Livraghi: “La cultura sia elemento di coesione e identità, prima ancora che leva economica”. I progetti di Palazzo Monferrato e del Conservatorio Vivaldi

di Ettore Grassano

 

“..oggi la ragione politica non risiede più nelle sedi del potere politico. Perché le catastrofi siano prevenute o mitigate occorre far scaturire un afflusso di intelligenza e di intuizione dagli ambienti non ufficiali…”. Roberto Livraghi ci mostra il foglietto, su carta elegante, estraendolo da un cassetto della sua scrivania alla fine dell’intervista, e sorride. Perchè la riflessione dello scrittore e filosofo tedesco Hermann Hesse, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, sembra davvero ‘calzare a pennello’ per l’Alessandria di oggi, e per l’Italia di questo quasi 2020.

Come sempre quando incontriamo Livraghi (Presidente del Conservatorio Vivaldi, e Direttore di Palazzo Monferrato, dopo una lunga carriera ai vertici della Camera di Commercio) la riflessione sulla realtà locale riesce a collocarsi in un contesto più ampio, e questo serve anche un po’ a infrangere quella ‘sindrome di Cenerentola’ che talora in questi anni sembra aver colpito Alessandria. Cerchiamo quindi con lui di capire quali sono le priorità su cui Conservatorio e Palazzo del Monferrato concentreranno le proprie energie nel 2020, ma anche quale deve essere il ruolo della cultura, in questo momento di indiscutibile crisi economica, “ma anche di spinte alla frammentazione, e all’individualismo, in cui purtroppo noi alessandrini siamo maestri da sempre”.

 

Presidente Livraghi, partiamo da Palazzo del Monferrato, sempre più centrale nella vita culturale alessandrina. Quanti eventi ospita in un anno?
Nel 2019 circa 90, quindi uno ogni quattro giorni. Palazzo Monferrato rappresenta, per precisa scelta della Camera di Commercio che ne è la proprietaria, un fondamentale strumento al servizio non solo della città, ma di tutta la comunità della provincia. Un luogo di aggregazione e di dibattito in pieno centro cittadino, che intendiamo valorizzare sempre di più. Un esempio importante è stata la mostra “Alessandria scolpita”, che ha attirato visitatori da tutta Italia.

Al suo interno, al terzo piano, c’è il Museo della Bicicletta, AcdB, che si è ritagliato ormai un’identità propria, e rilevante…
Proprio nei giorni scorsi abbiamo festeggiato i due anni di attività, con numeri lusinghieri, certificati dall’Associazione Abbonamento Musei Piemonte: più di 7 mila visitatori, e un progetto che è ancora agli inizi, e vedrà già nel 2020 sviluppi importanti. L’idea di partenza, che si sta rivelando vincente, è quella di recuperare un ‘pezzo’ importante di identità e cultura alessandrina, legata alla storia della bicicletta, e anche ovviamente ai successi sportivi nell’ambito del ciclismo: Fausto Coppi e Costante Girardengo, ma anche molto altro. Peraltro il tutto avviene in un momento storico in cui i temi della mobilità sostenibile sono di forte attualità, il che consente di utilizzare la bicicletta come una sorta di ‘fil rouge’ che collega passato e presente. Il tutto puntando da un lato sull’esposizione di biciclette d’epoca e moltissima documentazione di ogni tipo, dall’altro su innovative tecnologie digitali che consentono una fruizione estremamente moderna, e personalizzata in base alle esigenze del singolo visitatore, dell’ampio materiale fotografico e video.

Parliamo del Conservatorio Vivaldi, che lei presiede: un’istituzione culturale viva e pulsante, fiore all’occhiello di questa provincia, ma con qualche problema strutturale. E’ così?
Il Vivaldi oggi è davvero una realtà all’avanguardia e di qualità, sul fronte dell’offerta didattica, e della produzione culturale. Può contare su un corpo docente di primo livello, e su un’affluenza di iscritti che arrivano ad Alessandria anche da molto lontano, per seguire corsi specialistici. Abbiamo anche altre specificità, dalla scuola per adulti ai corsi per i più piccoli, che fanno del nostro Conservatorio un’eccellenza musicale, e culturale. Poi ci sono i problemi strutturali a cui lei fa riferimento, che certamente non vanno trascurati, e che occorre risolvere.

 

Quali sono?
Prima di tutto gli spazi, ormai davvero angusti. E poi certamente anche la necessità di rapidi e risolutivi interventi alla struttura, per evitare che piova nelle aule, o nei corridoi. Abbiamo già aperto un tavolo di confronto, assai collaborativo, con il sindaco Cuttica, con il presidente della Provincia Baldi, e con i rispettivi dirigenti. La consapevolezza dei problemi, e la volontà di risolverli, da parte degli enti locali c’è. Lo snodo al momento è il Miur, ossia il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da cui i Conservatori dipendono. Abbiamo chiesto l’accensione di un mutuo di un milione e duecentomila euro a fondo perduto, risorse senza le quali è davvero impossibile intervenire. Anzi, a proposito di risorse segnalo un’altra anomalia: da quest’anno entrano in vigore le nuove norme di esenzione totale dal pagamento delle tasse di iscrizione per gli studenti che hanno un Isee famigliare particolarmente basso. Norma che trovo sacrosanta. Curioso però che lo Stato preveda il rimborso dei mancati introiti per le Università, e non per i Conservatori. Per noi al Vivaldi questo si traduce in un ulteriore calo di introiti per circa 50 mila euro, per l’anno in corso. Compenseremo in qualche modo (la Fondazione Cassa di Risparmio e la Regione Piemonte ci sostengono anche quest’anno), ma lo Stato ci manda un altro segnale certamente non positivo.

Eppure il Vivaldi rappresenta una leva di crescita culturale per tutta la comunità, e da diversi anni si è notevolmente ‘aperto’ alla città…
Con risultati importanti: durante l’anno sono innumerevoli i concerti aperti al pubblico esterno, e registrano praticamente sempre il tutto esaurito. Anche qui peraltro le difficoltà non mancano: abbiamo un’Orchestra Sinfonica di altissimo livello, che però per ragioni di spazio non può esibirsi sul palco del nostro Auditorium, e neppure utilizzarlo per le prove. Per cui, ad esempio in queste settimane di preparazione dei concerti natalizi, per le prove si fa ricorso a strutture esterne messe a disposizione ad esempio dal Comando Provinciale dei Carabinieri, e i concerti verranno ospitati dalle diverse chiese alessandrine, peraltro in contesti di grande fascino e suggestione.

Dottor Livraghi, la cultura ad Alessandria può essere davvero anche leva economica per il rilancio del territorio, o sono solo speranze?
Può esserlo senz’altro, soprattutto se riusciamo a ‘fare squadra’, sfruttando al meglio le tantissime competenze che sono presenti a casa nostra, un po’ parcellizzate. Direi però che oggi, prima ancora di pensare all’aspetto economico (che sarà peraltro logica conseguenza), occorre superare la dimensione di individualismo e frammentazione che è probabilmente tratto distintivo dell’intero paese, e del Piemonte, ma qui da noi ad Alessandria raggiunge livelli, purtroppo, di assoluta eccellenza. Soprattutto in fasi storiche come questa, invece, occorre mettere a ‘fattor comune’ competenze e professionalità, e lavorare su progetti di ampio respiro. Penso all’Upo: Alessandria ha un’università importante, che certamente deve ancora crescere molto in termini di iscritti, ma che può contare già oggi su competenze forti in diversi comparti del sapere. Dovremmo esserne tutti più consapevoli, e fare in modo che questo insieme di conoscenze e intelligenze diventi davvero un valore aggiunto per tutta la comunità.

 

Sette pietre d'inciampo a ricordo di altrettanti deportati alessandrini CorriereAl

In questi anni le periferie, non solo la nostra, sono state sicuramente indebolite da un atteggiamento ‘centralista’ da parte delle istituzioni statali, non crede? Taglio di risorse, ma anche riforme rimaste ‘a metà strada’, come quella delle Province, o anche delle Camere di Commercio…
Purtroppo è così: i corpi intermedi (e ci metto dentro tutto: dagli enti locali alle Camere di Commercio, dalle associazioni di categoria alle fondazioni di origine bancaria) sono stati simbolicamente ‘maltrattati’ dal legislatore, e spesso lasciati ‘in mezzo al guado’: con un deficit di risorse, e soprattutto con enormi lacune rispetto alle competenze, al ‘chi fa cosa’. Per questo oggi mi pare di estrema attualità la frase che Hermann Hesse scrisse tanti anni fa: “oggi la ragione politica non risiede più nelle sedi del potere politico. Perché le catastrofi siano prevenute o mitigate occorre far scaturire un afflusso di intelligenza e di intuizione dagli ambienti non ufficiali…”.

Ultima riflessione, su Roberto Livraghi scrittore: il ‘ruolino di marcia’ di un libro all’anno, che ci preannunciò in una precedente intervista, per ora è rispettato?


(sorride, ndr) Sforato, ma spero solo di pochi mesi. Nel 2018 ho curato, per la Fondazione CrAl, il volume sulla storia della Cassa di Risparmio di Alessandria. Nel 2019 mi sono dedicato, con entusiasmo e vera soddisfazione, alla messa a punto di un volume dedicato alla storia delle ‘due ruote’, e in particolare alla Belle Epoque del ciclismo alessandrino, dall’Unità d’Italia alla Prima Guerra Mondiale. Le mie ricerche mi hanno condotto anche alla Biblioteca Nazionale di Firenze, a consultare l’unica copia ancora disponibile di una rivista sul ciclismo agonistico di quegli anni: una miniera di informazioni. Mi auguro che il volume vada in stampa nei prossimi mesi. Poi avanti tutta sugli altri progetti!