Mirko Canevaro insegna Storia Greca all’Università di Edimburgo: alessandrino di 35 anni, è il più giovane professore ordinario italiano al mondo

Chi è il più giovane professore ordinario italiano al mondo? È una sfida che si gioca tutta in provincia: nel 2016 Casale Monferrato si era accaparrata questo record con Alessandro Lanteri, diventato a soli trentasei anni ordinario di Imprenditoria e innovazione e di Economia aziendale alla Hult International Business School di Londra.

Oggi sorride Alessandria, che ruba il record all’avversaria di sempre: l’alessandrino Mirko Canevaro diventa ordinario di Storia Greca, a trentacinque anni, all’Università di Edimburgo.

Una cosa li accomuna, entrambi insegnano all’estero.

Canevaro ha fatto tutta la trafila in Piemonte, con la maturità classica conseguita al Liceo Classico G. Plana e le lauree triennale (2006) e specialistica (2008) all’Università degli Studi di Torino. Ma, di lì in poi, la storia del Prof. Canevaro si allontana dall’Italia: “grazie ad una borsa di studio ottengo un PhD in Classics and Ancient History all’Università di Durham, nel Regno Unito, nel 2012, e dopo giro un po’, con postdocs prima alla British School di Atene e poi, finanziato dalla Fondazione Alexander von Humboldt, all’Università di Mannheim in Germania”.

“Dei miei primi anni di studi, due sono i professori il cui ricordo mi è più caro e che hanno contribuito in maniera determinante alla mia formazione: Oreste Carbonero al Plana e Lucio Bertelli a Torino. Li sento ancora entrambi con piacere e – quando possibile – li vado a trovare. Nei primi anni da emigrante ho conosciuto mia moglie e mi sono formato un profilo internazionale; sono stati anni importanti e difficili – il sogno è sempre stato quello farmi pagare per studiare (e insegnare) la storia greca, e mi ci sono aggrappato anche fra mille incertezze sul futuro. L’ho anche difeso di fronte ai tanti che mi consigliavano scelte diverse con carriere più certe – in generale avevano ragione loro, nello specifico ho avuto ragione io! Indubbiamente in Italia sarebbe stato più complicato…”.

Da quando entra in ruolo all’Università di Edimburgo – nel 2013 – scala rapidamente i gradi della gerarchia accademica: da Chancellor’s Fellow, a Reader (Professore Associato), fino a Professore Ordinario, in soli sei anni.

L’ordinariato è l’ultimo dei risultati eccezionali conseguiti dal Prof. Canevaro: la sua ricerca su democrazia e pensiero politico antichi, che spazia tra storia istituzionale, culturale, giuridica e sociale – i suoi autori Demostene e Aristotele, ma passa anche un sacco di tempo a sudare sulle iscrizioni – gli è valsa infatti una serie eccezionale di onorificenze: è stato eletto nel 2014 alla Young Academy of Scotland della Royal Society of Edinburgh, e nel 2017 alla Young Academy of Europe; infine, recentemente, è stato eletto socio dell’Academia Europaea. Nel 2015 ha poi anche ricevuto il Philip Leverhulme Prize, uno dei più alti riconoscimenti nella ricerca scientifica del Regno Unito, in ogni disciplina, e nel 2017 la Thomas Reid Medal – la più alta onorificenza scozzese nelle scienze umane e sociali.

Nel 2017 è stato inoltre premiato dall’Università di Edimburgo con il Chancellor’s Rising Star Award, in riconoscimento del profilo internazionale della sua attività di ricerca. A consegnargli questo premio è stata addirittura sua altezza reale Anne, Princess Royal (la figlia della regina Elisabetta, sorella di Carlo). “Non sono a mio agio in quelle cerimonie”, dice, “mi pare sempre di essere a Versaille il giorno prima della Rivoluzione, a mangiare le brioche con Maria Antonietta… Cosa mi ha detto? Sembrava stupita che un italiano fosse dovuto venire fino in Scozia per studiare il mondo antico. Ma più che altro mi disse delle banalità – d’altronde non è che ci può aspettare troppo…”.

“Insegnare i classici e la storia antica”, spiega, “è diverso in Gran Bretagna, nel bene e nel male. Una laurea in Classics può essere volano per una varietà di professioni, per così dire, d’élite. Ho avuto studenti che dopo la laurea in Classics sono diventati avvocati, politici, sono entrati nelle pubbliche amministrazioni, nelle banche, nei media in posizioni apicali. Solo una minoranza dei laureati in Classics diventano insegnanti (anche perché, purtroppo, lo studio dei classici fuori dalle scuole private è quasi sparito). E così la disciplina, nelle università (di nuovo) d’élite è in ottima salute, ma al contempo tende ad essere riservata ai rampolli delle classi dirigenti, a chi è di buona famiglia (nello scorso parlamento britannico c’erano nove classicisti, tutti conservatori – ora ci tocca un Primo Ministro conservatore classicista, Boris Johnson, il cui inquietante braccio destro, Dominic Cummings – la mente dietro Brexit – è anche lui classicista). Manca cioè in Gran Bretagna un equivalente del grande esperimento democratizzante che è stato in Italia il Liceo Classico – ed è un peccato che anche in Italia si continui ad attaccarlo, a depotenziarlo”.

Il Prof. Canevaro gestisce al momento a Edimburgo (insieme al suo collega Douglas Cairns) un progetto di ricerca da 2 milioni di euro, finanziato dallo European Research Council, sul ruolo dell’onore nella cultura, nell’etica e nella società della Grecia classica – il progetto studia le dinamiche del riconoscimento dietro le diseguaglianze sociali, e i meccanismi istituzionali che erano utilizzati per appianarle. Di Italia – e di contemporaneità – si occupa comunque parecchio, accompagnando l’attività scientifica con quella di commentatore politico, che svolge come collaboratore del Fatto Quotidiano e di MicroMega.

In Italia ci torna ogni tanto per lavoro, e ci passa sempre le vacanze, d’estate e d’inverno, per lo più per assecondare il suo amore per la montagna. Ma dalla sua città manca da un po’ di tempo: “ho una moglie inglese e due figli e gli spostamenti non sono facili. Ma ogni tanto a Layton, il più grande, cerco di insegnare qualche parola del nostro dialetto: in casa lo parlavamo tutti – l’intero mio retaggio si riassume nei pochi chilometri tra Alessandria e Mandrogne – e soprattutto mio nonno Gustavo, un alessandrino doc. L’ho persino portato in scena, tanti anni fa, in Gelindo – penso di essere stato uno degli ultimi Narcisi a recitare l’intera parte in dialetto”.

N. M.

Foto di apertura: 2017, consegna di un’onorificenza dell’Università di Edimburgo.

Foto in centro: 2019, lezione all’università di Tokyo su ‘Deliberazione democratica e populismo nell’assemblea ateniese’.