Coldiretti: “Stop alle contraffazioni alimentari, il falso made in Italy danneggia tutti”

Trasparenza per le produzioni agroalimentari, un impegno a proseguire la battaglia per garantire informazioni ai consumatori che parte dalla netta opposizione ai “semafori”, etichette che condizionano le scelte salutistiche lanciando però SOS fuorvianti che, per esempio, spingono a consumare olio di colza piuttosto che olio di oliva, oppure mettono bollini rossi sui formaggi e assolvono la Coca cola.

Per questo la Coldiretti vuole continuare a svolgere un ruolo da protagonista nella difesa di quello che definisce “un sano protezionismo culturale” a tutela delle tradizioni alimentari e della salute del consumatore che deve sapere se il formaggio che porta in tavola è fatto con cagliate lituane.

A questo proposito è indicativo che due 2 persone su 3 affermano di aver paura delle frodi e delle contraffazioni a tavola perché al danno economico si aggiungono i rischi per la salute.

Un risultato che arriva dall’indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione del convegno organizzato dall’Arma dei Carabinieri sul tema “Salute e Agroalimentare: dalla sicurezza più qualità”.

“La contraffazione alimentare – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – è un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro i quali spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza”.

Non è un caso che di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare più della metà italiani (51%) chiedono che venga sancita la sospensione dell’attività.

“La fondamentale attività messa in campo dalle forze dell’ordine va accompagnata dalla revisione delle leggi sui reati alimentari perché proprio l’agricoltura e l’alimentare sono considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana delle persone, sia in termini economici che salutistici”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.

Il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo è salito ad oltre 100 miliardi con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un fenomeno che rischia di moltiplicarsi con le nuove guerre commerciali a partire dai dazi Usa nei confronti dell’Unione Europea già colpita dall’embargo russo per una serie importanti di beni perché favorisce la produzione di imitazioni locali, dal parmesan statunitense alla mozzarella “Casa Italia” russa.

La presunzione di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori sui mercati internazionali dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo.

“Tra le iniziative realizzate per contrastare i fenomeni della contraffazione e delle frodi nel settore agroalimentare, Coldiretti ha fornito un contributo decisivo nella raccolta di 1,1 milioni di firme tra i cittadini europei per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti nell’ambito della petizione europea “Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo). Nella sola provincia di Alessandria sono state raccolte, lo ricordiamo oltre 20.000 firme”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.