Solvay non ci sta: “Ecco cosa dicono gli studi scientifici sul C6O4”

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Mentre le polemiche sulle nuove produzioni (e sullo stesso futuro) dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo si fanno sempre più incalzanti, l’azienda interviene con una nota sul CSO4.

Il C6O4 è registrato in conformità alla normativa REACH (il regolamento dell’Unione Europea concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione delle sostanze chimiche) e approvato dall’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

Come previsto dal Regolamento (CE) N. 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio (REACH), per la registrazione in conformità alla normativa, sono stati compiuti una trentina di studi scientifici sul C6O4 presso laboratori esterni indipendenti ed accreditati in Italia, Germania e Svizzera, i cui risultati sono pubblici e consultabili da circa 10 anni.

Tali studi sono stati condotti secondo i criteri della Buona Pratica di Laboratorio (BPL) e seguendo protocolli internazionali conformi alle linee guida OCSE e al REGOLAMENTO (CE) N. 440/2008. In particolar modo i criteri della Buona Pratica di Laboratorio richiedono l’applicazione di Procedure Operative Standard e richiedono l’implementazione di un Programma di Qualità per assicurare la qualità e l’integrità dei dati generati a garanzia dell’affidabilità e l’indipendenza del laboratorio.

Occorre ricordare che Il REACH è entrato in vigore il 1° giugno 2007, ed è stato adottato per migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi che possono derivare dalle sostanze chimiche. Esso promuove anche metodi alternativi per la valutazione dei pericoli che possono derivare dalle sostanze, allo scopo di ridurre il numero delle sperimentazioni condotte sugli animali. Il regolamento REACH attribuisce alle aziende il dovere di realizzare gli studi.

I circa trenta studi compiuti confermano che il C6O4 non è biodegradabile caratteristica in comune alle sostanze perfluorurate (cioè la molecola non viene degradata a cura di microorganismi), ma ha il vantaggio di non essere biopersistente (cioè non rimane all’interno degli organismi per lungo tempo come il PFOA) e non è bioaccumulabile (cioè, testato in acqua sui pesci, non tende a concentrarsi e accumularsi negli organismi).

Testato in acqua dolce, non mostra effetti tossici per gli organismi acquatici.

E’ da notare che la classificazione tossicologica del C6O4 è simile a quella di un’altra cinquantina di sostanze utilizzate per la produzione dei profumatori d’ambiente, fragranze e profumi come, ad esempio, l’estratto di lavanda o altri estratti di erbe officinali e migliore rispetto a quella della glicerina utilizzata in cosmesi.

Inoltre, i risultati degli studi, condotti secondo i criteri della Buona Pratica di Laboratorio (BPL) e seguendo protocolli internazionali conformi alle linee guida OCSE e al REGOLAMENTO (CE) N. 440/2008, indicano in maniera concorde che il C6O4 non è mutageno e neppure tossico per la riproduzione. In particolare, non vi è alcuna evidenza scientifica che il C6O4 possa presentare un rischio cancerogeno per l’uomo.

Gli studi eseguiti dai laboratori accreditati sono consultabili sul sito di ECHA.