The Nightcomers, coloro che vengono di notte…[Il Superstite 475]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

Visto che il Superstite è anche di tanto di tanto uno scrittore (quando secondo lui ne vale la pena), qualche volta ci può scappare qualche considerazione attorno alle proprie ispirazioni letterarie. Devo confessare di essere rimasto un po’ basito  dieci anni fa,  dopo avere constatato che pochissimi, tra coloro che avevano letto Blue Siren (secondo racconto lungo della raccolta Bad Visions, Mondadori, 2010), conoscevano il fondamentale Giro di vite di Henry James,  uno dei muri portanti della grande casa del gotico. Non si possono cogliere i molti rimandi sciolti nel testo se non si conosce il testo di James, o quanto meno se non si è mai visto lo stupendo film di Jack Clayton The innocents (1961), battezzato in Italia Suspense, l’idea peggiore che potesse capitare al “titolista”. Quindi se si è appassionati di horror e dintorni, bisognerebbe colmare la lacuna al più presto.

È invece più perdonabile non conoscere il testo di Michael Hastings The Nightcomers, parimenti citato in Blue Siren, da cui fu tratto anche in questo caso un film interpretato da Marlon Brando e intitolato in Italia Improvvisamente un uomo nella notte.

Era il ’70 quando il regista Michael Winner si vide arrivare sulla scrivania un copione firmato da Michael (pure lui) Hastings che si presentava come un sacrilego prologo al racconto di James, un’idea che al grande scrittore non sarebbe piaciuta, però apprezzabile come risultato di una personale interpretazione della storia originale. In pratica, Giro di vite inizia quando The Nightcomers finisce, con l’arrivo a Bly House della subentrante istitutrice Miss Giddens. attraverso gli occhi della quale l’intera storia sarà vista e raccontata. Come ben sanno coloro che hanno letto il racconto di James, Miss Giddens deve confrontarsi con un Male oscuro e Èsfuggente che sembra cingere d’assedio i due bambini che le sono stati affidati, i celeberrimi Miles e Flora, capostipiti e modelli di una lunga serie di “bambini dannati” che ancora oggi si vedono al cinema e si leggono nei contemporanei libri horror. Il fascino della storia di James vive di un’intrigante ambiguità, grazie alla quale sono possibili antitetiche interpretazioni. È l’istitutrice sessualmente repressa e gli spiriti degli esecrandi della precedente istitutrice Miss Jessell e del giardiniere Peter Quint sono solo fantasmi della sua mente disturbata? Se si accetta quest’interpretazione – e gli stessi commenti di James sembrerebbero supportarla – ecco che i bambini sono semplicemente alla mercé di una donna adulta perseguitata dalle sue stesse ossessioni. Il racconto però potrebbe anche essere una più convenzionale ghost story, tesi sposata da parecchi critici. In questo caso i fantasmi si muoverebbero in un contesto che suggerisce diverse possibilità. Era il rapporto dei bambini con miss Jessel e Quint reale e sessuale, oppure soltanto immaginato? Forse qualcosa d’ingannevole, una corrompente possessione giustificava i loro comportamenti alla stregua di un maleficio?

Nella sua sceneggiatura per The Nightcomers Hastings propendeva per una letterale riscrittura del “buco” narrativo a monte del racconto. Ovvero, Miss Jessel e il giardiniere intrattenevano una violenta, perversa relazione sessuale di cui si dilettavano i “guardoni” Flora e Miles, che li imitavano e li rappresentavano nei loro comportamenti, immatura versione di una perversa combutta di adulti. Essi iniziavano a discutere il significato dell’amore dai ritagli di parole che avevano racimolato da Miss Jessel e da Quint. Quando il rapporto tra gli adulti finiva durante un abboccamento organizzato dai bambini stessi, Miles e Flora non permettevano loro di lasciare Bly, mettendo in atto quanto la rozza filosofia di Quint loro aveva insegnato: a volte è possibile uccidere qualcuno per amore. Miss Jessel annegava dopo che Miles aveva bucato la barca a remi da lei usata per raggiungere Quint. E  quest’ultimo diventava vittima dell’abilità di Miles come arciere, uno sport che lil giardiniere stesso aveva insegnato al ragazzino.

«Ci sono nel libro», dichiarò Hastings all’epoca, «soltanto due o tre allusioni al fatto che Quint sia il vero responsabile del mutamento mentale dei bambini. Non esiste una reale indicazione di cosa Quint abbia fatto a Flora e Miles. Quando l’ho realizzato e ho compreso l’opera, il fatto veramente curioso mi è sembrato che James in realtà non capisse affatto il mondo infantile: la prima regola è che tutto quello che tu tenti di nascondere o di negare ai bambini diventerà esattamente tutto quello che loro ameranno fare. Ecco perché ho reputato del tutto possibile che Quint potesse averli influenzati in un modo qunato mai macabro, perché i bambini sono proprio perspicaci, furbi, molto di più di quel che pensiamo. Se tu li chiudi a chiave in una casa con dei servitori all’interno di una grande proprietà – un luogo chiuso – non ci saranno mai dei veri segreti. Mi rendo conto che scrivere un prologo a Giro di vite possa essere considerato un vergognoso esercizio di mania di grandezza, ma a volte la vergogna non fa bene all’arte.»

Così Hastings. Il film di Winner, per quel che ricordo, appariva in realtàdel tutto privo di un coinvolgente tocco gotico, ma l’idea del prologo era, e persiste a essere, splendida. In Blue Siren, anch’io senza vergogna, l’ho recuperata e ancor di più approfondita. E da allora la funerea Miss Jessell ama comparire sul prato dinanzi a casa mia per punirmi di tanta audacia. La cosa però non mi turba affatto, al punto tale che in dieci anni sono tornato almeno tre volte volte sul luogo dell’illustre delitto. Nei racconti Il silenzio di Peter Quint, Vanessa Dimitrova principessa di Valacchia e Tema natale per un orco immaginario. I primi due editi e il secondo in uscita a breve. Mi scuserete se anch’io come Hastings sono senza vergogna nel farmi un po’ di autopromozione. Alla mia età (a breve sono 70, pischelli…) la mia massima è quella di Rhett Butler, francamente me ne infischio.