Addio a Franco Ercolani, figura di spicco nel mondo dei trasporti e della logistica, ma quasi sconosciuto ad Alessandria [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Addio a Franco Ercolani, ingegnere alessandrino, 92 anni, esperto nazionale e internazionale di logistica e già presidente di Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia, oggi è una fondazione). Una figura di spicco nel mondo dei trasporti e della logistica, quella di Ercolani. Che ha lavorato per decenni, in Italia come all’estero, contribuendo a ridisegnare modelli di intermodalità e di trasporto. Lo ha fatto guardando sempre al merito dei problemi, grazie a una capacità di visione e analisi quasi unici.

Franco Ercolani non ha mai smesso di lavorare. Ormai in pensione era ancora un punto di riferimento per esperti e operatori del settore. Ancora poche settimane era impegnato su un progetto insieme a Eugenio Muzio, amministratore unico della Combitec di Segrate (società di consulenza nel settore della logistica e del trasporto merci con particolare riferimento all’intermodalità terrestre e marittima) e per molti anni direttore generale di Cemat, la società nazionale per il trasporto combinato strada-rotaia di cui le Ferrovie dello Stato erano l’azionista di riferimento col 33,5 per cento dell’azionariato (il resto era suddiviso tra i vari operatori del settore) per la quale Ercolani ha lavorato per decenni, senza mai ricercare la ribalta.

Era così riservato che sul profilo Linkedin si legge ancora “pensionato, ex consulente”. Eppure questo alessandrino, di cui Alessandria sapeva nulla, è stato uno dei personaggi che maggiormente hanno saputo scrivere la storia nazionale del trasporto, in particolare su rotaia. E senza dimenticare le progettualità internazionali, come quelle per il porto di Rotterdam, oppure i lavori svolti negli Stati Uniti.

L’ingegnere alessandrino non si è mai tirato indietro di fronte alle sfide. Come quella di Slala. La prima presidenza di Franco Ercolani, nel 2003, aveva cercato di fare capire che i progetti avrebbero potuto avere possibilità di successo a patto che fossero coinvolti subito, con competenza e autorevolezza, i ‘detentori del carico’ (armatori, terminalisti), ovvero coloro che decidono i percorsi, anche terrestri, del container dal porto alla destinazione finale. Ma non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire e ben presto quel percorso è stato abbandonato per imboccare progettualità molto ‘politiche’ e molto meno economiche al punto che prima Slala viene trasformata in fondazione e poi arriva sul punto di essere liquidata. Poi arriva, all’ultimo momento, l’estremo tentativo che coincide con la nomina di Cesare Rossini. Si apre così un nuovo corso per la fondazione alessandrina cui Ercolani guardava con interesse, senza mai smettere di documentarsi, studiare, confrontarsi con la stessa curiosità e passione con cui aveva iniziato a lavorare.