San Valentino – La festa degli innamorati [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

 

 

Si avvicina San Valentino, Festa degli Innamorati, ho pensato di deviare – una tantum – dal percorso fotografico prettamente cittadino e trasferirmi sul racconto di una storia – sempre in cartolina – appartenente ad oltre un secolo fa e che celebra, in una maniera del tutto particolare, un amore lontano nel tempo.

Le 11 cartoline che pubblico appartengono ad una serie di 12 soggetti e furono stampate intorno all’anno 1900; di una sola cartolina, purtroppo, non ne so nulla. È mancante dal mazzetto in mio possesso.

Si tratta della storia di un amore improbabile, racconto illustrato – tramite diverse scene – da fotografie prodotte forse per essere godute in privato e anche per essere spedite, come il verso di ognuna dimostra.

Improbabile – e certamente fasullo – è questo amore, non soltanto per il motivo che si vedono impegnati un prete e una bella casalinga ma, sostanzialmente, per essere stato rappresentato quasi certamente da attori-comparse all’interno di un bizzarro set. Studio fotografico che vorrebbe essere l’imitazione una vera stanza d’appartamento in piena Belle Époque.

Che poi, se vogliamo esser precisi, non è neppure vero che un amore di questo tipo sia improbabile; la storia ci insegna che, invece, non è poi così strano un rapporto di amicizia particolare tra un prete ed una signora (o signorina… ma anche con un giovinotto…).

La mitologia locale alessandrina ed i racconti contadini sono infarciti di detti arguti e di dicerie che, spesso, riguardano proprio i religiosi.

Una delle perle di saggezza popolare, che rammento per aver ascoltato proprio dalla voce di un agricoltore, recita che U l’à pü dür in prèvi quònd ch’ul rònca che in cuntaden quònd ch’ul piònta. Farei un torto al lettore se proponessi anche la traduzione.

Quindi, se si conoscono le alte potenzialità maschili di un reverendo qualunque, è automatico ed assodato pensare che – qualche volta – il piccolo organo riproduttivo sia stato utilizzato da ecclesiastici non soltanto per la funzione fisiologica della minzione.

Questa sorta di similitudine di origine paesana – e niente affatto manzoniana – la dice lunga sul concetto che un tempo si avesse (e che forse ancor oggi si ha) a proposito dei preti e quindi, automaticamente, su quel che si pensasse a proposito di alcuni di questi.

La serie di cartoline è stata prodotta indubbiamente per il mercato italiano. Le didascalie, come si può osservare, sono scritte nella lingua di Dante. Con molta probabilità la ditta produttrice era collocata in Germania, essendo tutte le cartoline marchiate con un simbolo a forma di scudo contenente le lettere N.R.M. seguito dalla scritta Gesetzlich geschütztDeposé . Quindi (Questo prodotto è) Protetto dalla legge. (La sigla N.R.M. è presente anche sul fronte delle cartoline, dove si può leggere anche il numero progressivo di ogni soggetto, espresso in migliaia).

In una sala con vistosi disegni floreali alle pareti sono presenti una piccola palma in un vaso appoggiato su un piedistallo a tortiglione, un tavolino con alcune stoviglie e suppellettili, uno specchio e un’imponente poltrona di velluto con schienale in legno intagliato.

Per entrare nel tema che più ci interessa – cioè nell’antica storia d’amore – incominciamo ad osservare la prima cartolina.

1

 

La didascalia di tutte le immagini è preceduta dal numero progressivo delle scene e contiene una breve frase del parroco, della signora o un commento descrittivo.

Salve… – dice alla donna il giovane prete dalla faccia furbetta, tricorno in mano, mentre sta per varcare la soglia di quello che dovrebbe essere il soggiorno dell’abitazione. La bella, dalle dita inanellate e dal corpo gradevolmente formoso, tiene un piedino comodamente appoggiato al pouf e – a noi che osserviamo la sua intimità – sembra voler suggerire: State a guardare come riuscirò a cucinare a puntino il novello prete!

2

 

La didascalia della seconda cartolina ci parla di Devozione. Il prete ormai è entrato e la signora, che nel frattempo si è alzata dall’imponente poltrona, devotamente gli bacia la mano trattenendola fra le sue dita in maniera leggiadra. Emerge in tutto il suo splendore la bellezza e l’opulenza della donna dall’abbondante scollatura. Il prete le sorride in maniera aperta, dimostrando di gradire il baciamano e forse anche l’interessante panorama collinare che gli si prospetta.

3

 

Un tavolino fa la sua comparsa a riempire la scena proprio davanti alla poltrona già citata.

Una ghiacciata non fa male, dice la donna al prete, indicando un bicchiere di cristallo contenente una bevanda dal colore intenso ed una cannuccia. Il sorriso ammiccante della signora unito alla piacevole esposizione di un davanzale di tutto rispetto è ciò che calamita il lettore e riempie la scena. Il prete alza una mano in segno di ringraziamento e anche di cortese rifiuto… Pare non voglia approfittare di tanta generosa accoglienza. Ma il sorriso della bella, dalla civettuola capigliatura, pare incominciare a far breccia nell’animo dell’uomo.

4

 

In questa nuova scena scopriamo gli sviluppi. Le grazie muliebri o forse la fresca bevanda offerta hanno convinto il reverendo a sedersi per sorbire con gusto e con avidità la ghiacciata contenuta nel calice. Gli occhi del prete sono ora puntati alla bibita e – per il momento – l’affannoso petto è preda soltanto degli sguardi del lettore. La signora, tornata a sedere ed in posa languida, continua a sorridere in maniera accattivante al suo pastore, puntando gli occhioni focosi verso il volto soddisfatto di lui.­­

Non contenta di questo momento di serenità la signora pone al prete una interessante e dubbia domanda: Succhiate? – gli chiede. Non sappiamo se si riferisse al sistema con cui il prete sta gustando la bevanda o se volesse alludere ad altro… Intanto se ne sta – serena e fiduciosa – in attesa degli eventi futuri.

6

Sant’Antonio benedetto! – Esclama il prete, che nel frattempo ha smesso di sorbire la bevanda. Pare però che il livello del liquido non sia sceso affatto rispetto alla scena di prima (n.d.a)… e questo è segno che la sosta sia dovuta alle promesse suggerite dal prosperoso davanzale – e dagli sguardi femminili – e non certamente dalla bibita.

Lui ora è in piedi, accanto alla signora che gli trattiene una mano con entrambe le sue. Il prete, il cui cappello è ora di sghimbescio, tiene gli occhi puntati verso chi osserva la scena e pare voler dire: Madonna santa!… Chissà… chissà cosa possa volere da me questa pecorella smarrita… La faccia di bronzo è tutto un programma… Sono certo che il briccone sappia benissimo cosa voglia da lui l’affettuosa signora. Gli occhi della donna si sono fatti più seri ed imploranti, mentre lo sguardo, diretto al suo parroco che è tutto fuorché un Adone, è carico di desiderio e di attesa.

7

 

Il peccato è troppo grande! il sacerdote esclama con volto inorridito, mentre con la mano sinistra levata par voglia dar segno di frenare i di lei bollenti spiriti ed essere un’intimazione per che si fermi… Pare sussurrarle ancora – Ohibò, signora mia… vuol forse farmi peccare? – mentre si capisce benissimo che il furbone non stia più nella tonaca per arrivare a scoprire quali sorprese la donna abbia in serbo per lui e a quali peccati lo voglia costringere.

Lei, quasi genuflessa e con occhi da triglia bollita, continua implorante a fissare il maschio, standosene teneramente adagiata sulle ginocchia di lui. Imperterrita continua a trattenere una mano del prete nelle sue e pare che ancora voglia sussurrargli… – Suvvia, si lasci andare! Vivendo ed amando che male le fò?

8

Peccherei anch’io – dice il prete mentre ci guarda e par che invece vorrebbe dirci: – Guardate come ora vi cucino questa pollastrella. Intanto ha già riposto ogni dubbio; si capisce benissimo che non vede l’ora di peccare!

La signora ormai pare essere ridotta ai minimi termini. È completamente prostrata e appoggiata alle cosce dell’uomo per cui spasima. Forse – ancora dubbiosa – insiste, forse starà piagnucolando… Certamente non vede l’ora di essere benedetta dal novello aspersorio.

In questa immagine si può osservare bene l’acconciatura femminile. Un pettine di tartaruga troneggia fra i capelli neri a trattenere le ciocche ribelli (forse molto meno ribelli dell’indomita femmina). I vivaci festoni sul vestito sono un tocco di civetteria probabilmente più adatti ad un arredamento…

9

Dopo tutto… dopotutto cosa ci perdereste – reverendo mio – facendo una piccola gentilezza alla vostra pecorella? – Ecco cosa pare stia cercando di far capire la sensuale donnina al suo quasi convinto parroco. E nel mentre, sorridendo, lo abbraccia…
Lui, la fronte aggrottata e gli occhi rivolti al cielo, è forse in attesa di un’approvazione divina. Le dita raccolte a mazzetto pare vogliano esprimere il suo pensiero: – Dopo tutto… dopotutto cosa cacchio posso fare a questo punto? Sono costretto a sacrificarmi per la mia povera parrocchiana! – Un braccio, senza forza né vita, giace inerte sulla lunga veste.

10

 

Quanto siete tentatrice! – esclama il pretonzolo, ormai convinto e vinto (oltretutto pare non abbia fatto molta fatica ad arrendersi). È finalmente bendisposto nei confronti della donna e ora la guarda con maliziosi occhi vivaci e un sorriso aperto che, a dir il vero, non mostra una dentatura a prova di bacio.

(Obiettivamente la belloccia avrebbe potuto aspirare a qualcosa di meglio, ma forse deve accontentarsi di… quel che passa il convento).

Entrambi sono vicini e l’abbraccio femminile è ora diventato anche una carezza al viso del religioso. Le belle dita dai preziosi monili sfiorano la tonaca neppure tanto timidamente, mentre l’eburneo seno – opulento e voglioso di baci – sta per tracimare dalle ricche e succinte vesti, fors’anche spinto da un grazioso busto, vibrando e lasciando immaginare tutto il calore di cui avvampa.

L’atteggiamento voluttuoso della femmina (dai pruriti irrefrenabili) pare proprio aver avuto la meglio sui freni (a dire il vero un poco lassi!) del nostro caro parroco, mentre un sorriso inequivocabile gli disegna il viso. Certamente già pregusta le gioie del Paradiso terreno ovvero del corpo della femmina, dolcemente morbido e certamente profumato di Coty.

11

Pure il prete è un uomo! esclama il pastore di anime ormai arreso, forse per sgravarsi di tutte le colpe e per caricare ogni responsabilità unicamente sulla donna. Sarà anche un uomo – dico io – ma come prete non pare essere troppo mortificato per i peccati a cui sta per essere costretto! Intanto – mentre con occhi concupiscenti fissa la signora, che ormai gli è completamente stravaccata in grembo – non riesce a trattenere un sorriso di soddisfazione. Nell’atto di seduzione lei continua ad avvolgerlo in un caldo abbraccio, mentre le mani maschili non si vedono più. La destra risulta essere ben nascosta tra le muliebri vesti e la sinistra forse starà già ravanando la carnosità morbida dell’anelante petto o di zone limitrofe.

12

Un punto interrogativo costituisce la inequivocabile didascalia della cartolina n° 12. Scena ormai orfana dei principali soggetti.

Cosa starà mai succedendo? Chiede la voce fuori campo, ben sapendo invece cosa sia già in atto.

Un amore è sbocciato tra la bella femmina irrequieta ed il prete. Ognuno dei lettori ormai immaginerà la posa dei due signori ed in quale stanza si siano trasferiti. Broccati e lenzuola profumate di bucato nella stanza da letto sono i muti testimoni del fatto… o del misfatto. Una cosa è certa. Gli abiti di lei, sparsi alla bell’e meglio sulla scena, rimangono a sottolineare la nudità della signora e lasciano immaginare l’altrettanta nudità del reverendo. Soltanto dopo un po’ ci si accorge di un monticello di stoffa nera alla base del tavolo; questo particolare dà la certezza che il prete si sia spogliato di ogni dubbio sul da farsi, oltre che dei vestiti.

Quindi deduciamo che il pastore e la bella pecorella smarrita, prima di cercare il sentiero della redenzione, abbiano festeggiato in maniera più che degna il loro giorno di San Valentino.

Il tricorno del sacerdote, già traballante sulla testa, è appoggiato sulla tovaglia, al centro del tavolo e proprio accanto alle calze femminili. E a proposito di tricorno e di tricorna possiamo ora immaginare la bella ramificazione di un bel paio di suddette sul capo dell’ignaro marito…

Per concludere voglio augurare un buon San Valentino alla simpatica coppia di amanti ed anche al marito di questa bella e focosa signora, oltre che a tutti i miei amati lettori.