In primis fu Porta di Genova, successivamente Porta di Savona e quindi… Piazza Garibaldi [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti

 

Alessandria e la sua storia. Una storia affascinante grazie alla testimonianza che ci viene dagli scritti lasciati dal cronista Piero Angiolini e quello odierno, sotto pubblicato in grassetto, non è altro che un aggiornamento ricavato “spolverando” uno dei suoi articoli. Affascinante dicevamo, soltanto come lo può essere una città che vanta una storia che porta il 3 maggio 1168 come data ufficiale della sua fondazione. Ovviamente la nostra città non è sorta come d’incanto in quella data, infatti, la nostra città esisteva già ancor prima della sua fondazione ufficiale, o meglio, fra il 700 e l’anno 1000 quando sorsero, sparsi nelle terre circostanti, i centri abitati che successivamente diedero vita al nucleo fondativo di Alessandria.
Le otto località che contribuirono all’origine di Alessandria furono: Gamondium (Castellazzo Bormida), Marenghum (Marengo), Bergolium (Bergoglio), Roboretum (Rovereto), Solerium (Solero), Forum (Villa del Foro), Vuilije (Oviglio) e per finire Quargnentum (Quargnento).
La storia di Alessandria non è mai stata facile tant’è vero che, come le città di quell’epoca, dovette essere fortificata per meglio difendersi, ed ecco allora sorgere le mura per proteggere la città sia sulla sponda sinistra del Tanaro, dove sorse Borgo, quanto sulla sponda destra, dove fu realizzata la nostra Alessandria, entrambe unite da un ponte coperto (1). Il dipinto è attualmente esposto in Sala Giunta, al primo piano del nostro Municipio.
Indispensabili furono quindi le Porte dalle quali poter entrare o uscire. Infatti, sono cinque le porte di cui disponeva Alessandria e due quelle di Borgo per cui abbiamo, in senso orario: Porta di Marengo, Porta di Genova (poi Porta Savona), Porta di Sotella, Porta degli Orti e Porta Ravanal.
Borgo invece dispone di due sole porte di accesso: Porta delle Vigne e Porta di Asti.
Un particolare da sottolineare riguarda l’esistenza di due fortificazioni situate all’interno della stessa fortezza di Alessandria. Una di grandi dimensioni a difesa di Porta di Marengo e della quale poco si sà, ed un’altra decisamente più piccola, della quale sappiamo ancor meno, posta a difesa della Rocchetta, come indicato dalla piantina di Alessandria del 1650 (2) dell’amico Gianni Cellè, ossia un’altra piccola fortezza chiaramente destinata a difendere l’accesso al ponte coperto sul Tanaro.
Soltanto dopo il 1834 la nostra città iniziò ad abbattere i bastioni (l’ultimo cadde a partire dal 1963) con l’edificazione dell’Istituto Tecnico A. Volta (sorto in prossimità di quella che fu Porta Ravanal (3) situata al fondo di via Mazzini. Salva invece, la fortificazione sulla sponda sinistra riguardante Borgo (l’odierna Cittadella) in quanto la si vorrebbe valorizzare almeno a fini turistici, ma purtroppo la sua esistenza risulta piuttosto travagliata, in primis per motivi economici (cronica scarsità di fondi.) ma anche politici (a tutt’oggi non esiste una chiara programmazione riguardo la destinazione d’uso).
Detto questo non possiamo evitare di fare un confronto con le opere realizzate dai nostri antenati quando, 170 anni fa (anno più, anno meno), decisero di realizzare la prima linea ferroviaria del Piemonte costruendo la linea ferroviaria Torino- Genova. Era il 13 febbraio 1845. In quell’epoca non esistevano né ruspe né camion, ma soltanto vanga, badile e carri, tanti carri trainati dai cavalli.
Malgrado questo – come ci ricorda Diego Vaschetto, geologo ma anche scrittore in una delle sue pubblicazioni – nel settembre del 1848 fu possibile completare un primo tratto di 8 chilometri che congiungeva la modesta stazione torinese di Porta Nuova con Trofarello, dopo aver attraversato il Po presso Moncalieri su di un ponte ferroviario in muratura a più arcate (4).
Alessandria fu raggiunta il primo gennaio 1850 e Novi Ligure poco più tardi, con l’aggiunta di altri 56 chilometri di linea. Nel febbraio del 1852 il tracciato arrivò ad Arquata Scrivia per una lunghezza totale di 124 chilometri grazie all’entrata in servizio di nuove potenti locomotive che erano in grado di completare l’intero tragitto in sole 3 ore e 40 minuti. Particolare da sottolineare riguarda il fatto che tutta la linea ferroviaria sorse, fin da subito, su doppio binario.
Fu grazie alla stazione ferroviaria (5) degli anni ’60, nota all’epoca come “l’Imbarcadero”, che vennero intensificati i rapporti commerciali e di conseguenza anche Alessandria vide sorgere gli attuali giardini valorizzando le attività sorte nella nuova Piazza Garibaldi, così come i negozi di Corso Roma, mentre Porta Savona (ex Porta di Genova) spariva diventando un semplice passaggio a livello in attesa di un cavalcavia.
Attualmente l’area ai piedi del cavalcavia è confinante con la ferrovia, ed è occupata da un distributore di benzina e dal circolo “Bocciofilo”, ma ci fu un tempo che ospitava la palazzina con il vecchio “Stabilimento Bagni” (6) che si affaccciava su spalto Borgoglio, dietro al quale scorreva il Canale Carlo Alberto, come chiaramente indicato anche nella foto di autore ignoto.
  1. Ponte coperto – Proprietà Comune di Alessandria
  1. Pianta topografica di Alessandria del 1650 – Foto di Gianni Cellè
  2. Porta Ravanal – Foto di Domenico Picchio su “Alessandria dal 1900 al 1940”
  3. Ponte ferroviario del 1848 – Autore ignoto
  4. Prima stazione ferroviaria di Alessandria – Foto del 1931 di Domenico Picchio.
  5. Stabilimento Bagni – Autore ignoto.
____________________________________________________________
Da Porta Genovese a piazza Garibaldi
Sul finire del ‘600, lungo il giro dei bastioni, costruiti dagli spagnoli, cinque erano le porte di uscita dalla città: Porta Marengo (via Tortona) sul fianco dell’antica Cittadella, pure spagnola, poi vecchia piazza d’Armi ed ora piazza Matteotti; Porta Ravanale già Rezolia (v. Mazzini); Porta degli Orti presso S.M. di Castello; Porta Sotella presso S. Rocco da dove partiva la strada per Casale dei Bagliani, la stessa che ora passa sotto il ponte della ferrovia; Porta Genovese (Largo Marconi) al termine delle strade di S. Giacomo e S. Lorenzo che fin da allora si riunivano davanti la porta stessa.
Chi invece usciva da Valoria (Piazza Tanaro) trovava dopo il ponte contro la Cittadella Nuova (ex Borgoglio), Porta delle vigne sulla strada per le colline di Valenza. Si ha poi notizia di una porta S. Andrea (via Gramsci) chiusa nel ‘600 e mai più riaperta. Fra tutte le Porte al di quà del Tanaro, quella Genovese era la più importante; quivi nel 1391 si combatteva la famosa battaglia vittoriosa contro ilfrancese d’Armagnac, ricordata dalla Chiesa di S. Giacomo della Vittoria costruita appunto presso la Porta, sulla strada volgarmente detta della Vittoria. Quando Napoleone stabiliva dopo il 1800 nuove fotificazioni, i bastioni di Porta Genovese, già chiamati di Savona, rimasero ancora sulla linea della vecchia Circonvallazione (Corrso Crimea e Cento Cannoni) linea seguita anche dal Canale Carlo Alberto, ripreso nel 1833 da un antico “Betale”.
Da questa parte della città il limite delle case giungeva alla chiesa di S. Giovannino; via Roma, allora Strada della Fiera Nuova, non aveva nessuna importanza ed era unita a Porta Savona da una viuzza trasversale che i francesi battezzarono “Rue Dante”. Un ricordo di questa viuzza è ancora dato dal muro divisorio della casa a metà di via Caniggia che ha il cortile proprio sulla via stessa. Passano intanto gli anni nel 1856 i bastioni sono allontanati alquanto; già prima del 1853, si era inaugurato l'”Imbarcadero” (ferrovia) e in appresso sorsero nella zona i giardini pubblici. Via Roma assunse diverso aspetto e sviluppo; grazie alla ferrovia, il movimento cittadino poco a poco si orienta verso questa parte di Alessandria; si aprono negozi e botteghe e nel raggio di soli 100 metri si contano ben sei ristoranti: Parigi, Torino, Vittoria, Imbarcadero, Venezia e Giardino. Porta Savona diventa un semplice passaggio a livello là dove oggi vediamo i bagni municipali; pssaggio incomodo tanto che nel 1882 si sente la necessità di gettare sui binari un ponte in ferro e nasce così il primo cavalcavia accanto al Dongione.
Nel 1887 si decide il trasporto del canale lungo l’odierno corso Borsalino con relativo salto e abbassamento per impedire i frequenti allagamenti di un tempo; segue poi la sistemazione alquanto laboriosa, dei giardini e vengono tracciati i due corsi Crimea e Cento Cannoni. Sgombrati i vecchi bastioni in fondo alla via Roma si forma una piazzetta che ha per lato la via Caniggia di oggi; il popolo la dice ancora piazza Savona anche se intitolata a Garibaldi. Nel 1890 l’ing. Straneo del Municipio, presenta il progetto della nuova piazza e subito si inizia la costruzione del primo palazzo Taverna che viene detto della Meridiana dal Caffè aperto sotto i portici. Il lato nord si completa lentamente nel 1896; invero soltanto da due anni si era demolita di fronte, una vecchia polveriera. In un ventennio o poco più la bella piazza è compiuta e a detta dei forestieri, col complesso dei suoi giardini, costituisce un ingresso di grande effetto. E’ ancora intitolata a Garibaldi, ma continua a dirsi dai vecchi di Savona e a proposito il “Matamoro”, giornale del tempo così scrive il 2 aprile 1896: “Aveva prima Alessandria una bella piazza che ricordava ai posteri il caro e glorioso nome di Garibaldi e se la vide mangiar di colpo dall’attuale palazzo della Meridiana. A poco per volta Garibaldi andrà ad attestare la riconoscenza Alessandrina, fuori dai bastioni!”.
Piero Angiolini