Museo Borsalino, la fiction infinita. Adesso spuntano la Fondazione e un nuovo nome, mentre la parola fine slitta (forse) al 2020 [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Chiamala fiction, telenovela, romanzo a puntate, ma il risultato non cambia. La storia del museo del cappello Borsalino è davvero infinita. E adesso arrivano due novità: la società Borsalino sta costituendo una fondazione per la gestione dell’area espositiva (e completare il secondo lotto di intervento a piano terra di Palazzo Borsalino dove sono previsti un bar e nuovi servizi igienici), mentre intanto spunta un nuovo nome. Se finora in tutti gli atti ufficiali si leggeva ‘Museo del cappello Borsalino’, le foto degli interni, rese pubbliche, dicono altro. In una di queste infatti si legge chiaramente ‘Borsalino Museum’.

Che succede? Per capire qual è lo stato dell’arte dell’avanzamento dei lavori è stata utile la relazione della dirigente Rossella Legnazzi, che ha anche precisato i futuri passaggi tecnici perché il cambio del soggetto giuridico (dall’azienda alla fondazione Borsalino) imporrà la sottoscrizione di una nuova convenzione con l’amministrazione comunale. Ma i consiglieri che hanno richiesto la convocazione delle commissioni consiliari e si aspettavano di vedere chiariti i dubbi sulla gestione politica e culturale del museo sono rimasti delusi perché quella che è mancata è stata proprio la politica, a cominciare dal sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco (ha la delega alla cultura), grande assente dai lavori consiliari benché ripetutamente evocato e atteso.

Le Commissioni consiliari Cultura e istruzione (presidente Carmine Passalacqua) Sviluppo del territorio (presidente Mauro Bovone), riunite in modo congiunto, hanno ascoltato la relazione di Rossella Legnazzi che ha ripercorso, documenti alla mano, la storia iniziata nel 2015 con l’approvazione delle convenzioni con l’Università del Piemonte Orientale per la concessione di nuovi spazi per la realizzazione di nuove aule (lavori partiti quasi quattro anni dopo per i ritardi nello spostamento della sala campioni dei cappelli Borsalino) e con la società Borsalino Giuseppe e Fratello Spa per la concessione degli spazi e la gestione del nuovo museo. Prima la burocrazia, poi il fallimento della società Borsalino hanno determinato un «significativo rallentamento» della realizzazione dell’area espositiva che avrebbe dovuto aprire alla fine del 2018. Il Comune di Alessandria ha investito nell’operazione 226.156 euro (contributi sono arrivati da Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo).

A che punto siamo ora? L’ala a piano terra dello storico palazzo è stata ristrutturata, gli antichi arredi trasferiti, i cappelli sono temporaneamente custoditi in azienda e pronti per essere esposti. Però manca ancora il secondo lotto (progetto e impresa ci sono già) perché la fondazione non è stata ancora costituita. Tempi? Quasi impossibile rispondere. Però se entro la fine del 2019 la fondazione prende vita, non restano che due mesi di lavoro e il museo, in teoria, potrebbe aprire entro la metà del 2020. Se dai consiglieri di maggioranza non è arrivato alcun intervento, è stata la minoranza con Serra (M5S), Oneto, Rossa e Abonante (Pd) a commentare la relazione di Legnazzi, ringraziare per l’aggiornamento, ma anche sottolineare quelle che considerano criticità: il «mancato coinvolgimento dell’azienda Costruire Insieme nella futura gestione della didattica museale», l’assenza «di un progetto politico-culturale nell’ambito del rapporto fra Comune e azienda Borsalino» che invece «appare determinante soprattutto in vista della futura nuova convenzione che andrà sottoscritta» in funzione di un futuro museo del cappello che «non può essere solo un museo di impresa, ma il museo di Alessandria».