La vecchia Piazza d’Armi per esercitazioni militari nacque come cittadella fortificata [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
Era il 16 febbraio 1952 quando Piero Angiolini scrisse l’articolo che (in grassetto) vi propongo oggi 30 novembre 2019, aggiungendo alcune foto destinate a far meglio comprendere l’evoluzione di quell’area a partire dal 1915.
La piazza d’Armi vecchia, su alcune delle vecchie carte, è rappresentata come una vasta area circondata da alberi collocati all’interno della città con accesso dall’Arco di Trionfo.
Quello stesso spazio, diciamo fin dal 1687, nelle antiche carte era indicato come una fortezza (alcune carte lo indicano come “castello”) all’interno delle mura della città vera e propria (da non confondere con la Cittadella oltre Tanaro). Infatti, sfogliando un volume di Pierluigi Portinaro e Anna Bianchi dal titolo “Alessandria nelle antiche stampe” si evidenzia che l’antica città di Alessandria, ospitò al suo interno una vera e propria cittadella fortificata. Una cittadella di cui però la storia, nel tempo, è piuttosto avara di notizie.
La foto di una xilografia del 1859 evidenzia Alessandria com’era in quell’epoca mettendo bene in evidenza, sulla sinistra, la vecchia Piazza d’Armi e, a destra, l’attuale Cittadella fortificata al di là del Tanaro. In breve, durante la dominazione francese, l’area fortificata dentro le mura fu abbattuta dopo il 1815, per far spazio non più ad una fortezza nella fortezza, perché questo fu Alessandria, ma ad un’ampia Piazza d’Armi per le esercitazioni militari.
Alcune foto a corredo dell’articolo mostrano l’evoluzione dell’area in cui in origine sorse la vecchia piazza d’Armi (oggi piazza Matteotti) e come successivamente questa si sviluppò fra il 1915 e il 1939.
Una serie di foto (concesse da Domenico Picchio), a partire dal 1910, evidenziano come fu vissuta quell’area dai nostri trisavoli. Nel 1926, ecco l’area della futura piazza Genova (ora Matteotti) e sulla sinistra la prima parte del palazzo a portici che cingerà la piazza come oggi la vediamo.
Dobbiamo attendere il 1930 per vedere i primi abbozzi di come prenderà forma la nostra piazza, le prime timide piantine che delimiteranno i futuri giardini.
In un’altra foto del 1939 la piazza si presenta com’è attualmente e anche i palazzi di via Marengo ora sono una realtà.
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La vecchia Piazza d’Armi
Piazza d’Armi vecchia è un caro ricordo dei nostri nonni, che mai hanno dimenticato il vasto quadrato erboso segnato da alti platani, che un tempo si stendeva dal cittadella spagnola Arco di Marengo alla circonvallazione. Era il periodo dei loro vent’anni, dei primi velocipedi, dello “scapa fanciot” di quanti allora imparavano a pedalare lungo i viali della piazza. Era il tempo del “defilé”, la rivista militare che riuniva tutta la guarnigione, e la folla era sempre attratta dalle musiche, fanfare e tamburi.
E come non ricordare poi le coppie di giovani amanti a passaeggio sotto quegli alberi, il cui frascame sembrava velare, di sera, il chiarore dei radi lampioni! E il tram di Spinetta, e la famosa birreria Michel, al fondo di via Savonarola, dai cento tavolini; anni felici, quando le misure di birra, scop e zulù, costavano pochi centesimi soltanto. La piazza, oggi ristretta a più modesti limiti, si è via via chiamata Genova, Crispi, Birago, Matteotti; ma per i nostri nonni è rimasta sempre la vecchia Piazza d’Armi.
Nel 600 era sede di una cittadella spagnola a ridosso di Porta Marengo: fuori porta un torrione serviva da corpo di guardia; un altro torrione presso il molino attuale, serviva da prigione di Stato. Il fossato esterno detto “della malasorte”, era triste luogo di giustizia; da questa parte nel 1800, si rinvennero molte ossa umane, talune ancora incatenate! Tornarono pure alla luce i resti di due antiche chiese di S. Spirito e S. Maria di Betlemme.
Napoleone sacrificò la cittadella, diventata inutile; ma la demolizione fu compiuta soltanto dopo il 1815, dal nostro Governatore Conte di S. Michele, che diede il nome suo alla nuova piazza, che da Governo piemontese fu poi destinata a campo militare. Su di essa il 22 giugno 1833 veniva fucilato Andrea Vochieri; è pura invenzione la presenza di Galateri seduto sull’affusto di cannone; è vero invece che l’indomani il posto del sacrificio fu ricoperto di fiori deposti da mani pietose. Un secolo dopo presso quel luogo sorse sorse la nostra chiesetta della Madonna di Lourdes.
Quando nel 1854 agli Orti fu aperta la nuova Piazza d’Armi, il popolo non abbandonò la sua piazza, tosto chiamata vecchia; ne fece anzi luogo di ritrovo e di pubblico passeggio, tanto più che da quella stessa parte si era creato un nuovo corso intitolato a Lamarmora. Sui vicini bastioni, detti della Maddalena, alla domenica davano concerto le bande militari; novità di breve durata, poichè nel 1857 duemila operai cominciarono i lavori di terrapieno per le fortificazioni della seconda guerra di indipendenza. Frattanto si era formata una zona di verde presso la ferrovia e poco a poco il pubblico prese a frequentare quei nuovi giardini, e sappiamo che nel giorno dello Statuto del 1864 i fuochi d’artificio si tennero ancora in Piazza d’Armi, mentre la banda già suonava nel giardinetto davanti alla Stazione.
Resisteva ancora Porta Marengo; cominciò a cedere soltanto nel 1880, quando inaugurandosi il tramvai di Spinetta, il bastione fu perforato da ben due passaggi laterali, con grave scandalo dell’autorità militare. Negli ultimi tempi piazza d’Armi divenne quasi un grande campo sportivo popolare: corse velocipedistiche, su terra battuta, si tennero la prima volta nel settembre 1888, e campione alessandrino fu allora Bono e con lui l’avv. Norese, Benelli, Cavanenghi (padre dell’U.V.I.), Carozzzi, persone tutte notissime. Il 31 maggio 1896 sulla piazza si riunirono a convegno 800 ciclisti giunti da ogni parte; dieci anni appresso Buffalo Bill vi piantava le sue tende per la numerosa troupe di ogni colore; “banzai banzai”, salutavano i giapponesini! Quasi negli stessi anni in Piazza d’Armi faceva le prime prove la squadra di foot-ball della “Forza e coraggio” di papà Ratti, con “Giuanon” terzino e Savonardo capitano.
Preso poi il nome di “Alessandria” fu costruito un misero recinto con una piccola tribuna: papà Maino regalava le maglie grige dei suoi corridori, e vinto il campionato di promozione contro la Vigor di Torino, la nostra squadra iniziava in Piazza d’Armi i tempi d’oro del calcio alessandrino.
Su quella stessa piazza si prepararono i nostri acmpioni di bocce: Lola (Cairo), Masacavà (Rossi), Devercelli, Marchetti; nel 1910 alla “Colomba”, osteria campagnola sui margini della spianata, nasceva la “Bocciofila alessandriana”. Passano veloci gli anni; il Demanio nel 1908 vende piazza d’Armi al Comune: dopo sette secoli cadono e per sempre i nostri bastioni. Ahimè! Cadono nche gli alberi secolari e sorgono le prime case ed i primi portici. Porta e piazza scomparvero per sempre; l’antico nome di Marengo rimase, ultimo ricordo del passato, all’Arco che segnava l’ingresso alla nostra vecchia Piazza d’Armi.