Emergenza e rinnovamento

Cara Operatrice, caro Operatore,

 

Oggi è il primo giorno di primavera e forse non ce ne siamo neanche accorti, così presi dalle occupazioni e dai pensieri. Ma questo, il giorno in cui inizia il rinnovamento della vita, forse è il giorno più giusto per esprimere il nostro ringraziamento a tutte e tutti voi che, ormai da settimane, vi prodigate silenziosamente nei servizi e nelle strutture. Educatori, infermieri, oss, fisioterapisti, animatori, medici, psicologi, operatori della sanificazione e della lavanderia-sartoria, cuochi, manutentori, operatori della contabilità e dell’amministrazione, volontari. Un grazie a tutte e tutti voi per la presenza, la dedizione e la cura che state dedicando alle persone che ci sono affidate, ai familiari, ai colleghi. E’ la cura di sempre, che oggi assume, però, un significato più vivo e profondo.

Mai come in questo periodo di emergenza è chiaro a tutti il senso del nostro lavoro, quale sia la terra che il nostro lavoro ci fa frequentare. E’ la terra dove s’incontrano il mistero del corpo e il mistero della mente, e quello del nostro legame con gli altri, il nostro bisogno degli altri. Dove si incontrano silenziosamente tutti i giorni la vita e la morte, la sofferenza e la gioia. Questa terra è la terra del sacro.

In questi giorni molti sono sottoposti al sacrificio. I tanti che muoiono, i loro cari, coloro che si ammalano e soffrono, coloro che sono chiamati a decisioni gravi, coloro, come voi, che lavorano per gli altri e a stretto contatto con gli altri. Ma che cos’è il sacrificio? Certo, è privazione, rinuncia. Ma è, soprattutto, la nostra possibilità di rendere sacre le cose che facciamo, attraverso la consapevolezza e il riconoscimento. Se ci riusciamo, la nostra fatica non è perdita, ma guadagno; le nostre rinunce non sono sottrazione, ma offerta. Per questo ci sottomettiamo alle leggi del nostro lavoro, per il desiderio di stabilire un rapporto con la terra del sacro, dove, soltanto, si può capire e cambiare.

Si dice che “andrà tutto bene”. C’è un senso di speranza ma anche un senso di negazione in questa frase. Come se volessimo chiudere gli occhi davanti alle sofferenze che aspettano molti e forse anche noi. Ne abbiamo parlato con molti di voi: noi crediamo che andrà davvero tutto bene se sapremo cogliere il senso profondo di questo momento, la sua sfida alla vita e, insieme, alle nostre immobilità. L’occasione che tutto questo ci dà è quella di rinnovarsi. Se sapremo cogliere la possibilità di rinnovamento di noi stessi, anche piccolo, allora davvero tutto andrà bene, davvero avrà un senso il sacrificio di tutti, per le comunità e il mondo che viviamo.

Lo sapete, sono le sfide di tutti i giorni nel nostro lavoro. Ma in questi giorni, di maggior fatica, di maggiori dubbi, stanno aumentando la nostra lucidità e la nostra resistenza, insieme alla vicinanza agli altri, in special modo agli utenti più sofferenti e ai colleghi più stanchi. Grazie anche per questo.
A rivederci presto, nei servizi e nelle comunità, con un affettuoso augurio di buon lavoro.

Corrado Parise
Presidente Cooperativa Il Gabbiano