Era il Timorasso, ora è il Derthona. La biodiversità celebra il ‘barolo bianco’ tortonese [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

La vendemmia 2020 sarà ufficialmente all’insegna del Derthona. Il nome, in realtà già utilizzato, ma non ancora ‘codificato’, lega con il nuovo disciplinare in modo indissolubile il Timorasso al territorio della sottozona individuata dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi che riunisce una sessantina di produttori. Il testo del disciplinare è stato approvato dal consorzio da un paio di settimane ed è stato inviato al ministero per il via libera definitivo «che dovrebbe arrivare in breve tempo, così per essere pronti per la prossima vendemmia». Gian Paolo Repetto, presidente del consorzio, è fiducioso ed entusiasta. Come lo sono i produttori che finalmente, tutti insieme, stanno lavorando nel nome del territorio, del vino di qualità e di un bianco ambasciatore di una tipicità unica. La dimostrazione della forza del Timorasso (ma ormai bisogna chiamarlo Derthona) e dei produttori è stata ben rappresentata dalla prima edizione dell’evento “Derthona Due.Zero – Timorasso: un territorio, un vino, un vitigno” andato in scena all’interno del Museo Orsi di Tortona. Due giorni di degustazioni e masterclass per presentare al pubblico e alla stampa specializzata la svolta del bianco dei colli tortonesi.

Il bianco che «può invecchiare», recuperato negli anni Ottanta del secolo scorso e letteralmente rinato quando era ormai destinato all’estinzione, si identifica con il Tortonese, con le colline e con una terra simile a quella delle Langhe al punto da essere oggi definito «un vino rosso travestito da bianco», o anche il «barolo bianco». Lo hanno detto i relatori dell’incontro che ha aperto la manifestazione, senza dimenticare l’altro elemento chiave: il tempo. «Ho applicato il buon senso del padre di famiglia per fare il primo vino nel 1987. Poi a ogni annata ho scoperto che la precedente era migliore. Ho così capito che il tempo applicato all’uva matura e alla cantina era la chiave di volta». Parole di Walter Massa, viticoltore che insieme a pochi altri ha saputo fare rinascere il vitigno autoctono del Timorasso. Infatti, come hanno sottolineato Gian Paolo Repetto, Walter Massa e Davide Ferrarese, agronomo, la differenza la fanno «i suoli, il microclima, l’artigianalità dei viticoltori, la pazienza di accudire la vite rispettando il ritmo delle stagioni (l’uva è delicata, marcisce e brucia con facilità), per mirare alla qualità. Sempre senza fretta».

La sottozona del Derthona comprende 46 Comuni su un’area lunga 50 chilometri e larga 25. A circa 35 chilometri c’è la Liguria ed è proprio la vicinanza del mare uno degli elementi alla base di una biodiversità pressoché unica. Ancora Ferrarese: «Il dna non riesce ancora a dimostrare legami con altre vitis vinifera. Esiste qualche similitudine genetica con il sauvignon, ma senza precisi indicatori».

Quali sono le principali novità del disciplinare? «Primo fra tutti – risponde Repetto – il metodo con cui abbiamo perimetrato e soprattutto sezionato il territorio. Poi il titolo alcolometrico che ha un valore minimo naturale di 12.5 per il Derthona e 13 per il Derthona Riserva. La messa in commercio è fissata al primo settembre dell’anno successivo alla vendemmia per il Derthona al primo marzo del terzo anno successivo alla vendemmia per il Riserva. Infine, la bottiglia da 0,75 che non può superare i 600 grammi di peso».

Che il Derthona abbia di fronte a sé un grande futuro, già si capisce scorrendo i numeri degli ettari e dei produttori. I primi erano 25 nel 2009 (non superavano la decina nei decenni precedenti) sono saliti a 175 dieci anni dopo, mentre i secondi erano 31 nel 2009 e 132 nel 2019. « Nei prossimi tre anni – annuncia Repetto – aumenteremo di altri cento ettari, con l’obiettivo finale di 350 ettari».

Ma quello che ha favorito il salto di qualità è la squadra, il lavorare insieme, l’unione dei produttori che permette oggi di andare sul mercato con un nome, una indentità e una immagine unica. Certo, ogni produttore ha una sua caratteristica, i singoli vini presentano sfumature che li rendono unici. Ed è questa la forza. Però sono tutti Derthona. Come ha dimostrato anche la masterclass con le annate 2018, 2016, 2014, 2013 e 2010.