Totani e toti [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

In questi mesi mi sono appassionato (tra le altre cose) alla malacologia.

Mi ha sempre affascinato conoscere la vita e le abitudini dei molluschi, soprattutto quelli dei nostri mari e del mar Ligure in particolare.

Mai però avrei pensato che esseri viventi così piccoli potessero nascondere segreti tanto grandi.

E dunque, per la mia inclinazione alla condivisione e con una piccola dose di presunzione, desidero fare partecipe il lettore.

Sono oltre 110.000 le specie note di molluschi; essi sono animali prevalentemente marini ma una buona parte non disdegna l’acqua dolce a tal punto che una piccola percentuale si è adattata a vivere in ambiente terrestre.

L’etimologia del termine mollusco deriva dal latino mollis in quanto questi esseri viventi non posseggono endoscheletro però si fanno forza di un corpo muscoloso e di un supporto rigido chiamato conchiglia.

Tra le sottospecie di mollusco figurano i totani e i toti.

I primi (nome scientifico todarodes sagittatus), presenti nell’Oceano Atlantico ma anche nel Mar Mediterraneo e nel Mare del Nord, posseggono dieci arti ricoperti da numerose ventose, possono raggiungere il metro di lunghezza e il peso di 12-15 kg.

Vivono su fondali sabbiosi e conoscono l’arte del mimetismo.

I secondi (nome scientifico todarodes mediasetus delphinis), presenti invece preferibilmente nel tratto del Mar Ligure che va da Viareggio a Genova e soltanto sporadicamente nel Ponente, frequentano con disinvoltura anche le rive del Po, la Pianura Padana e i territori ambrosiani in genere; in ogni caso prediligono ambienti ricchi, meglio ancora se incolti. Il poderoso corpo raggiunge i 182 cm di lunghezza con un peso che sfiora il quintale (anche se varia considerevolmente in base alle stagioni); a causa della stazza dunque, e a differenza dei totani, i toti non amano i fondi sabbiosi preferendo macadam e lastricato, questo per non impantanarsi. Gli arti sono soltanto quattro (due superiori e due inferiori) e vengono mossi lentamente ma con destrezza in tutte le direzioni, secondo il vento di terra o le correnti acquatiche.

La lunga stagione degli amori va da maggio a settembre.

Il rituale dell’accoppiamento suscita molto interesse dal punto di vista scientifico poiché pone quesiti ancora insoluti; rappresenta un vero e proprio cerimoniale: il toto rivolge il suo asse verso il sud magnetico ponendosi prono e allargando entrambe le coppie di arti, ciò ad accogliere specie simili o compatibili che vengono da nord. Gli studiosi del fenomeno si dividono in due correnti di pensiero: l’una propende verso l’ipotesi di un sacrificio che andrebbe a salvaguardare il resto del branco; l’altra ha ragione di ipotizzare un soddisfacimento personale secondo il principio del do ut des, inusuale per i molluschi di altre specie e più simile ad un modus vivendi di parte degli esseri umani.

In una delle prossime occasioni vi parlerò dei calamari, nella duplice versione: ripieni e fritti.