La nave San Guglielmo [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

 

So che tanti lettori (o forse tutti?) della mia rubrica si chiederanno quale attinenza possa esserci tra una nave – la San Guglielmo – e la città di Alessandria.

“Nessuna”, forse penseranno, visto che la nostra Alessandria non ha il mare.

Io invece rispondo che c’è un legame intenso pari quasi quanto quello che lega il Terremoto del 1908 nelle terre calabro-sicule con questa città.

Il catastrofico evento è ampiamente descritto e documentato con cartoline d’epoca nel volume Il Terremoto di Reggio e Messina del 1908, pubblicato nel centenario dell’evento a mia cura.[1]

Io – alessandrino per nascita – non sarei qui a narrare di Alessandria e a fare ricerca sulla storia locale se nonna Franca non fosse uscita viva dalle macerie della sua casa crollata durante quel tragico evento, distante da noi oltre un secolo.

E non sarei qui a scrivere se mio nonno Pasquale, che poi aveva sposato proprio quella nonna, non fosse tornato in Calabria per far famiglia e continuare la vita insieme a lei e invece fosse rimasto in America, terra raggiunta il 24 Luglio 1913 con la nave San Guglielmo.

La nave San Guglielmo

La storia di tante navi è appassionante e straordinaria, entusiasmante e a volte tragica.

La vita sul mare spesso favorisce diverse coincidenze difficili da spiegare. Concomitanze tanto straordinarie quanto inverosimili. È una strana coincidenza, infatti, che il relitto della San Guglielmo sia a breve distanza dalla costa ligure, così vicina ai luoghi di villeggiatura e di abitazione degli eredi del nonno di cui sto parlando.
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Nel breve tempo delle vacanze trascorse presso i miei nonni in Calabria (fino al 1968) e durante gli anni in cui il nonno Pasquale, rimasto vedovo, aveva vissuto a casa mia (dal 1968 al 1975) non avevo mai sentito raccontare del suo viaggio in America e tantomeno della nave che lo aveva portato. Con più frequenza, invece, mi raccontava di alcuni momenti della sua vita a New York e mi narrava qualche aneddoto interessante o divertente.

Mai nulla del viaggio però…

A New York aveva imparato – oltre alla lingua – anche ad andare in bicicletta e lo dimostra una sua fotografia un po’ scurita dal tempo; aveva imparato a conoscere la vita moderna che la metropoli di allora già poteva offrire.

Certamente aveva imparato a condurre una vita completamente diversa da quella vissuta fino al giorno della partenza per quelle terre lontane; vita semplice e rustica che ha ripreso al suo ritorno in Italia.

Torniamo a raccontare della nave San Guglielmo.

Sicuramente i lettori si chiederanno come io faccia a conoscere tanti particolari sulla nave utilizzata da mio nonno per trasferirsi in America. E ora li accontento.

Il mare di internet è vastissimo e se ci si sa orientare può portare ad una terra promessa. Non occorrono sestanti e bussole e non occorre stare in quarantena quando poi si sbarca. Servono soltanto un po’ pazienta ed un briciolo di acume, oltre ad una buona dose di fortuna.

È bastato digitare sulla pagina del sito giusto Pasquale Violi, – nome e cognome del nonno – per avere davanti agli occhi, in maniera chiara ed inequivocabile, i dettagli fondamentali di quel viaggio per le lontane Americhe.

In altre puntate della rubrica scriverò ancora del nonno ed accennerò ad alcune sue narrazioni. Per ora – iniziando dalla fine, come si verifica in molte trame di film d’autore – racconterò della visita di mio figlio Ivano al relitto della nave, che giace in un fondale relativamente basso, davanti alla città di Loano.

La nave San Guglielmo, dopo varie vicissitudini, ha terminato i suoi viaggi per i mari il giorno 8 gennaio 1918, a causa di un siluro lanciato da un sottomarino tedesco, mentre solcava il golfo di Genova.[2]
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Evidentemente il DNA è qualcosa di straordinario, se anche mio figlio – ad un certo punto della sua vita – ha sentito il bisogno, quasi il richiamo, che lo ha spinto a cercare di scoprire qualcosa di più su nonno Pasquale (quindi su suo bisnonno); lo ha fatto in primo luogo documentandosi sulla vicenda e poi recandosi a visitare il relitto della nave che aveva portato il nonno nel Nuovo Mondo.

Per fare quest’immersione c’è bisogno di un brevetto speciale e non soltanto saper usare maschera, bombola e pinne. Lui tale brevetto lo ha voluto prendere anche in funzione di questa avventura, di questo contatto tangibile con la vita del bisnonno. Ha desiderato recarsi sul fondo del mare che accoglie ciò che resta di quel transatlantico, affondato da un siluro lanciato da un sommergibile tedesco nel 1918.

Il cerchio si è chiuso lunedì 29 agosto 2016, quando Ivano ha deposto sul Relitto una pietra e una porzione di tegola, provenienti dalla vecchia casa di Staiti, la modesta dimora di nonno Pasquale e di nonna Franca.

Ivano ha compiuto questo gesto d’amore verso il bisnonno, mai conosciuto, anche a nome di mia mamma (sua nonna Mimma) e di mio zio Gianni, figli di nonno Pasquale; di Francesca, Pasquale (detto Lino) ed Alessandra Violi, figli di zio Gianni.

È di estrema importanza la documentazione fotografica della visita e della posa dei ricordi, ad opera del fotografo Cristian Umili.

http://www.cristianumili.com

http://www.immaginephoto.it

https://www.facebook.com/cristian.umili.1?fref=ts

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Il passeggero numero 11 - Pasquale Violi

Un grazie particolare anche da parte mia all’amico Cristian per le bellissime immagini gentilmente messe a disposizione.
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[1] Occorre ricordare che a pochi giorni dal terremoto e maremoto di Reggio e Messina del 1908 un benefattore alessandrino – Erminio De Paolini – mandò cospicui aiuti finanziari alle popolazioni martoriate tramite una persona fidata: Jacopo Turola, avvocato alessandrino. Presso il Teatro Verdi di Alessandria, nel 1909, l’avvocato illustrò con parole e immagini il suo viaggio nelle terre sinistrate, effettuato dopo appena quattro giorni dal sisma.

[2] La nave San Guglielmo fu costruita nel 1911 nei cantieri navali D. & W. Henderson & Company di Glasgow (Scozia) per la Società Siculo-Americana. Stazzava 8.341 tonnellate; era lunga 143 metri e larga 17. Aveva motori a vapore e doppia elica. Poteva raggiungere una velocità di 15,5 nodi e poteva trasportare fino a 2,425 passeggeri. 50 in Prima Classe, 175 in Seconda e 2.200 in Terza. Era dotata di due fumaioli e di due alberi. Utilizzata per il tragitto ItaliaNew York. Fu silurata da un sottomarino tedesco l’8 gennaio 1918 e giace davanti alla città di Loano a breve distanza dalla costa, a 28 / 30 metri di profondità.