Le cartoline dipinte a mano e Alessandria [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

 

Chi, come me, è appassionato di cartoline antiche si sarà imbattuto – prima o poi, durante il corso delle sue ricerche – in cartoline dipinte a mano.

I soggetti relativamente più comuni che si possono reperire sono costituiti da leziosi paesaggi in serie rappresentanti le quattro stagioni, da cartoline augurali di Buona Pasqua e Buon Natale, da monumenti e palazzi di città varie.

Per incominciare occorre esser chiari sul significato di cartolina dipinta a mano.

Comunemente la tecnica usata per questo scopo è quella detta del pouchoir.

Il pouchoir consiste innanzitutto nella realizzazione di un’illustrazione da colorare. Contrariamente a quel che comunemente si potrebbe pensare non si usano pennelli ma stampini ritagliati e sagomati. Stampini realizzati con cartoncino impermeabilizzato da paraffina o con sottilissime lamine di rame o di zinco. Sono necessari tanti stampini quanti colori è necessario stendere sulla cartolina per terminare l’opera.

Ogni sagoma ritagliata viene intinta nel colore per cui è stata creata e – una volta asciutti i colori stesi in precedenza – appoggiata alla cartolina in maniera che deponga il proprio sottile strato di pigmento. Per completare la cartolina sono necessarie quasi sempre almeno una decina di sovrapposizioni di diverse tinte.

Si tratta di una tecnica molto sviluppata in Giappone e riscoperta da alcuni disegnatori del primo Novecento: Barbier (francese), Brunelleschi (italiano) e da quello che forse è il più noto ed il più dotato di fantasia e di una grande abilità artistica. Sto parlando del disegnatore Meschini.

Giovanni Meschini a mio parere è stato uno degli autori più prolifici e più degni di considerazione nell’ambito delle cartoline dipinte a mano, lavorando a questa attività tra gli anni 1916 e 1938.

Nato a Roma nel 1888, dopo studi artistici diventò professore di disegno e calligrafia, iniziando la sua vita lavorativa come illustratore di bozzetti per cartoline.

Meschini, dopo la parentesi dell’insegnamento, iniziò a fornire alla casa editrice Alterocca di Terni, bozzetti per le cartoline. Le tematiche illustrate con quei soggetti risentivano dell’atmosfera che si respirava agli inizi del secolo: Pierrot, odalische, donnine eleganti vestite alla moda, donne a cavallo, donne con cani, Italia futura (cartoline umoristiche), satiriche (sulla Prima Guerra Mondiale).

Aprì uno studio specializzato nella produzione di cartoline, la Ars Nova, utilizzando proprio la tecnica sopradescritta, realizzando lui stesso a penna il disegno per i clichés.

Per non andar troppo fuori dal seminato conviene tornare sul sentiero intrapreso e che riguarda le cartoline dipinte a mano.

Giovanni Meschini muore a Roma nel 1977.

Oggi ne propongo due. Una di Meschini – molto graziosa, prodotta dalla Ars Nova – e spedita nel 1935 e l’altra raffigurante uno scorcio della nostra Alessandria.

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Per quella di Meschini – colorata a mano – non possiamo far altro che ricordare quanto scritto poco sopra ed osservare la scenetta: il romantico incontro di due innamorati al chiaro di luna. Un giardino solitario e dal gusto dannunziano è teatro dell’abbraccio dell’elegante coppia. Lei in un sontuoso e delicato abito lungo e lui, quasi nascosto dal fastoso abito femminile, addirittura in vestito nero con tanto di papillon. La grande luna alta nel cielo sta ad osservare l’idillio.

Questa cartolina reca al verso le annotazioni di alcuni particolari narrati poco sopra.

Per quanto riguarda Alessandria dobbiamo far rilevare che questa città ha dovuto attendere molti anni prima di avere anch’essa una produzione di “cartoline dipinte a mano”. L’esemplare che propongo rappresenta un angolo di Piazzetta della Lega ed appartiene ad una serie di almeno quattro differenti tipi di vedute cittadine. Le altre cartoline della stessa serie rappresentano Piazza della Libertà, un Panorama visto dal campanile del Duomo e infine Piazza Garibaldi vista dall’alto di un palazzo di Corso Crimea.

Occorre sottolineare che la denominazione di alcune vie permette di collocare questi soggetti sicuramente tra il 1945 ed il 1953. Questa serie è prodotta dallo Stabilimento Cav. R. Picchiante di Terni per conto della ditta distributrice C. O. – A., (Cartoline OnetoAlessandria).

L’annotazione Vero acquerello dipinto a mano – se vogliamo esser precisi – non è esatta. L’acquerello è una tecnica artistica che sfrutta le trasparenze delle delicatissime pennellate acquose; in questo caso invece possiamo affermare che sia più giusto parlare di tecnica a tempera. Infatti il colore è denso e le sovrapposizioni di tinte risultano coprenti e non trasparenti.

Le scritte al verso di questa cartolina asseriscono trattarsi di Produzione Italiana.

Se osserviamo attentamente le diciture notiamo un piccolo errore nella descrizione del luogo rappresentato in cartolina: Via A. d’Aosta e Piazzetta della Lega. Non mi risulta, infatti, che l’attuale Via dei Martiri sia mai stata denominata in questo modo.

In passato ha avuto le denominazioni di Rugata Porticum, poi Contrada Larga, in seguito Rue Napoléon e poi ancora Strada Larga, per arrivare, fra gli anni 1876 e 1900, con la denominazione di Corso Roma e per finire, dal 1900 alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con Via Umberto I°.[1]

Quattro cartoline, se vogliamo, dal gusto discutibile e relativamente semplicistiche.

In ogni caso anche Alessandria può vantare delle cartoline fatte a mano e soprattutto a colori, contrariamente a chi vuole che questa città sia… perennemente grigia, come la fa apparire spesse volte la sua nebbia invernale.
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[1] Per approfondimenti sulla denominazione dei luoghi confronta Claudio Zarri in Tipografie, accademie e uffici d’arte / aspetti di storia alessandrina. BCA Studi e ricerche 2.