Libera Mente venerdì presenta ‘Anni di piombo e di tritolo’ di Gianni Oliva

L’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di Idee di Alessandria con l’Associazione Docenti senza frontiere
organizza Venerdì 21 febbraio 2020 alle ore 18,00 presso il Salone di Rappresentanza della Basile, in via Tortona n. 71, Alessandria
la presentazione del libro dal titolo “ANNI DI PIOMBO E DI TRITOLO” di Gianni OLIVA.

Presenta Pierluigi CAVALCHINI, Modera Fabrizio PRIANO,Presidente dell’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di idee, che commenta: “Gianni Oliva è stato un apprezzato ospite della nostra Associazione, lo scorso anno, presentando un interessante libro sul tema della “Resistenza” in equilibrio tra analisi storica ed etica intellettuale.
Ritorna Gianni Oliva con la presentazione della sua ultima fatica letteraria, un libro che racconta un periodo storico tragico per il nostro Paese e cioè i cosiddetti “Anni di Piombo”.

Il libro ripercorre il periodo che va dalla fine degli anni sessanta alla fine degli anni ottanta, in cui sono avvenuti nel nostro paese quasi quattrocento omicidi e oltre mille ferimenti”.

ANNI DI PIOMBO E DI TRITOLO
di Gianni OLIVA

Dal 12 dicembre 1969, quando esplode la filiale della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, fino all’assassinio di Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse il 16 aprile 1988, in Italia sono state ammazzate quasi quattrocento persone, e oltre mille ferite e rese invalide. Sono gli anni di «piombo e di tritolo», la stagione degli attentati a mano armata del terrorismo «rosso» – che uccide magistrati come Emilio Alessandrini, operai come Guido Rossa, giornalisti come Carlo Casalegno e Walter Tobagi, che sequestra e condanna a morte il presidente della Dc Aldo Moro – e delle stragi «nere», con gli ordigni esplosivi di piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna. Quale intreccio si stabilisce tra questi due fenomeni di segno ideologico opposto? Come si inseriscono le violenze nella storia dell’Italia sospesa tra modernizzazione e democrazia bloccata? In un racconto articolato e drammatico, Gianni Oliva ripercorre i fatti di quegli anni. E ricostruisce l’Italia dei due decenni precedenti, un paese a due velocità, stretto tra le aperture della Costituzione e le rigidità del Codice Rocco: da un lato conservatrice e retrograda (nel 1954 condanna al carcere la «Dama Bianca» di Fausto Coppi per adulterio), dall’altro Paese del miracolo economico, che si sposta con la Vespa o la Seicento, compra il frigorifero e il televisore e rimescola le sue culture con milioni di lavoratori trasferiti dal Meridione al Nord. Un convulso processo di modernizzazione che avrebbe avuto bisogno di essere governato dalla politica attraverso riforme profonde, capaci di disegnare un nuovo patto sociale. Ma è proprio ciò che in Italia non c’è stato, con il risultato di divaricazioni sempre più nette: il terremoto dei movimenti di piazza ha alimentato nella destra radicale i timori di una deriva comunista, e nella sinistra extraparlamentare l’illusione di una rivoluzione imminente. Lo Stato alla fine ha vinto la guerra, ma solo dopo aver perso (per colpa) troppe battaglie. Un libro per ricordare ciò che è stato ai tanti che l’hanno dimenticato, e farlo conoscere a quelli nati dopo e cresciuti in una scuola dove la storia antica è molto più in onore di quella contemporanea: un contributo a fare i conti con il passato, in un paese dove è troppo facile rimuovere.

Gianni OLIVA (Torino, 26 ottobre 1952), è uno storico, politico e giornalista italiano.

Trascorsa la gioventù a Coazze in val Sangone, frequenta il liceo classico Vincenzo Gioberti di Torino e si laurea in lettere all’Università degli Studi di Torino nel 1975 con Alessandro Galante Garrone. Dedicatosi in particolare allo studio del Novecento italiano, è insegnante di Storia delle istituzioni militari alla Scuola di applicazione d’arma di Torino.
Insegnante e preside del Liceo classico Alfieri di Torino fino al 2010, è divenuto in seguito preside dei licei scientifici Volta e Segrè di Torino, quindi dirigente scolastico del Liceo classico Cavour, nonché del Liceo classico d’Azeglio. Il 1º agosto 2014 è stato nominato preside effettivo dell’Istituto di Istruzione Superiore Ettore Majorana di Moncalieri. Il 1º febbraio 2016 torna al Liceo Alfieri in qualità di preside reggente, subentrando a Riccardo Gallarà.

Attività politica
Dal 1975 al 1980 è assessore presso il comune di Coazze e dal 1990 al 1995 capogruppo del Partito Comunista Italiano (divenuto poi PDS) al comune di Giaveno.
Dal 1999 è assessore al Sistema educativo e formativo della provincia di Torino e coordinatore nazionale degli assessori provinciali all’Istruzione. Nel 2004 viene confermato assessore e nominato vicepresidente provinciale.
Partecipa alle elezioni regionali del 2005 nella circoscrizione di Torino e, con 8.470 voti di preferenza (quota proporzionale), entra per la prima volta nel consiglio regionale, da cui però si dimette perché nominato assessore alla cultura, patrimonio linguistico e minoranze linguistiche, politiche giovanili e Museo Regionale di Scienze Naturali della regione Piemonte, incarico che svolge dal 2005 al 2010 nella giunta Bresso. Nel marzo 2013 è rientrato in consiglio regionale come consigliere.

La sua produzione saggistica è incentrata principalmente sulla storia italiana tra l’Ottocento e il Novecento: Mussolini e il fascismo; le due guerre mondiali; la Repubblica di Salò e la guerra civile 1943-1945; le avventure coloniali italiane; i Savoia e i Borboni; le forze armate: carabinieri, alpini, esercito, arditi, marò; i crimini di guerra italiani; la Resistenza e le stragi nazifasciste del 1943-45; le Foibe e gli esuli dell’Istria, Fiume, Dalmazia; la storia del Piemonte. Ha scritto pure una storia della Legione straniera francese. Oliva ha affrontato aspetti spesso trascurati dalla storiografia dominante nel Dopoguerra.