Strade e frane: Roma ci aiuterà?

print

Il sondaggio della settimana di CorriereAl chiede: “Strade e frane: Roma ci aiuterà?”

Conoscendo da anni il metodo di “lor signori”, chiunque siano al Governo risponderei in altri momenti NO! Data la situazione straordinaria odierna mai subìta prima dirò VEDREMO. Partiamo da qui: il giorno 21.11.2019 una solenne promessa del Capo Dipartimento Nazionale Protezione Civile , Angelo Borrelli: “Saremo con voi fino a quando il territorio non sarà sicuro”.Su tale promessa: Vedremo! ho grossi dubbi però.

Nel contempo da Roma c’è chi dalla maggioranza governativa comunica alle redazioni locali stanziamenti per altri 19.6 milioni, che si dovrebbero aggiungere ad altra uguale cifra già preannunciati dalla Regione. Per cui se non ho compreso male si arriverebbe a circa 38 milioni di euro, e anche qui: vedremo.    Poi c’è chi formula un question time sui danni del maltempo, ottimo “battere il ferro fin che è caldo e oltre se possibile” e  vedremo se sortirà risultati. Ottimo pure chi pensa di battere cassa in Europa, ma vedremo anche questa opportunità. Nel proseguo dei buoni intenti, qui a casa nostra in Consiglio Comunale c’è chi propone di  riattivare subito “Italia Sicura” struttura di missione bloccata nel 2018,  con fondi non utilizzati che ammontano a 25.9 miliardi di euro. Il Consigliere proponente indica che  questa struttura aveva compiti di integrazione di competenze e di coordinamento tra i Ministeri, l’ISPRA, le Regioni, le Università per un totale di  3.600 Enti italiani sul tema del contrasto al dissesto geo-idrologico. Sui 3600 Enti italiani che si occupano della nostra difesa del suolo è roba risaputa da me semplice cittadina già dal 2004 a cui aggiungo le 1.300 norme statali e regionali nate dopo il 1989 e  visti i gravissimi risultati peggiorativi in crescendo mi chiedo:  che “cavolo” hanno fatto questi 3.600  Enti  preposti e responsabili in materia di difesa del suolo nella sua totalità,  nel passato per evitare tali disastri?  E mentre c’è chi si occupa di portare fondi che ci spettano, di recuperare fondi fermi allo scopo, c’è chi pensa di promuovere un’ulteriore tassa di scopo, perché a suo pensare lo Stato non è in grado di rispondere alle richieste dovute. Su questa pensata rispondo che lo Stato ci doveva pensare prima, visto che nulla si è mai fatto in manutenzione e prevenzione ed è tempo di tirare fuori i denari accumulati allo scopo sempre che non siano stati destinati  per altro o sprecati, qui si trova qualche spunto: “Un’altra ‘tassa di scopo’ post calamità? No, grazie: ecco un po’ di cronistoria”.

A questo punto per chi non è ha conoscenza che mentre in Piemonte e Liguria, strutture pubbliche e private, economia se ne sono andate a gambe all’aria, comunico a chi mi legge un esempio del solito vezzo di occuparsi del territorio che abitualmente  non  porta e porterà risultati pratici ma solo teorici composti da  forum, brocure e tante buone intenzioni proposte in ambienti confortevoli. Parliamone: il 24 settembre 2019, l’ADBPO (Autorità di Bacino per il fiume PO), ha organizzato un Forum allo scopo di proporre un sistema permanente di relazioni per un’economia circolare della conoscenza e la formazione di cittadini consapevoli ritenuti  alla base delle politiche di difesa del suolo e tutela delle acque. Un Protocollo di intesa tra il segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, Meuccio Berselli e la Rete delle Università del Distretto degli studi di Parma il Magnifico Rettore Università Paolo Andrei. In questo link dati e intenzioni  importanti se fossero attuate realmente: “Protocollo di intesa tra l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e la Rete delle Università del Distretto”.   Agevolo citando i numeri: nel focus si parla di otto regioni più le province autonome  con 19.850.000  abitanti in 3.348 comuni. e su un territorio di 86.859 Km quadri di cui 141 affluenti del PO con 50 contratti di fiume.  L’accordo tra ADBPO e 17 Università di cui  2 centri di ricerca CNR: uno in Piemonte e uno in Lombardia. Le attività da sviluppare (secondo loro) nel triennio 2019/2021 sono : Ricerca- Sperimentazione – Attivazione – Innovazione – Progresso Sociale. vale a dire:   Analisi del danno – Aggiornamento idrologia e cambiamenti – Aggiornamento idraulica modelli 2D – Analisi dell’ambito costiero marino – Idromorfologia e trasporto solido affluenti Po e reticolo collinare montano – Bilancio trasporto solido Fiume Po – Scenari di Rottura Arginale –  Sviluppo modello idrogeologico della Pianura Padana – Analisi dei carichi di inquinanti di origine diffusa e puntuale-  A questo elenco si aggiunge un’analisi economica: 1 definizione del costo ambientale e della risorsa per i vari settori di impiego dell’acqua –  2 criteri per la copertura dei costi ambientali e della risorsa – 3 il recupero integrale del costo del servizio e del principio “chi inquina paga”. Vedremo, ma ho seri dubbi .  Tutto bene se questi non passassero il tempo anni dopo anni unitamente agli altri Enti preposti  su accordi teorici, fondi promessi, se fossero attivi come nei progetti che vengono trattati sui loro lussuosi tavoli con  accordi di attività direi astratta, noi non saremmo nelle attuali condizioni, ed è reale e sotto gli occhi di tutta Europa  ciò che è accaduto in  Piemonte e Liguria, oggi ridotti ad un catorcio con danni e vittime.

Ma non è finita qui: arriviamo al 19 novembre e a disastri avvenuti si legge: “Distretto del fiume Po: investimenti straordinari di 5 milioni di euro in zone nevralgiche contro il dissesto idrogeologico”. L’Autorità Distrettuale di Bacino del fiume Po chiede progettualità esecutiva per altri 12 milioni di euro, in particolare per le aree di Lombardia, Piemonte e Liguria. Lo stanziamento di cinque milioni di euro all’Autorità Distrettuale di Bacino del fiume Po in seguito all’ultima ondata di piene e di criticità idrauliche che hanno colpito il territorio, per realizzare interventi di manutenzione e di difesa del suolo in alcune zone nevralgiche, necessari per contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico nel distretto idrografico del fiume Po. Ma va? Chiaro è che non è solo ADBPO il responsabile, ma perché sia ADBPO che gli altri 3.599  Enti responsabili non si sono attivati negli anni per prevenire come viene puntualmente progettato, finanziato e promesso? Relazionano tra loro? O i rapporti si limitano a posta certificata senza poi valutare se è arrivata una  risposta di collaborazione? Qui mi fermo…Torniamo al punto di domanda del sondaggio: “strade e frane: Roma ci aiuterà?” … Vedremo,siccome ci viene sempre  detto che le “coperte sono sempre troppo corte” temo che “finita la festa, gabbato lo Santo”. Alla fine il Governo tramite il Dipartimento a chi invierà i fondi promessi?  Alla Regione Piemonte? Agli Enti ADPO e AIPO? Agli Enti locali?  Insomma chi gestirà ripristini, risarcirà i danneggiati e pagherà le vittime? Le comunità danneggiate saranno informate dei loro intenti?

 

Graziella Zaccone Languzzi – Alessandria