Oggi è Via Merula, ma un tempo era “Vicolo Merula”. Ricordando l’omicidio Olmo del 1954 [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
Chi ha occasione di osservare la piantina di Alessandria prima che venissero abbattuti i bastioni che circondavano la città vedrà che il Vicolo Merula lambiva l’estremo limite della città a sud, dove sorgeva Porta Savona. Su una piantina topografica del 1844 (1), appare evidente in quell’area un vasto appezzamento di terreno probabilmente utilizzato per coltivare quanto poteva servire ad una comunità costretta a vivere in autonomia. Non vi era ancora il collegamento ferroviario, si dovette attendere il 1850 per poter realizzare e completare la tratta ferroviaria che collegava Torino a Genova, passando ovviamente per Alessandria.
Via Merula è una strada non particolarmente interessante per passeggiare a piedi ma è fondamentale per chi, in auto, proviene da via della Vittoria in quanto deve obbligatoriamente svoltare a sinistra (4) per percorrere via Merula (da anni ormai non più “Vicolo Merula”) quindi svoltare a destra, in via Lanza (5), per poi sbucare su piazza Garibaldi.
Ebbene, immaginate per un momento di vivere nei primi anni dell’ottocento quando ancora non esisteva la Piazza Garibaldi né tuttti i palazzi sorti in seguito alla realizzazione della piazza, ebbene, l’unica cosa esistente in quell’epoca erano una serie di basse casupole ad un piano oltre le quali si estendeva un’ampia area al termine della quale sorgevano alti bastioni e le fortificazioni di Porta Savona.
Ora invece quell’area è occupata dall’attuale Piazza Garibaldi, dall’ex Fabbrica Borsalino ed altro ancora. Tornando però alla nostra via Merula, diremo che attualmente non sarebbe più giustificato definirla “Vicolo” stante il fatto che è abbastanza ampia da essere percorsa da autobus di servizio pubblico, lasciando tuttavia tanto spazio da permettere il parcheggio su entrambe le carreggiate. Ormai, a differenza di quanto scrisse Piero Angiolini il 22-05-1954, quasi tutta la via Merula è costeggiata da grandi palazzi… tranne uno, chiaramente uno scampolo residuo di quel che fu l’antico “Vicolo Merula”.
Parliamo dei civici 9 – 11 e 13 i quali, a giudicare dallo stato in cui versa l’edificio (2) ad un piano che li contiene, così schiacciato fra i due palazzoni nel frattempo sorti, non pare abbia molte possibilità per vivere una seconda vita. Oggi via Merula, è una via di tutto rispetto ma quando Angiolini scrisse l’articolo che vi propongo oggi era tutta un’altra musica, basta vedere la foto scattata negli anni ’50 quando il “vicolo Merula” era d’angolo con la piazza Marconi (oggi sede del Credito Piemontese). La casa , come chiaramente si nota, era ad un solo piano e la parte che si affacciava su piazza Marconi ospitava una trattoria ed una bottega da calzolaio (3).
A proposito di calzolaio, in quei miseri ambienti il 2 febbraio 1954 si verificò un fatto di sangue che tenne occupata la prima pagina dei giornali locali per diverso tempo. Dapprima si pensò ad una rapina nei confronti del calzolaio, tale Emilio Olmo, che coinvolse anche il suo garzone, Francesco Dametto. Nel tentativo di sventare una rapina fu coinvolta anche la moglie di Olmo, tale Costantina Masuello. Tutti finirono in ospedale dove, a causa delle sprangate ricevute per impossessarsi di cinquecentomila lire, sia il Dametto che la Masuello cessarono di vivere.
In breve, secondo quanto sosteneva il calzolaio, si trattava di una rapina finita male ma, tuttavia, e quì casca l’asino, il denaro causa di cotanta tragedia, non era stato portato via! Non passò molto che gli inquirenti misero sotto torchio Olmo il quale alla fine confessò.
Fu così che, gratta gratta, venne fuori che tra l’Olmo e l’attraente moglie del garzone, Matilde Calomino, vi era una tresca, e la stessa gli aveva detto che stava aspettando un figlio suo. In breve Olmo, pur di uscire da questa situazione, non trovò di meglio che prendere a sprangate tanto sua moglie che Dametto, il suo garzone! Per simulare l’aggressione inesistente, in qualche modo si procurò qualche ferita…così tanto per gettare un pò di fumo negli occhi degli inquirenti i quali però non abboccarono. Processato subì la condanna all’ergastolo.
Finì ospite del penitenziario di Porto Azzurro, e lì Olmo dimostrò di essere un detenuto modello ma, durante i permessi ottenuti per buona condotta ebbe modo di conoscere un’atra donna, Maria Lippolis, che poco dopo sposò in carcere. Ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi per cui, ottenuta la grazia per la buona condotta carceraria, negli anni settanta, si presentò inaspettato in Trentino, dove viveva sua moglie, e lì scoprì che la donna conviveva con un altro uomo. Furioso si avventò sulla fedifraga tentando di ucciderla. Arrestato e riportato in carcere a Mondovì morì il 25 maggio 1984. Nel frattempo erano trascorsi trent’anni dagli assassini perpetrati nella palazzina di piazza Marconi angolo Vicolo Merula.
    1. Piantina topografica del 1844 quando ancora Alessandria non era servita dalla ferrovia
    2. Unica palazzina superstite del vecchio Vicolo Merula.
    3. Piazza Marconi in angolo con Vicolo Merula anno 1954 (omicidio Olmo)
4 e 5) Immagini di Via Merula vista da piazza Marconi e da via Lanza
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Vicolo Merula
Il breve vicoletto, intitolato al nostro insigne letterato e storico Giorgo Merula, segnava un tempo l’estremo limite della città verso i bastioni di Porta Savona. I vecchi cortili rimasti dei fabbricati quasi tutti a un solo piano sono ora nascosti dai palazzi a portici; ma allora costituivano le cosidette “case del canale” come avveniva per le attuali costruzioni interne dei palazzi di corso Cento Cannoni già comprese nel cantone della Cararola. Case tutte che cento anni fa stavano allineate lungo il grande fossato che lambiva gli spalti napoleonici che si all’incirca dove oggi vediamo la fabbrica Borsalino e la Caserma Valfrè.
In questi giorni il vicolo Merula comincia a trasformarsi; sorge infatti sul suo fianco un palazzone che viene a completare anche da questa parte la via Lanza. Scompare così un vecchio angolo di Alessandria, assai noto per il suo complesso di cortili e cortiletti con al centro il pozzo comune e, pure comune, altra cosa che non si nomina! Case diseguali dalle rustiche balconate sempre ornate di fiori esposti in vasi di forma e foggia diversa, taluno ancora col…manico sul fianco. Una vecchia veduta caratteristica e ben movimentata che ha sul fondo i piccoli campanili di S. Giacomo e S. Lorenzo e più oltre l’abside di S. Francesco (Ospedale militare).
Vorremmo che questa nuova costruzione fosse l’inizio di un più ampio sviluppo della via Lanza sino all’incontro della via Verdi; vorremmo che superata ahimè! la servitù militare dell’antiquato ospedale, si potesse sapientemente isolare la Chiesa che S. Francesco ha voluto nel 1300 e che Napoleone ha sacrificato nel 1800 alle sue esigenze di guerra! E vorremmo anche vedere di fronte alla Chiesa e sul fianco del settecentesco palazzo Prati, una piazzetta che riceva agli angoli opposti le due strade suddette. La piazzetta potrebbe al lunedì liberare dalle auto la via dei Martiri…che è proprio un martirio!
Nel vicolo Merula dovrà anche scomparire il grande caseggiato ex Pittaluga , molto noto ai vecchi alessandrini che ivi ricorderanno a fine 800, nelle capaci scuderie e rimesse la sede di taluni servizi pubblici: noleggio vetture, carro pompieri dai cavalli sempre bardati, carri postali, e ancora, triste bisogna, i carri funebri e il …furgone cellulare. E come dimenticare il “breach” a quattro cavalli che usciva nei giorni di corse e dei corsi mascherati di carnevale?
Piero Angiolini – 22-05- 1954