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ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

Ma esistono soltanto delle conseguenze ambientali per effetto dei cambiamanti climatici e del surriscaldamento globale? O non piuttosto, quasi più gravi dal punto di vista dell’impatto sociale, anche una serie in crescita proporzionale di disturbi psicologici e  mentali, gravi, provocati proprio dal clima che sta impazzendo?

È proprio così, pare. Uno studio del Massachusetts Institute of Technologyche ha seguito l’andamento psicologico e psichiatrico di oltre 2 milioni di cittadini statunitensi per 10 anni, mettendolo in relazione con i dati meteorologici sulle oscillazioni del clima nelle aree in cui vivevano, lo conferma in tutto e per tutto. Le informazioni provengono dal “Sistema di Sorveglianza Usa per la prevenzione dei fattori di rischio comportamentali”, la più vasta banca dati al mondo in materia.
I ricercatori del MIT che hanno condotto l’indagine, hanno osservato come, a fronte del generale aumento di un grado Celsius, le patologie psicologiche di media entità sono salite del 2%. Le malattie rilevate includono: depressione, stati di ansia, insonnia, paure, malesseri psichici generalizzati. E non di meno suicidi e ospedalizzazioni per depressioni gravi.
Il rapporto pubblicato su “PNAS”, ha anche studiato gli effetti di precipitazioni intense nel corso di 30 giorni sull’umore, rilevando che le piogge insieme a un caldo più intenso del normale peggiorano gli stati depressivi e la salute mentale.

Il team guidato da Nick Obradovich ha voluto anche analizzare l’effetto dell’uragano Katrina – legato anch’esso al cambiamento climatico – sulle persone che vivevano nell’area: tra queste i disturbi mentali sono saliti del 4%. A confermare gli esiti dello studio è stato Jonathan Patz, direttore del “Global Health Institute” dell’universita’ dell’ Wisconsin. Una ricerca condotta per 17 anni dallo stesso Patz, ha verificato un incremento dei suicidi e dei tentativi di farsi del male a fronte di fasi di caldo piu’ intenso della norma.

Altro dato rilevante riguarda le precipitazioni di carattere intenso che hanno investito i luoghi osservati. Come scrivevamo più sopra, dove questi fenomeni hanno avuto una durata superiore ai 30 giorni, si sono riscontrati cambiamenti umorali notevoli in tanti soggetti valutati. Piogge frequenti e caldo intenso peggiorerebbero quindi lo stato depressivo, e letti questi dati dal basso Piemonte, regno delle nebbie e delle alluvioni a tradimento, sembra la scoperta dell’acqua calda.

Da sempre l’uomo ha cercato di spiegare i cambiamenti umorali derivati da quelli climatici. Esiste perfino una teoria del clima, secondo la quale i popoli del Nord, come per esempio gli Scandinavi, soffrirebbero maggiormante di depressione e chiusura relazionale. Proprio a causa del clima in cui vivono.

Come riporta Enzo Verrengia su “Globalist”, https://www.globalist.it/life/2017/09/11/apocalittici-contro-scettici-cosi-i climatologi-si-fanno-la-guerra-2011255.html, lo scrittore James Ballard, morto nel 2009 e autore di profetici romanzi sul clima deteriorato (Terra Bruciata, Mondo sommerso, Il vento dal nulla), ebbe a dichiarare in occasione delle mutazioni climatiche allora solo all’inizio: «Non immaginavo l’effetto serra, ma ero colpito dal comportamento degli europei: in Cina le alluvioni dello Yangtse facevano ogni anno migliaia di morti, nei Caraibi gli uragani spazzavano le popolazioni, e in Europa la gente si godeva una vita piacevole, benché la guerra fosse finita da poco. Ho pensato: che succede se anche l’Europa è colpita da un clima violento come in Cina, in India, in Africa?» E ancora: «La gente parla molto del clima, del Sahara che può valicare il Mediterraneo ed entrare in Italia e in Spagna o degli effetti devastanti sull’agricoltura. Ma a me interessa di più il mutamento psicologico. Mi chiedo: gli europei credono di mantenere il loro stile di vita borghese costruendo un muro più alto in fondo al giardino o ammucchiando sacchetti di sabbia? È un’illusione, la natura è troppo forte: le alluvioni che vediamo negli Stati Uniti già cominciano a infierire sull’Europa. E se i ghiacci si scioglieranno, le città costiere saranno allagate. Londra diverrà come Venezia. E la psicologia cambierà, la gente sarà intimorita, chiederà aiuto, vorrà vigilantes e guardiani. La psicologia della paura prenderà il sopravvento, ci sarà la caccia al capro espiatorio, si perderà il senso della comunità, perché molti resteranno senza casa e senza lavoro e diverranno vagabondi. Una situazione da Medioevo. La società è più fragile di quanto pensiamo».

Vale a dire che l’immaginario di uno scrittore, in questo caso un maestro, contiene già al suo interno germi di futuro e bozze di risposta. Auspicabile allora un’alleanza operativa di climatologi e scrittori, ovvero l’arte al servizio della scienza.