Cia Alessandria: “Basta agevolazioni tariffarie al riso cambogiano”

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Per ora nessun nuovo dazio su tutte le tipologie di riso in arrivo dalla Cambogia. Ma non è accettabile aver lasciato fuori dalla lista Ue un prodotto così sensibile per i nostri mercati e per tutti gli agricoltori. Così Cia Alessandria interviene sulla decisione della Commissione europea, che ha escluso il riso dall’elenco dei prodotti importati dal Paese asiatico su cui applicare la sospensione delle agevolazioni tariffarie previste per i Paesi Eba, dopo le accertate e ripetute violazioni di diritti umani, civili e del lavoro compiute dalle autorità cambogiane.

Ora l’obiettivo, da qui ad aprile, diventa lavorare per fare in modo che Parlamento e Consiglio Ue modifichino la posizione avanzata dalla Commissione. Spiega il presidente provinciale Gian Piero Ameglio: “Già oggi, una delegazione Cia nazionale ha partecipato con tutta la filiera a una audizione in Commissione Agricoltura della Camera, per sollecitare le istituzioni nazionali e comunitarie a includere anche il riso nella lista di prodotti su cui sospendere i dazi agevolati alle importazioni dalla Cambogia. In più, oggi 13 febbraio il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino incontrerà a Bruxelles anche Sandra Gallina, vice direttore generale della DG Trade della Commissione europea. Sono coinvolte anche le misure dello sfruttamento della manodopera”.

Se è vero che il riso sta beneficiando della clausola di salvaguardia attivata nel 2019 -spiega il direttore Cia Paolo Viarenghiè altrettanto vero che si tratta di una misura valida solo per la varietà Indica e non per le altre varietà. In più, la clausola scadrà a inizio 2022 con dazi a scalare, pari a 175 euro la tonnellata nel primo anno, 150 nel secondo e 125 nel terzo”.

Il settore risicolo europeo continua a essere caratterizzato da un grave squilibrio di mercato, anche a causa del costante aumento dell’import dai Paesi Eba. È chiaro, quindi, che l’esclusione del riso cambogiano dalla lista della Commissione non è giustificabile e mette a rischio, ancora una volta, il futuro del settore, in particolare quello nazionale.

L’Italia, infatti, resta il primo Paese produttore di riso in Europa, con circa 230.000 ettari seminati, oltre cento varietà coltivate e una produzione nazionale stabilmente superiore a un milione di tonnellate. La zona del Monferrato casalese è fortemente coinvolta dalla produzione di riso.