Ravazzi (Lega): “Alessandria città normale, ma anche solidale e positiva. Ecco come nel 2020 il recupero del territorio sarà leva di sviluppo”

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di Ettore Grassano

 

Questa casa era la vecchia Poligonia, che dà il nome alla via: appartiene alla mia famiglia dal ‘700, e ai primi del Novecento qui dietro ci giocavano anche i Grigi. Sono cresciuto qui agli Orti, nel verde, fra animali di ogni tipo, e con uno zio geniale ed eccentrico, che mi ha trasmetto l’amore per la natura”.

Gianni Ravazzi, creatore e motore del progetto ‘Alessandria città normale’, è personaggio che meriterebbe un libro, non una semplice intervista. 56 anni, avvocato mancato (‘dopo il Classico mi sono iscritto a giurisprudenza perché volevo provare a mettere il naso fuori dal mio piccolo mondo di alberi, piante, animali: ma è durato poco!”), Ravazzi ha pubblicato una settantina di libri, ha svolto ricerche etologiche in mezzo mondo, è stato a lungo collaboratore delle Università di Torino e di Bari, ed è uno dei massimi esperti internazionali di pappagalli. Ma non ha mai staccato la spina dagli Orti: il suo piccolo mondo antico, come ama dire lui. Dal 2017 consigliere comunale della Lega a Palazzo Rosso, Ravazzi ha preso l’impegno molto sul serio, e sia sul fronte del recupero ambientale e della messa in sicurezza dei fiumi, sia su quello dell’integrazione sociale, sta sviluppando progetti che finora sono stati forse poco enfatizzati, ma che davvero guardano avanti, verso un rilancio (“di Alessandria città, ma anche di tutto il territorio fluviale del bacino del Tanaro, coinvolgendo 33 comuni”) di medio lungo periodo che vale la pena raccontare.

Consigliere Ravazzi, la sua vita sembra un romanzo: la politica è solo una passione dell’età matura….
Non sono un politico: sono un alessandrino che ama profondamente la sua città. Qui ci sono le mie radici, la storia della mia famiglia. Non ho figli, per cui ci tengo particolarmente a dare in questi anni, per quel che potrò e riuscirò, un contributo concreto alla nostra comunità. E, insieme al sindaco Gianfranco Cuttica Di Revigliasco, che è un amico e una persona di grande cultura e intelligenza, abbiamo individuato questi due filoni: sociale, e ambiente. ‘Vai Ravazzi, hai carta bianca’, mi ha detto: ma non è così, stiamo facendo un grande gioco di squadra, e spero che gli alessandrini se ne accorgano.

Partiamo dal sociale: “Alessandria città normale”, e non solo città del dissesto, delle emergenze alluvionali, o delle disgrazie….
Eh sì: di finire nelle cronache nazionali soltanto per episodi negativi ci siamo anche un po’ stufati, non crede? Siamo partiti, la scorsa primavera, con un’iniziativa che sarebbe dovuta durare pochi giorni, di pulizia delle fioriere del centro città. Ma subito ci siamo resi conto del potenziale del progetto, che è cresciuto e ha coinvolto una serie di soggetti, e si è articolato in diversi filoni. Il principio è uno solo: cosa ognuno di noi può fare per rendere Alessandria un po’ più pulita, in ordine, vivace? E perché non provare a coinvolgere anche, oltre ai volontari dell’associazione RNA – Natura e Ragazzi, che si occupa del Giardino Botanico, anche richiedenti asilo, e carcerati? Così si è fatto, e i risultati del primo anno sono stati eccellenti: e in primavera si riparte.

Ma come Ravazzi? La Lega che valorizza i richiedenti asilo? E poi pure i galeotti? Non vi hanno contestato nessuna invasione di campo?
(sorride, ndr) Qualche resistenza sotto sotto l’abbiamo anche percepita, anche se certamente non da parte dei ragazzi coinvolti, che sono stati entusiasti. Chi conosce me, il sindaco Cuttica e la Lega di Alessandria sa bene che per noi è assolutamente normale lavorare per l’integrazione delle persone perbene, con voglia di fare. E pure dare una possibilità di reinserimento reale a chi ha compiuto reati: che poi dovrebbe essere lo spirito dell’intero sistema carcerario. Non la semplice espiazione della pena, ma il recupero sociale delle persone.

Andiamo per ordine: quante fioriere avete ‘recuperato’?
Intorno alle 350 fioriere pubbliche, e circa 200 150 di privati (sempre gratuitamente), che hanno acconsentito. Chiariamo: qualcuno che ci ha detto no grazie c’è stato, così come non è mancato chi si ci ha negato l’utilizzo dell’acqua quando l’abbiamo chiesta per innaffiare. Ma la gran parte degli alessandrini ci ha sostenuto con entusiasmo: chi si fermava a congratularsi, altri offrivano la colazione ai nostri ragazzi. Che erano sia richiedenti asilo della Cooperativa Social Domus e del Consorzio Abc, sia volontari del Giardino Botanico e ragazzi del servizio civile impegnati presso il Girdino Botanico, tutti formati con passione e competenza dall’amico Angelo ranzenigo che del Girdino è il curatore. La parte più bella dell’esperienza è stata il vedere come tutti i ragazzi abbiano lavorato con grande spirito di squadra, cosa che ha permesso al progetto di continuare fino ad oggi. Ora ci si ferma per la stagione invernale ma cercheremo di ripartire con rinnovata energia all’arrivo della bella stagione. Ovviamente con una rotazione dei volontari, perché qualcuno si è trasferito, qualcun altro ha trovato lavoro, come giusto che sia.

Seconda parte del progetto?
La seconda parte del progetto è stata quella realizzata nell’ambito dell’Uepe, ossia con coloro che stanno scontando pene alternative al carcere: classico esempio, gli arresti domiciliari. Siamo dovuti partire ‘al ribasso’, poiché abbiamo avuto a disposizione, non per mancanza di volontari interessati ma per questioni burocratiche, meno persone del previsto. Così ci siamo limitati, per quest’anno, ad interventi di pulizia (a supporto, non in sostituzione delle cooperative che se ne occupano professionalmente) di un’area specifica del cimitero monumentale cittadino. Ma se tutto va come speriamo, nei prossimi mesi partiremo con un servizio esteso a tutti i cimiteri dei sobborghi, in ognuno dei quali vorremmo che ci fossero, in determinati giorni e orari, due persone a disposizione delle persone anziane o con disabilità, per aiutarli a sistemare i fiori, pulire le tombe, sistemare vasi e così via.

Alessandria città normale 3.0, invece, è la collaborazione con i due carceri cittadini?
Esattamente. Per ora siamo partiti con il Don Soria, lavorando con detenuti che sono verso il fine pena, e hanno mostrato forte motivazione al reinserimento sociale: si è avviato un progetto di recupero della piazza antistante il carcere, in collaborazione con chi gestisce il negozio SocialWood. Il progetto è coinvolgere anche detenuti del Gaeta (il carcere di San Michele, ndr), e di lavorare su progetti di recupero anche di altre parti della città. Chi sconta la pena ha modo di frequentare, in carcere, corsi di formazione professionale che vanno dal giardinaggio, alla cucina, alla falegnameria. Noi intendiamo offrire a queste persone la possibilità di mettersi alla prova, in vista di un pieno rientro alla vita civile, e lavorativa. Naturalmente è un percorso complesso, che prevede verifiche, autorizzazioni, controlli. Per questo occorre lavorarci con serietà, e gradualità.

Ed eccoci al secondo filone consigliere Ravazzi, l’ambiente. Nei mesi scorsi abbiamo subito un maltempo pesante, alluvioni che hanno purtroppo comportato, nel bilancio finale, anche due vittime in provincia. Lei ha vissuto la disastrosa alluvione di 25 anni fa, qui agli Orti?
In pieno: avevo finito di restaurare casa mia da pochi giorni: un tempismo straordinario. Ho dovuto ricominciare da capo, e per quattro o cinque anni di fatto di questo mi sono occupato: con l’appoggio e la solidarietà di molti, alessandrini e non.

Oggi gli Orti sono più sicuri di allora? Lei è stato favorevole all’abbattimento del ponte Cittadella, e alla realizzazione del Meier?
La sicurezza assoluta, quando si vive sui fiumi, non esiste. Ma oggi certamente il territorio è gestito con più consapevolezza rispetto ad allora, così come sono stati messi a punto migliori meccanismi di gestione dell’emergenza. Per quanto riguarda il ponte, dal punto di vista architettonico continuo ad apprezzare il mattone, e mi si è stretto il cuore all’abbattimento del Cittadella. Ma dal punto di vista della sicurezza è servito: chiaramente servirebbe a poco allargare e pulire gli argini, se poi ci fosse un ponte che fa da tappo, da imbuto…

A proposito di pulizia dell’alveo del Tanaro dai detriti: grazie alla sua determinazione sembra che si siano reperiti i fondi necessari ad un intervento drastico, per ripulire il tratto di fiume fra il ponte Ferrovia e il ponte Autostrada. Quando si parte?
A gennaio, subito dopo le feste, maltempo permettendo. Certamente sono stato tenace, sempre con il sostegno del sindaco Cuttica, che mi ha autorizzato a procedere. Per fortuna ho trovato in Aipo un interlocutore, l’ing. Mille, decisamente attento, responsabile e corretto. Carte alla mano ha compreso pienamente la situazione, è stato qui per un sopralluogo, e ha individuato le risorse per un primo intervento di rimozione di 25 mila metri cubi di materiale, che però è solo il primo step. Complessivamente l’obiettivo è arrivare prima a 50 mila, poi a 75.000-100 mila metri cubi, in funzione di quanto necessario anche per i relativi lavori di risistemazione spondale. Il tutto, precisiamolo, a costo zero per il nostro comune, e con un investimento importante da parte di Aipo.
Come richiesto dalla legge, prima si sono dovuti espletare due bandi, andati entrambi deserti, uno per vendere e l’altro per regalare il “materiale litoide” che gli interessati avrebbero dovuto prelevare a proprie spese. Poi AIPO ha potuto intervenire direttamente. A questo punto se si fosse dovuto poi smaltire questo materiale in discarica i costi sarebbero praticamente raddoppiati, ma per fortuna siamo riusciti a trovare chi, ricevendolo in regalo e senza costi di escavazione e trasporto, ha dato la sua diponibilità a riceverlo.

 

 

Ma c’è dell’altro, consigliere Ravazzi: il 2020 sarà l’anno della Coesione Territoriale fra i comuni del Bacino del Tanaro…..
Un progetto che è solo ai primi passi, ma che ha potenzialità enormi sul fronte del recupero ambientale, ma anche del rilancio dell’economia del territorio, a partire dalla ricezione turistica, dell’industria green, delle energie rinnovabili e tanto altro. Tutto parte dai Progetti Europei finanziati: poiché molte risorse ci sono, per lo più a fondo perduto peraltro, ma giustamente solo a fronte di progetti seri, solidi e di ampio respiro, occorre proporsi non come singolo comune, ma come area vasta, e omogenea. Per questo abbiamo pensato al Bacino del Tanaro, dall’astigiano fino a Isola Sant’Antonio e Molino dei Torti. In un anno ho partecipato a circa 120 incontri, per spiegare senso e modalità del progetto a tutti gli amministratori locali coinvolti e ad altri player coinvolgibili: Enti, Aziende partecipate e private, singoli imprenditori, ma anche semplici cittadini cha abbiano a cuore il proprio territorio. Il risultato è che siamo riusciti a dare vita appunto al progetto di coesione territoriale del Bacino del Tanaro, a cui hanno aderito 33 comuni del bacino fluviale. Alessandria, che è il comune più grande sarà il capofila di questa impegnativa avventura.

Concretamente, cosa succederà?
In Italia siamo i primi ad affrontare questa sfida. E’ un percorso tutto da sviluppare, mettendo a punto progetti, iniziative, partnership pubblico private che consentano la valorizzazione di questo specifico territorio, in un’ottica di valorizzazione economica e sociale. Dipende da noi insomma riempire di contenuti uno scatolone vuoto, dalle enormi potenzialità. Ci sono aree della Francia, un tempo ritenute depresse e in declino, che attraverso simili percorsi hanno saputo rilanciarsi completamente, in un’ottica di pieno rispetto dell’ambiente. Perché non dovremmo riuscirci anche noi?