Gli operai, figli di un Dio minore. Poi il caso carceri, e il virus raccontato dagli scrittori alessandrini [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Gli operai delle fabbriche in tempo di coronavirus. Il commento su Facebook di un operaio: “Anche noi operai siamo eroi in questo momento! siamo guerrieri costretti a combattere una guerra contro un nemico invisibile per salvare non VITE come chi lavora negli ospedali MA SALVARE L’ECONOMIA DEL PAESE e il profitto di pochi”. Nessuno ha parlato di questi eroi, figli di un Dio minore, fino a due giorni fa. Come se non esistessero, o peggio come se fossero unità produttive sacrificabili, nell’emergenza. Ora qualcosa pare essere cambiato, per fortuna. Ma potrebbe essere tardi, per tanti che fino a venerdì sono stati costretti a lavorare regolarmente, pena la perdita del posto di lavoro. E spesso lo hanno fatto in condizioni di sicurezza quasi inesistenti: mascherine zero, o giunte molto in ritardo, zero protezione, solo ordini di restrizioni. Eppure questi lavoratori della produzione industriale sono una preziosa dote dell’azienda, e rappresentano un patrimonio ben più importante degli impianti, degli immobili e dell’interesse economico. Per una lunga prima fase il Governo Conte non ha pensato minimamente di trovare una soluzione anche per questi cittadini. A incidere è stato il forte ‘no’ da parte degli industriali, nonostante il parere dei medici: “I medici della Lombardia: “Chiudere tutte le attività non essenziali”. Il no degli industriali. Dal Piemonte al Friuli, passando per Lombardia e Veneto, il muro di Confindustria”.
Si vede che il virus aveva fatto un accordo con la Confindustria nazionale, per non entrare nelle fabbriche. L’Italia non può fermare la produzione? In questa tragica situazione un governo serio avrebbe dovuto avere la capacità di trovare una soluzione in ambito UE, salvando “capra e cavoli”, ma il timoroso ed ossequioso governo italiano. estremamente timido nei confronti dei poteri, UE compresa, non se la sentiva di decidere. Governo e sindacati avrebbero dovuto, attorno al tanto amato “tavolo di concertazione” eccezionale ed urgente, capire quali fossero gli strumenti da utilizzare, quali le misure di sicurezza per mettere in protezione la salute in primis di tutte le lavoratrici e i lavoratori, a fronte di eventuali contagi che non mancheranno. Ora qualcosa si sta facendo, ma con colpevole ritardo. Per controsenso e paradosso nella sicurezza ci si deve certificare anche se si esce a piedi. Ma pensate alla salute degli operai, che diamine!
Voto: 2

 

2) In tempo di coronavirus i carcerati ritengono di essere una categoria privilegiata? La Carcere di San Michele: meglio le telecamera della tv che il dialogo con gli agenti insoddisfatti?scorsa settimana come tutti sappiamo, vi è stata la rivolta in molte carceri italiane comprese le due strutture alessandrine: “Rivolta nel carcere di San Michele ad Alessandria, dati alle fiamme oggetti e coperte: detenuti e agenti intossicati”.
Tra le motivazioni della protesta il divieto di colloqui con i famigliari, imposto tra le misure di contenimento del coronavirus. Il risultato è devastante per gli ingentissimi danni alle strutture carcerarie, molte delle quali già ben oltre il limite della precarietà, a cui si aggiunge il numero di feriti e morti per overdose. Durante la rivolta i detenuti si sono impadroniti dei farmaci nelle infermerie, abusandone dopo aver devastato i locali. A questo bilancio si aggiungono le evasioni di delinquenti molto pericolosi, e non tutti riacciuffati. Ora vengo al punto: i carcerati non sono gli unici a cui viene imposto un regolamento restrittivo, chi ha parenti ricoverati negli ospedali non per coronavirus in questo periodo non può più assisterli, al massimo in qualche modo possono far pervenire il cambio biancheria e il necessario richiesto. Chi ha anziani in case di riposo non può più andare in visita a genitori e parenti ricoverati, e può succedere che un anziano muoia senza aver visto per giorni i volti dei suoi cari. Tutti si attengono alle regole imposte senza mettere a ferro e a fuoco le strutture. Perchè dovremmo accettare da carcerati e parenti un atteggiamento di questo tipo, arrogante e irresponsabile? Se i famigliari devono consegnare pacchi ai reclusi basta lasciarli in portineria e attendere pazientemente, come tutti la fine di questo periodo. Conosciamo le condizioni delle carceri e supponiamo come le persone possano viverci già in tempi normali, ora restrizione su restrizione è ovvio che gli animi possano incendiarsi, ma il momento è brutto per tutti. I carcerati non hanno compreso che tale restrizione va a favore della loro salute, non è una ritorsione. Piuttosto non dimentichiamo i rischi che affrontano ogni giorno gli agenti di polizia penitenziaria, tra l’altro sotto organico, che pare al momento della rivolta non fossero neppure dotati in molti casi di strumenti per ridurre i possibili contagi, come guanti e mascherine. Risultato sulle rivolte nelle carceri: 12 detenuti morti e 40 agenti feriti. Bel guadagno.
Voto: 2

 

3) Coronavirus in letteratura: premonizioni letterarie, profezie o coincidenze? Ci sono scrittori alessandrini che nei loro romanzi hanno raccontato in tempi non sospetti la storia assurda che stiamo vivendo e subendo.
Parto da Danilo Arona, maestro indiscusso del settore, che proprio in questi giorni, con il suo Superstite speciale, commenta da par suo su CorriereAl l’emergenza apocalittica che stiamo vivendo.
Arona, in coppia con lo scrittore/giornalista Edoardo Rosati, ha pubblicato nel 2018 “La maledizione della croce sulle labbra”, tutto da leggere. Sul tema, il 28 febbraio Il Giornale scriveva “Fake news o coincidenze? Le profezie del virus da Nostradamus (e il Duce…) fino ai Simpson”. Si parla delle uscite letterarie in merito a narrativa di fantascienza, e viene citato il libro di Arona e Rosati. Nello stesso articolo si legge di una sorprendente analogia su quanto sta capitando: “The Eye of Darkness”, romanzo thriller-fantascientifico americano del 1981 (quasi quarant’anni fa), sul morbo «Wuhan-400» che sta spopolando nel mondo per la diffusione del coronavirus.
L’autore Dean Koontz immagina nel racconto, che in un laboratorio cinese, nella città di Wuhan (proprio così…) venga creato un virus letale, ribattezzato Wuhan-400. Un punto interessante: «…Fu in quel periodo che uno scienziato cinese di nome Li Chen disertò negli Stati Uniti, trasportando un dischetto delle più importanti e pericolose nuove armi biologiche cinesi in un decennio. Il materiale viene chiamato Wuhan-400 perché è stato sviluppato nei laboratori fuori dalla città di Wuhan… Un’arma perfetta. Colpisce solo gli esseri umani…». Questo fa volare la fantasia di molti, compresa la mia. Proseguiamo con gli scrittori di casa nostra, citando la saga
“Extinction (L’alba, Il crepuscolo, La notte e Il nuovo giorno)”, incentrata sulla diffusione di un virus, un romanzo del 2016 in quattro volumi pubblicati su ebook (ora sta per uscire in un unico volume cartaceo) dello scrittore alessandrino Gianluca D’Aquino: “Lo scrittore Gianluca D’Aquino: “La realtà sta superando la finzione letteraria”. Anche in questo caso la trama ha attinenze incredibili con la realtà che stiamo vivendo. L’Agenzia Ansa il 9 marzo dedicava a D’Aquino questo titolo: “Scrittore profetico,”ho problema coscienza”. Un virus simile nella saga ‘Extinction’”.

Voto: 8