Il viale della Stazione ferroviaria [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

Uno dei luoghi alessandrini che amo particolarmente ricordare è la Stazione Ferroviaria. Perché proprio la stazione?[1]

Ad essere sinceri fino in fondo – lo sono sempre e lo sono ancora maggiormente quando parlo di Alessandria – l’attuale stazione ferroviaria non è mai stata bella; è solo uno scatolone in cemento e marmo, senza alcun elemento architettonico degno di interesse.

Oggi, in seguito a una recente rivisitazione (non mi piace chiamare questa cosa con il termine di restauro in quanto restauro non è stato, semmai è stata una manomissione!), effettuata pochi anni or sono, la costruzione è ancora più insulsa e – anzi – proprio con questi ultimi lavori ha raggiunto un ulteriore grado di estrema bruttezza…

Le (poche) caratteristiche che distinguevano la nostra stazione da quelle di altre città sono state stupidamente asportate; questo edificio, quindi, non è diventato altro che un luogo senza più una personalità e senza più un’anima. Sono stati cancellati tutti gli elementi di arredo e di servizio che la rendevano diversa; è stato rovinato stupidamente proprio il luogo che – per natura – dovrebbe essere invece un biglietto da visita della città (assieme agli antistanti giardini pubblici).

La stazione è ora insulsa e anonima. Insomma, anche la stazione ferroviaria di Alessandria è stata adeguata, per condurla sulla strada del triste declino che sta interessando l’Italia intera già da diversi anni.

Allora, dopo tutta questa premessa perché la stazione ferroviaria sarebbe un luogo che amo ricordare e quindi di cui amo parlare?

L’affezione che mi lega a questo luogo scaturisce dai lontani ricordi personali che si perdono nel crepuscolo dei tempi. (I tempi della mia infanzia non sono ancora avvolti dalle tenebre della notte!…).

Da bambino, mentre la mamma restava a casa tra i fornelli per preparare il pranzo domenicale, spesse volte andavo a passeggio per la città con mio padre (ora novantenne); una delle mete preferite era proprio la stazione ferroviaria

Certamente non era esperto di arte e di architettura e – quindi – non mi ci accompagnava per permettermi di osservare l’edificio come luogo di interesse architettonico ma per lasciarmi ammirare a piacimento i treni ed in particolare le locomotive a vapore.

Ricordo che, in un anno ancora più lontano da queste visite ai treni, pochi giorni prima della festa dell’Epifania, il sindaco Basile avesse donato un giocattolo a tutti i bambini dell’asilo (non saprei dire se solo ai bimbi del Carducci – che io frequentavo – o a quelli di tutte le scuole materne della città).

Per ricevere il pacco dono – direttamente dalle mani del sindaco – ero stato accompagnato in Municipio da mia mamma (ora quasi novantenne).

Il dono che mi era toccato consisteva in un trenino. La locomotiva (a cui si agganciava un vagoncino) si poteva far azionare caricando la molla con una chiavetta simile a quella incorporata nelle sveglie di una volta e in questa maniera ricavava l’energia per fare qualche giro su di un binario continuo e circolare

Man mano che la carica si esauriva perdeva velocità fino a fermarsi completamente.

Il mio interesse per i treni e per le ferrovie era stato sollecitato ed amplificato proprio da quel prezioso e gradito regalo.

E qui voglio aprire una piccola parentesi… pedagogica.

A volte gli adulti non riescono ad immaginare quanto – per un bambino – sia importante un giocattolo; lo si gratifica, ma sicuramente si permette che gli si aprano inimmaginabili orizzonti di future conoscente.

Lascio quindi immaginare al lettore quanto fossero piacevoli quelle gite alla stazione per godere della vista dei treni e per assaporare – in particolare – le locomotive a vapore che – ancora negli anni ’50 – erano utilizzate abitualmente. Tutte quelle parti meccaniche collegate magicamente fra loro e montate alle ruote con giunti e cardani, con perni e bulloni, tutti quegli elementi metallici sagomati ad arte che odoravano di carbone e di olî lubrificanti… erano fonti inesauribili di pensieri e di ragionamenti.

E poi ricordo la città come luogo di arrivi e di partenze per il meridione d’Italia.

Quante volte osservavo dal finestrino del vagone, sul treno in partenza, la stazione di Alessandria; era questo l’ultimo luogo della città che vedevo.

Il Treno del Sole (il direttissimo Torino – Siracusa) partiva per il lungo viaggio attraverso l’Italia intera. La mia famiglia scendeva però in Calabria, la terra dove i nonni ci aspettavano per trascorrere insieme un breve periodo dell’estate nel bel mezzo delle vacanze scolastiche.

Cartolina-corrispondenza-1

La cartolina che propongo raffigura il Viale della Stazione ed è stata spedita nel 1938. È ancora visibile la monumentale facciata della vecchia Stazione Ferroviaria,[2] che però nel 1934 non c’era già più…

Il servizio tramviario[3] serviva la città già da 25 anni, essendo attivo dall’anno 1913.

L’articolo d’epoca.

Il programma delle visite
Gli ultimi preparativi per ricevere il Duce sono veramente febbrili, intensi, appassionati. Festoni di alloro for mano l’arco trionfale eretto nel piazzale della stazione ove il Duce passerà appena giunto ad Alessandria e riceverà il primo saluto delle alte autorità e gerarchie della provincia. Renderanno gli onori un battaglione del R. Esercito con bandiera e musica, una compagnia di Camicie Nere, una compagnia di Giovani Fascisti ed Avanguardisti, ed un plotone di Balilla moschettieri.

Il Duce percorrerà quindi il viale dei giardini di fronte alla Fontana imperiale; quindi il corso Crimea, via Arnaldo Mussolini sfavillanti di vessilli e gonfaloni, per giungere a Casa Littoria ove inaugurerà la Mostra che riassume l’attività svolta dalle varie organizzazioni fasciste per il raggiungimento delle mète fissate dal Regime, ed il Sacrario dei Caduti Fascisti, austero tempio della fede patriottica alessandrina. Poscia, ritornando per via Arnaldo Mussolini, Corso Crimea, piazza Garibaldi, corso Cento Cannoni, piazza Valfrè, Corso Lamarmora, via Giulio Claro, via Burgonzio, inaugurerà il Dispensario antitubercolare ed il Gabinetto chimico.

Il Duce proseguirà poi per Spalto Marengo per l’inaugurazione della Casa della Madre e del Bambino; qui saranno ad attenderLo le madri prolifiche con i loro pargoli, ed una duplice siepe di Figli della Lupa. Da Spalto Marengo il Duce fondatore dell’Impero si recherà in spalto Gamondio, piazza D’Annunzio, corso Acqui con la visita al grande stabilimento ausiliario Mino, e la Casa dei Mutilati in Largo Torino, poi in piazza Biffi per l’inaugurazione della Casa della G.I.L. e delle opere di risanamento di quella zona.

In piazza Garibaldi faranno corona all’ammassamento delle forze fasciste diecimila gagliardetti. Sulla «M» mussoliniana eretta nel centro dell’ampia maestosa piazza trasformata in un tripudio di drappeggi, gonfaloni, vessilli, contornata da aiuole profumate, oltre cinquemila organizzati della G.I.L. eseguiranno gli inni Giovinezza, Inno dell’Impero, Saluto al Duce, inni che il Capo del Governo ascolterà sul podio. Saranno presenti inoltre cinquantamila fascisti in divisa, inquadrati militarmente, diecimila Massaie Rurali, diecimila lavoratori dell’industria, quindicimila lavoratori agricoli ed i Fascisti universitari nelle loro vivaci uniformi.

[La Stampa – Martedì  16 Maggio 1939]

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[1] L’attuale edificio della stazione ferroviaria fu costruito nel 1934 e solo dieci anni dopo, il giorno 11 luglio 1944, subì un bombardamento. Qualcuno ancora crede – erroneamente – che la stazione bombardata fosse stata quella preesistente, inaugurata da Vittorio Emanuele II e da Camillo Benso conte di Cavour nel 1854.

[2] https://mag.corriereal.info/wordpress/2016/03/20/la-stazione-ferroviaria-un-tuffo-nel-passato/

[3] https://mag.corriereal.info/wordpress/2015/04/26/tramway-in-alessandria-un-tuffo-nel-passato/