10 all’infettivologo Garavelli, 2 ai tagli nelle case di riposo [Le pagelle di GZL]

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di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) Quanti di noi hanno un anziano in una casa di riposo, che sia pubblica o privata? Da qualche anno ho una frequentazione necessaria in una di queste strutture e ho percepito il problema del taglio di pannoloni, mutandine a rete elasticizzate per supporto e fissaggio assorbenti, traverse etc., “grazie” a una Delibera da parte della Regione Piemonte a firma dell’ex Assessore alla Sanità Antonio Saitta sotto la presidenza Sergio Chiamparino. Ecco la fonte. Già nel 2015 iniziarono i tagli, lo denunciava l’Associazione provinciale case di riposo pubbliche e private di Cuneo: “Nelle case di riposo mancano i pannoloni”.
Cito: “Le forniture di pannoloni non sono più sufficienti a garantire il fabbisogno degli ospiti delle case di riposo”. Si parla di quattro pannoloni tra il giorno e la notte, caratterizzati da una buona assorbenza scesi a tre pannoloni e traverse forniti dalla Regione di pessima qualità, la conseguenza è che oltre il disagio e l’umiliazione dell’anziano di dover stare nel bagnato o sporco come risultato si sporcano lenzuola e traverse. Il personale fa quel che può ma è una vergogna speculare su anziani che sono la categoria più debole e fragile della non autosufficienza. Anche se siamo in un periodo difficile per la sanità a causa dei deficit prodotti negli anni, e oggi si aggiunge il coronavirus che succhierà ogni centesimo destinato al resto del settore sanitario, mi permetto di suggerire al Presidente Regionale Alberto Cirio e all’Assessore alla sanità regionale Luigi Genesio Icardi di rivedere la delibera Chiamparino per il ripristino quantitativo e qualitativo del materiale igienico quale i pannoloni, traverse etc.. Quanti di noi un giorno per non autosufficienza saranno obbligati ad usufruire del servizio di una casa di riposo? Ci piacerà stare in certe condizioni perché il servizio sanitario continuerà di certo a tagliare?
Voto: 2

 

2) All’articolo di Enrico Sozzetti che fornisce un po’ di equilibrio nell’ informazione sul coronavirus, argomento che sovrasta ogni altro interesse del paese, soprattutto dopo il precipitare della situazione nel week end. Sozzetti la settimana scorsa ha intervistato il Prof. Pierluigi Garavelli, alessandrino, dal 2000 Direttore di Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’ Azienda Ospedaliero Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara. Questo è il suo curriculum professionale.
Tracciato il profilo di questo medico, cito l’articolo di Sozzetti: “Coronavirus, ecco i farmaci che si stanno sperimentando. E alcuni costano anche poco. Come funzionano? Risponde l’infettivologo Garavelli [Centosessantacaratteri]”
Andiamo per ordine: con il Prof. Garavelli da tempo ho scambi di opinioni su vari temi, giorni fa nel corso di una telefonata mi ha parlato del farmaco antivirale Remdesivir utile per combattere in molti casi il coronavirus. Ho chiesto perché si continua a dire che non c’è nulla al momento contro questo virus, il Prof. Garavelli in una battuta mi ha risposto che dovrei porre la stessa domanda a “quelli che sono a Roma”. Dopo la telefonata ho fatto ricerca sul farmaco antivirale Remdesivir, e ho trovato gli articoli a seguire che cito allo scopo di far conoscere che abbiamo a due passi da noi un’eccellenza medica nella persona di Garavelli, che parla di un farmaco che si potrebbe utilizzare. Da Milano Finanza del 26 febbraio: “Coronavirus, la speranza di guarigione si chiama Remdesivir”. Confermato l’utilizzo con successo anche allo Spallanzani di Roma, dove i tre pazienti sono guariti.
Da Forbes del 28 febbraio: “Com’è nato e chi produce il farmaco in più avanzata fase di sperimentazione contro il Coronavirus”, Utilizzato anche in via sperimentale all’ospedale Spallanzani di Roma per guarire la coppia di turisti cinesi e il ricercatore emiliano rimpatriato dalla Cina.
L’articolo di Enrico Sozzetti va letto con grande attenzione.
Voto: 10

 

3) Quanto vale una donna? Ieri 8 marzo si è celebrata la Festa della donna e nulla è cambiato, perché la disparità tra uomo e donna continua ad essere una costatazione. A questo proposito cito una frase di William Henry Gates III sulla diseguaglianza di genere “Ovunque tu nasca, la vita è più difficile se sei femmina”. Ogni anno stilo una pagella e mi pare di dover scrivere ogni volta le stesse cose. Per le donne il mondo del lavoro è una sfida, e la parità di genere un miraggio. Stipendi più bassi, posizioni di vertice difficili da raggiungere, carichi di cura che devono compensare la carenza di welfare, soprattutto quando ai figli da accudire si aggiungono genitori anziani e nipoti. Una donna che lavora ha maggiori problemi a conciliare la vita familiare con quella occupazionale, e spesso guadagna meno dell’uomo anche a parità di incarico. Oggi una donna che desiderasse solo occuparsi a tempo pieno della famiglia non se lo potrebbe permettere, perché a causa dell’alto costo della vita uno stipendio non è sufficiente, ed è sempre un salvagente in caso di separazione per non dipendere finanziariamente da un uomo. Ma quanto vale l’impegno economico di una donna che lavora fuori casa, e al rientro entra nei panni della casalinga, moglie, madre e a volte figlia? Oltre a contribuire economicamente con il lavoro fuori casa al rientro si ritrova un’altra giornata di lavoro. Da calcoli di esperti, tale impegno andrebbe retribuito con uno stipendio di 3.045 euro netti al mese. Una donna se ha famiglia è contemporaneamente autista privato per accompagnare i propri bambini a scuola, in palestra, al catechismo etc., chef a domicilio, donna delle pulizie e servizio lavanderia e stireria, contabile, sanitario ed infermieristico. Il tutto con reperibilità 24 ore. Ma non solo: una donna per la famiglia sa essere anche personal shopper (e le consulenti per gli acquisti si fanno pagare anche 50 euro l’ora). Qui sta scritto quanto vale una donna: “Casalinghe, lo stipendio dovrebbe essere da 3mila euro: quanto valgono tutte le attività non retribuite”.
Noi donne tale riconoscimento economico non lo avremo mai, e pensare che ci basterebbe ogni tanto questa frase da mariti e figli: “ti vogliamo bene, grazie per quello che fai per noi”.
Voto: 5