Povera Italia, che disastro a Roma: ma a casa nostra non gettiamo la spugna! [Le pagelle di GZL]

Sabato Open Day al Vinci-Migliara di Alessandria CorriereAl 7di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

Giorni di feste ma anche di bilanci di fine anno: ritengo questo 2019 per niente entusiasmante per l’Italia, fra crisi reale che ‘morde’ sempre di più tra la gente, e un Governo ‘lunare’, sostenuto da partiti che da dieci anni si odiano e insultano, e hanno un unico obiettivo comune: evitare il voto, che sancirebbe in maniera netta la sconfitta sia del centro sinistra che dei 5 Stelle. Potrei rifilare una serie di 2 ai massimi esponenti delle istituzioni, e anche del Vaticano, ma a che servirebbe? Concentriamoci su quanto di buono, nonostante tutto e con risorse ‘al lumicino’, si sta cercando di fare a casa nostra. Sono convinta che l’unica nostra sperenza sia ripartire dal basso, dai territori. Se poi un giorno ci consentiranno anche di tornare alle urne, vedremo cosa pensano e vogliono davvero gli italiani. GZL

 

1) Alla Regione Piemonte per queste motivazioni: “Votata l’autonomia del Piemonte: un regalo per i piemonesi”. Dal 19 dicembre via libera dal Consiglio regionale del Piemonte alla delibera sull’autonomia differenziata. A favore del provvedimento la maggioranza di centro destra con Pd e Moderati. Si sono astenuti i consiglieri Luv (Liberi Uguali Verdi), mentre il Movimento 5 stelle non ha partecipato al voto. La Regione chiede allo Stato maggiore autonomia su alcune materie come politiche del lavoro e ambientali, sanità, beni culturali e altro, portando avanti un impegno della passata gestione Chiamparino che, ritenendo il Piemonte pronto per l’autonomia e per un regionalismo virtuoso ne aveva iniziato un percorso insieme alla Regione Liguria, dialogando anche con Lombardia, Veneto e presto, speriamo, Emilia Romagna. Questa maggioranza di centro destra ha iniziato da poco il suo cammino per governare la Regione: un percoro sicuramente in salita, sia per gli ingenti danni provocati dal maltempo, sia
per situazioni disastrose ereditate dal centro sinistra. Ma un bel 10 la maggioranza guidata da Alberto Cirio lo conquista perchè con intelligenza non butta nel cestino quel poco di buono fatto dalla giunta precedente, ma anzi decide di migliorarlo, e portarlo a termine. Annullare il pregresso è vezzo abituale della peggior politica, quella che pensa solo a punire la controparte e non esercita il nobile ruolo di gestire correttamente il bene pubblico.
Voto: 10

 

2) Alla Provincia di Alessandria, al suo Presidente e a tutto il Consiglio per il coraggio di resistere nell’amministrare questo importante e utile Ente, considerato che la Costituzione italiana prevede il più ampio decentramento amministrativo al fine di avvicinare il più possibile le Istituzioni alle esigenze concrete e locali dei cittadini, evitando accentramento di potere in Enti “distanti” dai problemi locali. Il caos sulle Province fu causato dall’ex ministro Graziano Delrio (Governo Renzi) e nonostante la bocciatura da parte del popolo sul Referendum Costituzionale che ha visto cadere la testa di Renzi la questione delle province è rimasta nel limbo, e la situazione peggiora sempre di più. I tagli alla spesa delle Province imposte da quel governo sono continuati con i governi successivi, e nessuno ha ripristinato la situazione, disinteressandosi delle pesanti conseguenze sui servizi ai cittadini, che le Province nonostante tutto hanno finora garantito con gravi difficoltà. Pensiamo alla manutenzione strade e scuole, da effettuare con le casse quasi vuote. Uno dopo l’altro questi Enti si ritrovano sull’orlo del dissesto, e i conseguenti ritardi nei pagamenti dei fornitori potrebbero mettere in difficoltà anche numerose imprese private. Intanto il Presidente Baldi e il suo Consiglio cercano di tirare avanti: “Approvato il bilancio: risparmi sul personale, mai così ridotto”.
Il massimo voto lo conquistano per non aver alzato ancora la “bandiera bianca” e consegnato le chiavi dell’Ente a Mattarella.
Voto: 10

 

3) Al Comune di Alessandria. E’ Stato un anno duro, difficile per Sindaco, Giunta, Consiglio tutto. Anche qui come per la Provincia bisogna riconoscere che non è facile riuscire a mettere insieme il “pranzo con la cena”. Le risorse per gestire la città con 16 sobborghi e corpose frazioni sono pochissime, e la politica rischia di fare da parafulmine anche ad una burocrazia di dirigenti e funzionari che non ha mai brillato per efficienza.
Tanto per non farci mancare nulla alla fine del 2019 Alessandria è precipitata all’83 esimo posto fra i capoluoghi di provincia per qualità della vita, secondo la classifica del “Sole 24 ore”. Sulle tecniche di rilevamento dati di queste indagine ci sarebbe peraltro da riflettere: ad esempio l’ISTAT i dati li raccoglie tramite una rilevazione che effettua presso i 109 comuni capoluogo di provincia ai quali viene richiesto di compilare i questionari on-line, quindi a quanto pare sono i “controllati” che autodenunciano la loro situazione.
Interessante la lettura di questo articolo di Enrico Sozzetti, soprattutto nella parte finale: “Alessandria, la qualità della vita, l’indagine del ‘Sole’ e i risultati che si fa finta di non vedere [Centosessantacaratteri]”.Checchè se ne dica, anche qui il 10 lo conquistano con la resistenza e la voglia di non gettar la spugna.
Voto: 10

 

4) La Chiesa (di casa nostra: il Vaticano è tutta un’altra storia) il massimo voto se lo conquista grazie al Parroco della frazione alessandrina di San Michele, Monsignor Don Ivo Piccinini. Don, come mi piace chiamarlo, è un pilastro della Chiesa non solo della comunità di San Michele, ma di tutta la città e oltre. E’ ricordato come il parroco della grande alluvione alessandrina del 1994, con la sua comunità disastrata, la sua Chiesa e tutto ciò che ha costruito a partire dall’oratorio. Don Ivo si è sempre rimboccato le maniche, e ha fatto molto per aiutare chi nel fango ha perso tutto senza clamore, con l’umiltà che lo contraddistingue. Quando lo conobbi pensavo fosse il classico parroco pastore di anime, ma sorpresa: Don era ed è di più, molto di più! parroco/sacerdote, difensore, tutore, “agenzia bancaria a fondo perduto”, insomma una specie di “associazione difesa e aiuto disperati” e una “succursale mod. Caritas”. Già alle ore 12.00 del mattino se un ladro cerca di derubarlo nelle tasche ci trova un desolante vuoto, tant’è che il ladro stesso per pena gli infila una moneta. Quanti poveri bussano e hanno bussato alla sua porta, trovando sempre aiuto e sostegno. Don Ivo è il modello di parroco di un tempo, quando la figura del prete era importante nella comunità: una figura rassicurante proprio per la molteplicità di impegno ed intervento. Don plurilaureato, di grande cultura e con una memoria planetaria, nonostante ciò è un uomo molto semplice, che sa rapportarsi a chi gli si pone davanti senza mettere la persona a disagio. Dice ciò che pensa senza timore reverenziale dei cosiddetti potenti. E’ molto amato ma so che è anche criticato, suppongo per pura invidia proprio perché amato. Don Ivo di questi tempi è rimasto nel suo ruolo di pastore della cristianità, non canta “Bella ciao” in Chiesa: i suoi canti sono quelli tradizionali di pace e amore, canti e musiche che hanno scaldato il cuore ai nostri progenitori fino ad arrivare a riscaldare in nostri.
Voto: 10