Senza passaporto non si poteva arrivare in America! [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

Senza passaporto non si poteva arrivare in America!

Ho pensato di iniziare la nuova chiacchierata partendo proprio da questa frase – banale se vogliamo – che per giunta contiene un’ovvietà.

Nell’ultima rubrica, ad un certo punto della narrazione, avevo usato proprio l’espressione che è anche l’incipit di questa puntata.

Dopo che mi era stata fatta osservazione circa il dubbio gusto della mia affermazione, avevo meditato a lungo sui motivi che mi avevano spinto a scrivere così, di getto e senza ripensamenti. Ho voluto fare una sorta di profonda introspezione.

Oggi voglio parlare di questo argomento.

Il servizio che contiene la frase incriminata è quello apparso su questo giornale domenica scorsa e riguardante il nonno d’America.[1]

Chi mi conosce bene sa riconoscere nelle mie parole (con una certa frequenza) un pizzico di ironia o di sarcasmo, quindi chi mi segue su queste pagine o su Facebook o altrove non ha difficoltà a comprendere il senso più profondo che la mia frase racchiude.

La mia espressione nasce soprattutto dal disappunto per i tempi moderni che la nostra Italia ed il mondo intero stanno vivendo. E non voglio parlare in questo spazio di guerre e di sopraffazioni.

Giornalmente sulle coste italiane approdano natanti di ogni tipo stracarichi di gente di diverse etnie. Si tratta di gente che scappa da guerre o di persone che lasciano la propria terra per cercare riparo in nazioni più ricche ed ospitali. Il posto più comodo per approdare è costituito dalle coste italiane e chi ci arriva è sprovvisto di documenti.

Mio nonno Pasquale per recarsi negli Stati Uniti aveva dovuto provvedere ai documenti necessari ed indispensabili. Non solo. In America aveva osservato tutte le norme e le regole che quel luogo imponeva, adattandosi senza problemi.[2]

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Mio padre seppure non si sia spostato all’estero ma ha soltanto risalito lo Stivale, aveva fatto la stessa cosa. Ha saputo adattarsi anche con somma soddisfazione a questo nuovo mondo, completamente diverso da quello che aveva conosciuto fino al suo diciottesimo compleanno. In poche parole ha saputo integrarsi.

Integrazione significava per mio padre l’abbracciare in toto gli usi e le abitudini della nostra città a cominciare da quei lontani anni ’40.

Mio papà e tutti i parenti arrivati fin qui dal meridione hanno saputo accettare un nuovo stile di vita che, grazie al lavoro, permetteva di vivere con decoro.

La frase iniziale di questo scritto è causata da una somma di ragionamenti riguardanti un malcontento che col tempo si è accresciuto e che mi ossessiona ormai da molti anni.

La nostra nazione, moderna, progredita e culla del libero pensiero e della democrazia, sta implodendo proprio grazie alle leggi che la governano e anche grazie all’inosservanza di altre leggi.

L’Italia sta morendo e i suoi cittadini sono sfruttati da una classe politica qualche volta corrotta e quasi sempre soltanto alla ricerca del benessere personale.

In diverse occasioni avevo affermato di essere nato in una famiglia di immigrati calabresi e di aver vissuto in un ambiente di decorosa povertà. Durante il periodo scolastico non eravamo abbastanza poveri per poter accedere ai benefici del Patronato Scolastico. La mia famiglia ha dovuto sempre comprare il necessario per lo studio così come ha dovuto sempre pagare con sacrificio ogni spesa necessaria per sopravvivere con onestà. Come milioni di altre famiglie anche la mia se l’è cavata senza ricevere dagli enti aiuti di alcun tipo. Solo il sudore procurato dal lavoro dei miei genitori ha permesso alla mia famiglia e a me di conoscere il relativo benessere di cui oggi possiamo godere.

Per affermare in maniera chiara ciò che mi fa stizzire si potrebbe fare una lista con centinaia (o migliaia) di esempi, ma non li faccio per non abusare dello spazio e per non annoiare il malcapitato lettore. Ne faccio solo una decina.

L’elenco di ingiustizie che quotidianamente vedo intorno e che non c’entrano nulla con il razzismo e con argomenti analoghi è infinito.

Sono arrabbiato per l’occupazione abusiva di abitazioni pubbliche o private e contro chi non fa nulla per ristabilire il diritto; per colpa di chi non compera il biglietto quando sale sul tram, autobus, treno e per colpa di chi non cerca rimedio a questo cancro; per colpa di chi rompe o danneggia beni appartenenti alla comunità; per chi incendia impunemente automobili, cassonetti e ogni genere di bene e pur sapendo di chi si tratti non si fa nulla per ripagare il danno compiuto punendolo con la galera ed economicamente; per la corruzione che in tanti ambienti è diventata la norma; per imprenditori che comprano politici corruttibili per poi manovrarli a loro esclusivo beneficio; per le amministrazioni che pretendono balzelli di ogni tipo e non riescono neppure ad asfaltare le strade e ad occuparsi del verde pubblico; per le accise sui carburanti che vedono contemplate necessità ormai risolte; per i venditori abusivi e per chi non prende provvedimenti in merito; per chi percepisce stipendi o pensioni vergognosamente elevati; per chi permette che vi siano poveracci che per sopravvivere debbano cercare il cibo dove altre persone buttano il superfluo.

Questo elenco di argomenti alla rinfusa e non in ordine di importanza è soltanto la piccola punta di una montagna di ghiaccio infinita.

Ecco cosa voleva significare la frase “Senza passaporto non si poteva arrivare in America!

È stato un modo – forse anche banale – per affermare che una nazione veramente moderna e progredita debba avere il dovere di proteggere i propri cittadini e tutti coloro che vi arrivino per lavorare. Proteggere chi abita una nazione significa garantire a tutti una vita decorosa e pretendere che tutti rispettino le leggi vigenti.

1967 07 18 - Nonna Franca davanti alla casa
La casa abitata dal nonno Pasquale e dalla sua famiglia dai primi Anni 20. Mia fotografia scattata il 18 Luglio 1967. La nonna Franca in posa davanti all’entrata.

 

1967 07 11 - Staiti 11 Luglio 1967
Uno scorcio di Staiti. Mia fotografia scattata il 18 Luglio 1967.

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[1] In realtà nonno Pasquale è nato in Calabria, a Staiti (RC). In America ha trascorso circa undici anni, prima di tornare al suo paesello e metter su famiglia. Qui il servizio a cui mi riferisco:
https://mag.corriereal.info/wordpress/2016/09/11/la-nave-san-guglielmo-nonno-pasquale-un-tuffo-nel-passato/

[2] Qui il servizio sul viaggio del nonno verso l’America:
https://mag.corriereal.info/wordpress/2016/09/04/la-nave-san-guglielmo-un-tuffo-nel-passato/