Medici e infermieri eroi che rischiano la vita: la testimonianza di un paziente dell’Ospedale di Alessandria [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) A medici, paramedici, infermieri, personale del servizio ospedaliero, agli operatori delle ambulanze, volontari che stanno lottando contro un nemico invisibile quasi a mani nude per noi, per salvarci la pelle. Troppi sono i medici ospedalieri e di famiglia caduti, molti stanno lottando, i numeri parlano chiaro e aumentano di giorno in giorno.
Come rendere omaggio a queste persone che meritano tutto il nostro affetto e ringraziamento? Riporto una email ricevuta da un paziente colpito da Covid19, ricoverato all’Ospedale di Alessandria. Chi mi ha scritto è un carissimo fraterno amico a cui sono affezionata, una persona speciale che a suo tempo si è spesa personalmente in tutti i sensi per la nostra città. Il messaggio: “Ciao Graziellina, sono contento delle tue positivissime pagelle in questo triste momento. Ti posso testimoniare personalmente dell’abnegazione e professionalità, a partire dagli operatori delle ambulanze, dal pronto soccorso, da tutti i medici e soprattutto dall’ infaticabile e umana prestazione di tutte le maestranze infermieristiche a tutti i livelli, che in modo indefesso si prestano fino allo sfinimento e a loro rischio e pericolo nel curare e supportare tutti i malati del “corona”. Come avrai capito la mia non è retorica suggerita dalle tante, forse troppe trasmissioni televisive o da qualche articolo di giornale, ma da esperienza vissuta ormai da 10 gg sulla mia pelle. Ebbene sì sono stato “incoronato” anch’io subito dopo mia madre e siamo ricoverati in due reparti diversi, lei in pneumologia io in neurochirurgia. Piccolo particolare, io ho 65 anni e tutto sta andando bene, tutti i parametri sono tornati normali al punto che si inizia parlare di prossime dimissioni, mia madre di anni ne ha 87 e sta facendo molta fatica a uscirne, almeno è stazionaria. Scusami se non te l’ho detto prima, ma come potrai immaginare avevo altro a cui pensare. Mi hanno aiutato a scriverti le tue pagelle, e quando ti descrivo l’operato missionario degli operatori infermieristici senza nulla togliere agli altri, te lo scrivo con tutto il cuore, e tu mi conosci non sono molto espansivo, e vedere parlando con loro il dolore quasi impotenza trasmesso dagli occhi lucidi davanti a una situazione come questa. Non te lo diranno mai ma hanno paura anche per loro stessi, perché quando smettono fine turno la bardatura che li costringe a lavorare con fatica e difficoltà non sanno mai cosa si porteranno a casa. Perché tutta la gente che continua ad andare in giro senza una seria necessità non si rende conto che a casa questi lavoratori hanno una famiglia? Con affetto ….”. Il contenuto di questo messaggio è la testimonianza della realtà ed è un grazie per chi lavora nel nostro ospedale.
Voto: 10

 

2) In questi giorni neanche la morte si salva dai ritmi e delle regole che scandiscono l’emergenza, la cosa più dolorosa di questa pandemia è l’addio alla vita per chiunque, e soprattutto per i morti da coronavirus. Una morte buia, in solitudine. senza un ultimo saluto e vedere per l’ultima volta il viso dei propri cari anche dietro un vetro, è un dolore straziante, assoluto. Su Il Piccolo di martedì 17 marzo a pag.5, a firma Maurizio Neri: “L’addio che non c’è. Morti invisibili, funerali “clandestini”.Oggi si muore così”. Si legge che per Decreto è stata “abolita la pietas”, i carri funebri che arrivano solitari nei cimiteri. Alle morti invisibili dei contagiati numericamente presenti solo nella fredda contabilità delle unità di crisi, seguono sbrigative sepolture “clandestine. Su La Stampa del 14 marzo a firma Matteo Borgetto si legge: “Nei casi accertati di coronavirus la salma non viene «vestita», ma avvolta in un materassino-barriera igienizzante e subito chiusa nella bara zincata. Poi il trasferimento al cimitero, ma senza la partecipazione dei familiari, spesso perché a loro volta contagiati o in isolamento preventivo. «Assistono alla funzione da casa, li informiamo con foto e video Whatsapp di alcuni momenti della benedizione e sepoltura – dice Marco Bagliano, titolare dell’agenzia di Alessandria -. Anche per i decessi “normali” il semplice gesto delle condoglianze si è tramutato in un inchino, anche tra parenti. Il saluto del feretro solo con la voce, non si può toccare. Situazione commovente, anche per noi». Funerali vietati in chiesa, chiuse case funerarie e sale di commiato, ammessa la benedizione della salma al cimitero in forma privata o cremazione, questo è l’addio in solitudine ai tempi del coronavirus. Ed è inaccettabile.
Voto: 2

 

 

3) Lo sussurro: “perché è successo e chi è il responsabile di tutto questo” ? Oppure: “C’è un disegno dietro tutto questo”? Non inseguo le teorie del complotto, ma questa vicenda non mi è chiara ed è il pensiero che non mi abbandona sin dall’inizio. I giorni passano e non vi è una fine, non vi sono certezze, chi ha in mano le nostre sorti brancola al buio in un labirinto alla ricerca di soluzioni che non trova, e lo si nota chiaramente. In ambito sanitario ad oggi non ne stiamo venendo fuori e gli errori ci sono, anche se oggi è quasi vietato sottolinearlo. Fine gennaio dalla Gruber a “Otto e Mezzo”, ospite Giuseppe Conte, alla domanda se eravamo pronti a difenderci dal nuovo virus che stava facendo capolino in Italia, lo stesso dichiarava solennemente “siamo prontissimi”: “Conte e il Giudizio della Storia”. Siamo alla fine di marzo e manca tutto: si va avanti con la generosità degli italiani. Dopo il “siamo prontissimi” il primo febbraio il Governo dichiarava lo stato di emergenza. Dal 26 febbraio ad oggi sono stati emessi quattordici Decreti “epocali”, uno ogni due giorni circa, nel frattempo il 24 marzo, prima di assentarsi per una normale febbre, il Capo del Dipartimento di Protezione Civile Borrelli, nella consueta conferenza giornaliera per annunciare numeri di aggiornamento, dichiarava che “il virus corre più forte della burocrazia”: frase inquietante. L’Italia anche in questo contesto si è dimostrata un paese disordinato, nelle mani di persone non adeguate. Sta procedendo ‘alla carlona’ e le vittime sono troppe. Molte sono le Regioni che lamentano che da Roma non arriva il necessario per combattere il virus, e non solo per gli ospedali ma per case di riposo e famiglie. E’ una situazione grottesca quella in cui operano i medici, unica nostra salvezza. Medici, infermieri e tutto il personale di servizio in prima linea del fronte contro il virus sono in corsia spesso senza le adeguate protezioni, alcuni sono morti e altri contagiati. Anche i medici di famiglia sono una delle categorie professionali più colpite dal contagio, che spesso affrontano senza alcuno strumento di protezione individuale. Qualcuno magnifica il lavoro italiano, qualcuno dice che siamo un modello, ma le critiche che giungono da diverse parti, anche da chi è vicino al Governo, non sono leggere e Conte le sta recependo. Il premier nella conferenza stampa nel tardo pomeriggio del 25 marzo ha concluso con questa frase: “La storia domani ci giudicherà e ci dirà se siamo stati all’altezza. Verrà il tempo dei bilanci, delle valutazioni su quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, tutti avranno la possibilità di sindacare il lavoro svolto e trarne le conseguenze. Ci sarà un tempo per tutto. Ma oggi è il tempo dell’azione, il tempo della responsabilità, dalla quale nessuno può fuggire”. Già “verrà il tempo” e a quale prezzo se le decisioni e le scelte non sono state ben ponderate?
Voto: 3