Giù Borgoglio, nel 1728 e nel 1813 sorge in Alessandria il Nuovo Palazzo Municipale [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
Era il 1728 quando si decise di abbattere Borgoglio trasformando la vecchia città in quella che poi divenne uno delle più grandiose fortezze del XVIII secolo, ossia la Cittadella più fortificata costruita dai Savoia. L’unica fortezza europea tutt’ora inserita nel suo contesto ambientale originario, vale a dire nessuno schermo cotituito da case che chiudono la visuale dei bastioni, o una strada ad alta percorrenza a circondare i fossati.
Fu una operazione che però costrinse i residenti di Borgoglio a provvedersi una nuova sistemazione al di qua del Tanaro, fra le mura della confinante città di Alessandria. Fu così che le Casate nobiliari presenti in Borgoglio dovettero trovarsi uno spazio adeguato in città, mentre tutti gli edifici oltre canale venivano abbattuti.
Fu in quel frangente che si decise la costruzione dell’attuale Palazzo Municipale, era il 1770 ma soltanto nel 1813 la facciata assunse il primo “abbozzo” dell’attuale Municipio realizzando le prime quattro arcate prospicenti la futura piazza delle Libertà (foto 1 – disegno pubblicato nel 1976 su “Alessandria com’era” a cura di Antonio Corsini e Enrico Dericci).
Pertanto, se il disegno risultasse fedele e non abbiamo motivo per dubitare, appare evidente che l’orologio e la campanella soprastante furono inizialmente collocati sull’angolo con via Verdi e solo successivamente, con il completamento del palazzo, grazie (si fa per dire) soprattutto all’intervento di Napoleone che fece abbattere la cattedrale, anche gli altri due orologi trovarono la loro collocazione definitiva dove ora si trovano.
Infatti venendo a mancare le sale da gioco inizialmente situate nei piani inferiori del campanile della Cattedrale abbattuta, si pensò bene di trasferire il tutto (Teatro e sale da gioco) all’interno del Palazzo Municipale. Ne fa fede l’impronta TEATRO tutt’ora visibile (foto 2 e 3, anche se il tempo è quasi riuscito a cancellarla del tutto) sotto i portici del Municipio e miracolosamente sopravvissuta all’incendio che il 30 aprile 1944 distrusse completamente il Teatro lasciando però integro il foyer, attualmente utilizzato come sede dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico.
Così come oggi lo vediamo, il salone del foyer del Teatro venne ristrutturato nel 1825 e vi furono installate venti colonne di ordine corinzio alte fino al soffitto composto da cassettoni ornati a rilievo, al centro dei quali si evidenzia l’affresco “Il trionfo di Bacco e Arianna”, opera di Francesco Golin. Sempre del Golin sono gli affreschi che ornano il cornicione dell’intero perimetro della sala. Attualmente, gli spazi un tempo occupati dal Teatro, dopo i lavori di rispristino sono ora destinati ad uffici che occupano tutta l’area di via Verdi.
1- Disegno della piazza nei primi anni del 1800.
2- Foto dei portici del Municipio presumibilmente degli anni 1920. Chiaramente visibile sulla destra l’ingresso del Teatro e le vetrine della Sala Biliardo con annesso Bar.
2 bis – Foto odierna in cui appare quasi del tutto cancellata dal tempo la scritta TEATRO ancora ben visibile invece nella foto 2. Originariamente era l’ingresso del TEATRO, attualmente ridotto a vetrina del bar che ne occupa gran parte degli spazi interni.
3- Cartolina inizi ‘900 dell”ex piazza V. Emanuele. Ancora evidente nella foto il lato del palazzo che si affaccia su via Verdi, prima che gli spezzoni incendiari lo riducessero ad un cumulo di macerie nel 1944.
===============================
Strade e Contrade
Molte furono in quel tempo le Casate nobiliari che provvidero a nuovi edifici al di quà del Tanaro, mentre altre per non essere da meno, restaurarono convenientemente i loro vecchi Palazzi.
Anche il Civico Consiglio volle seguire tanto esempio e nel 1770 decise di dotare la Comunità di una nuva Sede, ancora sulla vecchia piazza della Cattedrale: una ricotruzione quindi che forse fra tutte fu la maggiore, sebbene avvenuta in tre diversi tempi.
Per la verità va detto che già nel 1569 si era pensato a qualcosa di simile: si ha infatti notizia di una Convenzione stipulata con un certo Giorgio Gallo che riguardava l’avanzamento e la costruzione della Comunità”. Non è dato però conoscere i dettagli relativi né le opere in quel tempo eseguite.
Nel 1770 il progetto fu affidato all’Arch. Andrea Caselli, e come spesso avviene per le opere pubbliche, le cose andarono per le lunghe ed il primo colpo di piccone per l’atterramento del vecchio “Pretorio ovverosia Pubblico Palazzo” venne dato soltanto il 27 maggio 1772.
Passano altri due anni e il 24 agosto 1774 l’incarico al Caselli si estende anche al nuovo Teatro Municipale (il vecchio Teatro, come vedremo, era ancora privato). La nuova costruzione doveva formare corpo unico con il Civico Palazzo, precisamente dietro al cotruendo Municipio lungo la via Verdi di oggi. La nuova Casa Comunale doveva presentare qualche inconveniente se più tardi, nel 1813, vennero approvate diverse modificazioni che a quanto pare interessavano essenzialmente la facciata: l’incarico questa volta fu affidato a due Architetti, Casati e Feroglio.
Occorre avvertire che la prima costruzione del 1770 era limitata ad una sola metà del Palazzo attuale e precisamente alla parte compresa tra via Verdi ed il gran Portale di centro; oltre il Portale stesso vi erano ancora talune vecchie case di proprietà Zani del Fra. Demolito intorno al 1804 il Campanile del Duomo vecchio, l’orologio a lunario venne collocato in alto su nuovo Municipio proprio all’angolo della via Verdi.
Evidentemente il Caselli non immaginava la possibilità della distruzione del Duomo, né la eventualità di una nuova grande Piazza. Il suo progetto era quindi vincolato alla preesistenza delle due piazze in allora, della Cattedrale e di S. Giuseppe divise appunto all’angolo di via Verdi dal costruendo nuovo Palazzo. Questa condizione d’obbligo può forse spiegare il mancato allineamento del Municipio attuale con le case dei Merlani (ora Capurro) da una parte e con la via Ferrara (la Crosa) dall’altra. Noi vediamo infatti che il Palazzo Municipale entra con tutto lo spazio dei suoi portici sulla Piazza, ostruendo irrimediabilmente la Crosa suddetta e la via Verdi
 
Piero Angiolini n.10 – 1956