Scampoli di storia alessandrina – Piazza Reale ora Piazza Matteotti [ Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

 

Continua la storia della nostra Alessandria e anche questa volta, grazie anche agli appunti di Piero Angiolini, parleremo della sistemaziome dell’area prossima a porta Marengo e per un certo periodo di tempo nota come Piazza Reale (1). Infatti, dopo l’abbattimento della Cittadella Spagnola attorno al 1810 ad opera di Napoleone, quest’area si stendeva, come già detto, da corso Lamarmora a spalto Gamondio da una parte, e da Via Piave a Via Tortona dall’altra, inizia così la sistemazione dell’area così come oggi la vediamo.

Nascono i giardini di piazza Matteotti (per molti ancora Piazza Genova) e il primo abbozzo dei portici che oggi possiamo ammirare su due lati della piazza mentre il terzo lato si affaccia su via Montello. Il quarto lato invece, si affaccia su corso Lamarmora inglobando così l’arco che un tempo costituiva l’accesso alla Cittadella spagnola stessa.

Con l’abbattimento della Cittadella spagnola da parte di Napoleone, siamo nel 1800, tutta l’area rimasta libera, per lungo tempo fu occupata per esercitazioni militari ma anche, in tempi più recenti, per collocarvi la prima pista ciclistica in terra battuta oltre ad alcune edizioni della Fiera di San Giorgio. Quest’ultima attualmente ancora rivive, sia pure ridotta e dedicata alla floricoltura. Quest’anno però, causa Coronavirus, la sua 416ma edizione che avrebbe dovuto tenersi dal 23 al 26 aprile 2020, è stata rinviata, speriamo, al prossimo 2021.

Fu nei primi anni del ‘900 che sorsero in angolo con Corso Lamarmora, i primi scampoli di portici della nostra bella Piazza Genova nella foto ancora in fase di realizzazione. Portici che, ad operazione conclusa, terminano proprio di fronte all’odierno Liceo Classico Plana. Da citare, sempre in Spalto Gamondio al numero civico 33, la realizzazione di un condominio dove un tempo invece sorgeva il Mulino Fossati. Era una costruzione decisamente importante per l’epoca (vedi foto 2) e sfruttava l’energia idrica proveniente dal Canale Carlo Alberto.

A proposito del Canale Carlo Alberto, da notare (foto 3) il percorso dello stesso mentre transita (leggiamo sulla piantina della città di Alessandria che riporta la data del 1894) sotto i bastioni, quindi sotto i binari ferroviari, percorre Corso Teresio Borsalino e, all’altezza di Spalto Gamondio transita sotto i bastioni prima di uscire sulla strada che conduceva all’ingresso della fortificazione di Porta Marengo.

L’acqua del Canale Carlo Alberto, naturalmente, era fondamentale per alimentare i canali (noti all’epoca con il nome di Betale) e canaletti necessari per mantenere pulite le strade. In pratica erano dei canali di scolo situati al centro strada i quali sostituivano le fognature che all’epoca ancora non esistevano. Infatti le prime opere di risanamento della città furono messe in opera soltanto con la fondazione, in Alessandria, della fabbrica di cappelli Giuseppe Borsalino, fondata nel 1857…ma questa è un’altra storia…!

Molte furono le opere in favore della nostra città e la realizzazione delle fognature (foto 5) fu una di quelle, ma si dovette attendere i primi anni del nuovo secolo, il 1900, e la trasmissione della guida della Borsalino all’erede designato, ossia Teresio Borsalino (foto 4), per vederne i risultati effettivi. Fu propro grazie a Teresio Borsalino, il quale destinò una parte cospicua del suo patrimonio personale ad opere filantropiche, fra le quali il rifacimento del sistema fognario cittadino ma non solo quello!…altri tempi?… forse …però…mai dire mai…

1 – Piazza Reale dopo l’abbattimento della Cittadella Spagnola ad opera di Napoleone.

2 – Mulino Fossati.

3 – Piantina di Alessandria del 1894 nella quale si vede il percorso del Canale Carlo Alberto.

4 – Foto del Senatore Teresio Borsalino.

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Piazza Reale
La prima denominazione di Piazza Reale, nel 1816, e la sistemazione quasi contemporanea della piazza d’Armi di via Dante (in allora ritornata Strada della Fiera Vecchia) fecero cessare l’avversione del nostro popolo per la piazza d’Armi francese del 1803 e per le “Robinie” che la adornavano col viale interno. Già la distruzione del Duomo aveva sollevato malumore che accrebbe ancor più nel 1807 dopo il grave episodio, già raccontato, del giovanotto della famiglia Zani preso a fucilate da una sentinella per aver strappato un ramo fiorito di robinia, fiore del popolo detto “papagioia”. Triste storia, in quanto il giovanetto rimase sciancato e divenne poi noto col nomignolo di “Zani d’la sciuptà”.
L’avversione popolare si rivolse verso i francesi e contro i nostri giacobini che li sostenevano e strano a dirsi, furono odiate anche le robinie, considerate allora piante del malaugurio! L’astio contro i dominatori e contro coloro che li sostenevano, divenne così vivo e duraturo che, caduto Napoleone, i più scalmanati proposero di legare i fautori dei francesi alle robinie della piazza e di buciarli insieme! Fu allora che come si è detto, intervennero seppure con diversi intenti, il nostro Provana e il comandante austriaco Strumpsen: quest’ultimo, contro il parere del Provana che voleva subito libera la piazza, ottenne che quivi il Campo militare continuasse per due anni ancora. Trova inizio in seguito il nuovo Campo di via Dante e si può dire che cominciano da quel tempo i ricordi ormai divenuti già lontani a loro volta, di questa popolare parte della nostra Alessandria.
Per quelli di noi più anziani, forse il ricordo ha carattere militare, legato ancora alle esercitazioni militari; precisamente alla famosa scuola a piedi che, noiosa e interminabile, si teneva su quella piazza. “Attenti!…Avanti, march!…Uno, due…passo…passo…dietro front…alt…riposo!”. Per altri i ricordi si fermano anche alle Parate militari che si svolgevano sulla piazza stessa in occasione delle feste nazionali, le cosiddette “riviste” che richiamavano sempre folla in piazza d’Armi e lungo via Dante e che il nostro popolo diceva ancora alla francese “Defilé”. Tutta Alessandria accorreva allora in via Dante per godersi il movimentato spettacolo delle truppe del II Corpo d’Armata quì di stanza: allora le bande militari percorrevano via Dante alla testa delle truppe e la gente sempre applaudiva i nostri sodati, figli proprio del popolo stesso.
Altri ricordi, non militari, si accompagnano ancora alla nostra piazza d’Armi di via Dante, quivi, nel 1869, si dispose il primo anello in terra battuta per la prima corsa in bicicletta, campo seguito poi dalla “Pista” ai piedi del vecchio cavalcavia, pista che rimase nel titolo del rione che seguì in appresso. Ricordiamo che già nell’anno stesso il Comune dettava alcune regole sulla “mobilità” dei velocipedi, il cui uso si generalizzava proprio allora; e molti anziani avranno fatto le prime prove proprio in piazza d’Armi, allor quando si era diffuso un detto veramente popolare e significativo: “Scapa fanciòt!…”, detto che non necessita di spiegazioni. E la piazza d’Armi divenne altresì campo della “Forza e coraggio” per la prima gara di calcio, e anche vivaio di tanti giocatori in erba che proprio su quella piazza hanno esordito nel popolare gioco. E non dimentichiamo proprio sul lato dell’Arco di via Dante, le popolari gare di boccie al tempo di un nostro giocatore famoso anche fuori Alessandria “La Lola”.
Già prima della guerra, nel 1915, piazza d’Armi vecchia aveva finito i suoi giorni: su di un lato era sorta la prima casa di abitazione a portici, Cacciabue, e al centro del sarto Moralis; finita la Grande guerra a poco a poco smantellati i bastioni intorno alla città, la vasta piazza d’Armi vecchia si restrinse alla piazza attuale, Matteotti, già Genova; e poi Crispi e poi ancora Birago; per molti è ancora e sempre la piazza di via Dante. Ed ora ecco un ricordo patriottico relativo ad una vicenda che ebbe il suo triste epilogo proprio sulla nostra piazza d’Armi vecchia, nelle prme ore del mattino del 22 giugno 1833, esattamente centoventicinque anni fa: si tratta della fucilazione del Patriota e nostro concittadino Andrea Vochieri.
Quel giorno, lungo la Strada della Fiera un corteo di soldati in armi, accompagnava con tetro rullio di tamburi, Andrea Vochieri, di professione “gratapapè”, ossia scrivano; in effetto era un causidico. La fucilazione ebbe luogo sul lato di fondo all’incirca dietro l’attuale Palazzo del Liceo “Plana”. Come è noto Vochieri era accusato di essere mazziniano e “propagatore”, in Alessandria, della Giovane Italia. Avrebbe inoltre partecipato ad una congiura di sottufficiali le cui fila vennero scoperte in Genova. Si racconta, e forse è leggenda, che il famoso Governatore Galateri assistesse alla fucilazione di Vochieri seduto sulla piazza stessa su di unfusto di cannone. E’ invece verità che l’indomani, il luogo stesso dell’esecuzione, fu trovato coperto dipetali di rose porse da ignote mani pietose.
Piero Angiolini