di Zero. Oggi Adriano non è più tra noi ed è un vero peccato. Anche Bruno Rangone, che fu bassista nei Black Stones, da tempo se ne è andato.  Mi piace immaginarli che fanno un piano bar indiavolato nella Terra di Colà.