I baracconi in piazza Savona [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

 

Cari lettori,

questa settimana viene proposta una cartolina presente sulla pubblicazione Quaderno Alessandrino (a cura di Tony FrisinaAstigrafica Editore2015), l’opera editoriale – ormai introvabile – nata per festeggiare gli ottanta anni della Pasticceria Gallina di Alessandria, Via Vochieri n° 46.

baracconi

A corredare la visione dei Baracconi di Piazza Savona (ora Piazza Garibaldi) un gustoso servizio giornalistico d’epoca.

Una leonessa a spasso per le vie di Alessandria
Una boccata d’aria libera e il dolce ritorno in gabbia – Il panico e la fuga della folla.

Alessandria, 12, mattino. In piazza Garibaldi per l’annuale ricorrenza della fiera di San Giorgio sono attendati molti padiglioni e baracche di pubblico divertimento che formano più o meno la delizia del mondo piccino e adulto.

Nel lato nord della piazza si è installato il circo equestre Germain, che, tra i vari numeri, presenta come speciale attrattiva un gruppo di bestie feroci.

Ieri mattina verso le 11,30 si è vista improvvisamente passeggiare per la piazza lenta e maestosa e un poco titubante sulla via da scegliere una bellissima leonessa, di due anni, fuggita, poco prima dal serraglio del predetto circo, in seguito all’improvviso allontanamento di alcune sbarre della gabbia. Il panico si diffuse immediatamente nella folla di cittadini che si aggiravano fra i baracconi. Fu uno sbandarsi disordinato e convulso da ogni parte; i negozi sotto i portici abbassarono precipitosamente le saracinesche.

È fuggita una leonessa! Si salvi chi può.

Fu un urlo generale. In un attimo la vasta piazza già così densa di folla, rimase deserta. Due giovani suore di carità, provenienti dall’ex pista, ignare di quanto era successo, l’attraversarono tranquille e passarono, probabilmente inavvertite a pochissimi metri dalla fiera.

L’allarme dato dai fuggitivi aveva intanto richiamato l’attenzione del domatore. Un aitante e robusto trentino, tale Augusto La Forest, che impressionato per le conseguenze che ne potevano derivare, rincorse prontamente la belva, la quale con passo fermo, superbo, si era intanto diretta lungo la strada di circonvallazione, oltre l’educatorio Borsalino.

In breve la raggiunse trafelato, l’avvicinò chiamandola, carezzandola dolcemente, invitandola a seguirlo nella gabbia, ma la leonessa, la fulva «Nucci» per quanto sensibile alla voce del padrone, preferì allungare il passo in libertà per godersi, una volta tanto, una boccata d’aria o il libero sole. Allora il domatore, riusciti vani i richiami, ritornò frettoloso al circo, si munì di una grossa corda, rincorse nuovamente la belva e, dopo non pochi sforzi, riuscì questa volta ad agguantarla. Essa non oppose alcuna resistenza e seguì quieta e mansueta il suo domatore.

La folla, che aveva sostato nei pressi assistendo a debita distanza all’emozionante cattura, appena la leonessa fu nuovamente in gabbia circondò il circo per ammirarla. Ma l’avventura inusitata e drammatica aveva sollevato oltre a molto spavento e serie preoccupazioni parecchi svenimenti. In complesso però nulla di grave.

Abbiamo avvicinato per un momento il domatore, mentre era intento ad ammansire dolcemente la leonessa, che pareva intendere i richiami del padrone:

– «Non comprendo – disse – come la bestia abbia potuto aprirsi un varco tra queste solide inferriate. Comunque, dato il carattere della mia «Nucci» non ho preoccupazioni eccessive per riprenderla, ma le sarebbe stato agevole fuggire anche quando le gettai il cappio al collo. Invece mi ha seguito dolcemente. Non so come sarebbe andata a finire la cosa se invece fosse fuggita quest’altra leonessa – una maestosa e imponente belva che se ne stava accovacciata in una gabbia attigua. – Certo la faccenda si sarebbe aggravata alquanto e forse sarebbe stato, per impedirle di nuocere, necessario ucciderla».

Stasera una folla enorme si è recata al circo ad assistere allo spettacolo.

[La Stampa, 13 aprile 1926]