La nave San Guglielmo: Nonno Pasquale [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

Chi colleziona antiche fotografie ha occasione molto spesso di scovare (e salvare dalla discarica) casse piene di vecchie immagini alla rinfusa o interi archivi di vecchie istantanee. Qualche volta ci si può imbattere in veri capolavori fotografici e si possono scoprire artistiche immagini di antichi fotografi.

Capita troppo spesso di rinvenire una bella fotografia e di non sapere cosa farne, in quale tematica collocarla, tra quali sottotematiche inserirla. Questo accade unicamente per il fatto che la fotografia in questione non abbia a corredo una data, un nome, una località, una scritta di alcun tipo.

L’appassionato quindi, pur apprezzando in senso assoluto il ritrovamento, non avendo elementi che possano dare forza e aggiungere peso all’immagine tramandata dal tempo, la conserva tra le tante fotografie, magari anche bellissime.  Se non si è in grado di dare un nome alla persona ritratta e non si riesce a capire dove lo scatto fotografico sia stato eseguito, il cartoncino diventa soltanto una vecchia testimonianza del tempo che fu.

Sarebbe capitata la stessa cosa con le fotografie di mio nonno Pasquale, di cui ho già parlato in passato. Le poche e rare immagini sono tutte senza un nome, senza una data, senza citazione di una località.

Nonno Pasquale era una persona schiva e modesta. Non amava parlare a vanvera e – se non sollecitato – era più facile assistere ai suoi silenzi che non a chiacchiere fluviali. Parlava poco e si dichiarava analfabeta, salvo poi scoprire – dopo tanto tempo – che sapesse leggere benissimo.

Forse anche a causa di quella sorta di pudore dovuto al carattere introverso, non aveva mai dato troppo peso alle fotografie del suo passato e quindi le aveva lasciate per tutta la vita in una cassetta di legno portata con sé al suo ritorno dall’America. Pochissime fotografie senza alcuna annotazione al verso, custodite insieme a vecchi documenti di ogni tipo, non ultimo il ricordo di un parente deceduto a causa del conflitto 19151918 [1] e documenti attestanti la partecipazione di nonno Pasquale alla guerra Italo-Turca.[2]

Nonno Pasquale a 20 anni durante il servizio militare - Foto di gruppo
Nonno Pasquale a 20 anni durante il servizio militare - Particolare

La medaglia ricordo della Guerra Italo-Turca

Insieme a tutte queste carte spicca quello che per me è il fiore all’occhiello, di cui spesso mi vanto parlando a proposito dei miei avi e più in generale degli emigranti italiani. Il passaporto che il nonno aveva dovuto richiedere per potersi recare a lavorare negli Stati Uniti d’America.

Senza passaporto non si poteva arrivare in America!

La fotografia del passaporto - a 25_26 anni

Come dicevo nel corso della rubrica precedente mio nonno non parlava molto ed in particolare non raccontava volentieri le sue vicissitudini. Non sono mai riuscito a capire se si fosse trattato di introversione o per quale strano motivo fosse stato capace di rimanere ore seduto in solitudine.

Oggi voglio proporre agli amici lettori una serie di immagini che ritraggono mio nonno giovane. Devo riconoscere che per un estraneo sia difficile apprezzare fotografie o storie che riguardano persone sconosciute con cui non si è mai entrati in contato, ma credo che questo sia il modo migliore per collegare la storia del nonno di cui ho iniziato a narrare scrivendo del viaggio in America a bordo della nave San Guglielmo. Argomento principale della rubrica della scorsa settimana.

New York - Nonno Pasquale con la sua bicicletta

Ho saputo che nonno Pasquale avesse trascorso circa quattro mesi a Piacenza, presumo per il periodo del cosiddetto CAR (Centro Addestramento Reclute), dopodiché ha passato il resto della naja a Roma, alla caserma Cecchignola. (La notizia è riferita da mia madre – figlia di nonno Pasquale – e spero corrisponda al vero).

Non sono in grado di stabilire con esattezza se la fotografia del nonno in vesti militari, che qui è pubblicata, sia stata scattata a Piacenza o a Roma.

Per concludere voglio raccontare un ultimo aneddoto curioso.

Il nonno raccontava che a Piacenza non avesse mai visto il sole ma soltanto nebbia fitta. Lui e tanti commilitoni del sud, abituati alle belle giornate della Calabria, non avevano quindi un buon ricordo di quei giorni piacentini.

Dopo il trasferimento a Roma, il primo giorno di libera uscita, lui ed i suoi amici lo hanno trascorso nei pressi della caserma, comodamente sdraiati al sole, piuttosto che andare a spasso per la Città Eterna a curiosare fra le mille cose interessanti che si sarebbero potute vedere.
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[1] Uno stralcio tratto dall’Albo d’Oro dei Caduti Italiani della Grande Guerra.
Giuseppe Calabrò era fratello della Nonna Franca, consorte di nonno Pasquale.

calabro

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_italo-turca
Ricordo che il Nonno Pasquale mi avesse parlato di essere stato a Tobruch in Cirenaica durante il corso di questo conflitto.