La Chiesetta Madonnina delle Grazie nel Cantone di Arzola [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
 
 
 
Questa volta parliamo di una parte della città che, per un motivo o per l’altro, è spesso ignorata! Scarsa la documentazione di quella parte di Alessandria se non potessimo attingere a quanto scrisse Piero Angiolini, ed è proprio grazie anche a lui se oggi parleremo del Cantone di Arzola.
 
 
Intanto diciamo cos’era e dov’era situato il Cantone di Arzola. Come dice lo stesso Angiolini, nel suo articolo (in grassetto) del 1953, era il quartiere, o cantone, meno ospitale della città ed era posizionato, nel quadrilatero composto da via Mazzini, spalto Marengo, via S. Caterina e via Venezia.
 
Fu proprio lì, accanto all’antica Porta Rezolia (1) (dopo il 1658, Porta Ravanale) situata in fondo a via Mazzini, che sorse, a partire dal 1778, l’Ospedale Psichiatrico San Giacomo di Alessandria, chiuso definitivamente nel 1978 in seguito alla sopravvenuta legge Basaglia.
 
Al suo interno, tuttavia, sono operative altre pubbliche istituzioni come, il “Centro di salute mentale dell’Asl” in via Venezia, oppure il “Centro Diagnostico Psicodiagnostico” che si affaccia su Spalto Marengo o il “Drop In”, in via Santa Caterina da Siena, per finire con l'”Ostello della Caritas” e l”Associazione Centro Down Alessandria Onlus” in via Venezia.
 
 
Ma, tornando a quel che fu il vecchio Cantone Arzola, ricordiamo la chiesa delle SS. Anna e Teresa, abbattuta nel 1951. Era situata in via Venezia, una ventina di metri, o poco più, dall’incrocio con via Mazzini, come testimonia una cartolina del 1905 tratta dalla pubblicazione di Tony Frisina “Ricordi Alessandrini” del 2008.
 
Un’altra pubblicazione, questa volta di Domenico Picchio, “Alessandria dal 1900 al 1940”, documenta invece la cancellazione del basso fabbricato d’angolo, ma quì siamo già nel 1930, in favore di un alto muro il quale, oltre ad ospitare manifesti pubblicitari, esibisce pure un vespasiano per soddisfare… impellenti esigenze…
 
L’unica testimonianza sopravvissuta dell’antico Cantone Arzola rimane la chiesetta Madonnina delle Grazie, la quale, come recita la targa posta sul fianco dell’ingresso, esisteva già nel 1613. Una chiesetta piccina, è vero, ma molto ben tenuta sia fuori che all’interno, com’è possibile vedere dalle foto a corredo dell’articolo. Si trova su via Mazzini, proprio di fronte all’imboccatura di via Bologna, e rimane accessibile tutte le mattine.
 
 1) Rezolia era il nome dell’antica Porta di accesso alla città. Ristrutturata e abbellita nel 1658 dal governatore spagnolo Ferdinando Garzia Ravanal, che la ribatezzò Porta Ravanale.
Il Cantone di Arzola
 
Circa cento anni fa, sul lato destro della via Mazzini, detta allora di Porta Ravanale, esisteva isolato e quasi sperduto, il “Cantone di Arzola” il più popolare e misero rione di Alessandria. Era costituito da un caratteristico gruppo di casupole disposte in fila unica e addossate le une alle altre come se le più basse, a un solo piano, facessero da sostegno a quelle a due piani e nessuna potesse reggersi in piedi da sola. Qualche balconata in legno dava al gruppo originalità e colore, grazie soprattutto ai gerani e garofani ahimè esposti in certi vasi che non è bene nominare.
 
Così si presentava “Arzola” il cui nome antico era “Rezolia” dato però all’intera parte della città; sappiamo che nel 1552 la Contrada fu risparmiata al triste sacco degli spagnoli per provvido intervento del Capitano alessandrino Pietro Andrea Inviziati. In tempi a noi più vicini, Arzola, alquanto rimpicciolito, si stendeva soltanto sul rovescio della via Venezia e precisamente del Convento di S. Teresa che fu già dei Carmelitani Scalzi e nel 1830, dopo la Restaurazione, dato ai Padri Cappuccini. Dietro al rione, all’altezza quasi dell’odierna via Bologna, correva una viuzza detta appunto di Arzola, che separava le case dal bastione di spalto Marengo.
 
Al Cantone, con la facciata sulla strada Ravanale apparteneva fin dal 1478, la ben nota chiesetta della Madonnina delle Grazie, ed è quanto rimane oggi dell’antico Rezolia: allora come oggi nel tempietto si riunivano a vespro le donnette del quartiere per la benedizione serale. Presso la chiesetta vi era la vecchia caserma detta della Rogna, indizio certo di una infermeria cavalli; ed è pure ricordato un cascinale detto Testera e, a chiusura della strada, la Porta Ravanale verso gli Orti, demolita nel 1868. I nostri anziani potranno forse rammentare sul finire del secolo scorso, la scuola elementare di fronte alla chiesa, che serviva il rione e gli Orti; e, prima della chiesa stessa, l’Osteria del “Babaciu” (fantoccio) ritrovo preferito dei cappellai, e il “mulita” Viale (coltellinaio) asssai noto per un suo garzone chiamato “Mini” indaffarato tutto il giorno a girare la mola al suo padrone!
 
Una radicale trasformazione del “Cantone” avvenne nel 1881, anno in cui l’Ospedale dei Pazzerelli, che da diversi secoli occupava l’ultimo isolato di via Ghilini, cedeva la sua sede al costituendo Ricovero di Mendicità (ora Casa di Riposo) per trasferirsi col nuovo titolo di Manicomio, in via Venezia nel Convento dei Cappuccini. In via Venezia il nostro Manicomio si ingrandiva poco a poco e ripetendo la storia delle foglie di carciofo, si prendeva infatti una ad una, la chiesa di S. Teresa, distrutta solo da poco, tutto l’Arzola che scompariva completamente, la Caserma della Rogna e ogni altra adiacenza, strada dell’Arzola compresa: solo era salva la Madonnina delle Grazie. Abbattuti dopo il 1920 i bastioni il Manicomio si spingeva ancora più oltre per costituire una colonia agricola ad uso dei mentecatti, che oggi confina con la strada del Cimitero.