Perché e a cosa serviva un “Dongione” in Alessandria? [Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
Cos’è il “Dongione”, richiamato da Piero Angiolini nel suo testo datato 24-04-1954? Ebbene, puoi chiedere notizie in giro ma è certo che saranno molto pochi quelli che risponderanno alla domanda! Si trattava infatti di una costruzione presente in tutte le fortificazioni di epoca medievale, una costruzione massiccia, più alta delle altre, e progettata come residenza stabile per cui spesso il Dongione era la zona più protetta in quanto ospitava la residenza del nobile ed importanti magazzini quali armerie o tesorerie.
Il Dongione differiva dal Mastio, o Maschio, in quanto quest’ultimo era destinato esclusivamente a fini difensivi e non abitativi.
Ora, poiché Alessandria è ufficialmente sorta il 3 maggio 1168 ossia nel XII secolo, in periodo medievale, è piuttosto naturale registrarvi la presenza di un “Dongione”. Resta solo una curiosità che non è stato possibile soddisfare: vale a dire, una foto (improbabile) o un disegno che almeno ci faccia capire, più o meno esattamente, com’era il nostro Dongione! Era tondo, o quadrato come la maggior parte di quelli ancora esistenti? Che so, le sue dimensioni… insomma qualunque notizia ci possa rendere meno nebulosa quella presenza nella nostra città!
E la delusione è ancora più forte se consideriamo che nel racconto sottostante, tramandatoci da Piero Angiolini, il nostro Dongione, perchè così venne definito, risulta essere stato abbattuto nel 1906. Dunque in epoca relativamente recente.
Un altro particolare da prendere in considerazione potrebbe essere il fatto che non di Dongione si trattasse ma di un Mastio, infatti, si legge nell’articolo di Angiolini che: “nel 1856 in occasione delle nuove fortificazioni di Cavour, il tunnel fu sormontato da una speciale difesa o rocca chiamata in gergo militare “Dongione”.
In breve, la sua realizzazione servì per fortificare il tunnel ferroviario realizzato nella cinta muraria, quindi un punto debole dell’intera fortificazione situata nei pressi della stazione ferroviaria.
In seguito a qualche informazione assunta su Wikipedia, risulterebbe che il Maschio, o Mastio, era la parte più fortificata della cinta muraria, spesso facente corpo a sé, e poteva contenere l’abitazione del castellano, la camera del tesoro e talora le prigioni (in tal caso è detto anche Dongione).
Eccezionalmente assume il nome di Maschio l’intero castello o fortezza (vedi il Maschio Angioino a Napoli). Simile al Mastio è anche il Cassero, il quale però nasceva esclusivamente per fini difensivi e non consentiva l’abitazione.
Comunque sia, dalle scarne indicazioni in nostro possesso, spesso contrastanti fra di loro… il dubbio sulla sua definizione letteraria rimane! Fu Dongione, Mastio o Maschio?…questo il dilemma!
Il Dongione
Nessuno certo dei nostri anziani avrà dimenticato il vecchio e popolare “Dongione” che dominava il primo Cavalcavia per borgo Cristo. Chi da ragazzo non si è sporto dalla ringhiera del soprapassaggio sulla ferrovia per ricever in volto la gettata di vapore delle locomotive in partenza? Era il cosiddetto “puff…puff…” che spesso con disperazione delle nostre mamme, era soltanto fumo del carbone! E ancora chi non ricorda scolaretto, di aver annotato i nomi allora scritti a caratteri d’oro, sul fianco delle locomotive di antico modello? Tempi lontani e felici della nostra fanciullezza, di quando un gelato da Pedoca o da Montagna, costava un soldo e il caffè in tazza per papà si pagava tre soldi soltanto!
Il “Dongione” esercitava su noi ragazzi una speciale attrattiva; costituiva di fatto una piccola fortificazione a sè stante (e così era indicato sulle carte militari), sicchè grande era la nostra felicità quando si riusciva a scavalcare il piccolo cancello per salire sull’alto della postazione e seguire o scorgere da lontano, i treni dalla parte del Ponte Bormida! Per la storia del Dongione occorre ritornare al tempo del primo impianto della linea ferroviaria Torino, Alessandria, Novi, prolungata poi sino a Genova. Fu allora relativamente facile entrare coi binari dalla parte del Tanaro, costruendo ilponte attuale che non intralciava il sistema delle preesistenti fortificazioni. Difficile era invece secondo le autorità militari, uscire dalle mura della città, il cui anello intorno era continuo.
Si dicusse a lungo ed infine fu stabilito un passaggio della strada ferrata sotto i bastioni, mediante una breve galleria detta “tunnel”. Nel 1856 in occasione delle nuove fortificazioni di Cavour, il tunnel fu sormontato da una speciale difesa o rocca chiamata in gergo militare “Dongione”. In quel tempo la strada per Acqui seguiva ancora il Canale Carlo Alberto, attraversando i binari della ferrovia, con un passaggio a livello a catena, quasi presso la stazione. Più tardi nel 1887, autorizzato il trasporto del Canale lungo il nuovo viale di circovallazione, Il Comune (Amministrazione Moro) deliberava la costruzione di un Cavalcavia per eliminare l’incomodo passaggio a livello. La nuova strada di uscita dalla città per il Cristo (il borgo cominciava appena allora a sorgere) doveva però appoggiarsi nel suo giro al Dongione, senza modificarlo, rimanendo compresa tutta entro i bastioni.
La pratica durò qualche anno e secondo il cronista Berta, i lavori furono ultimati solo nel 1890; il ritardo forse fu dovuto alla costruzione di due ponti sul Canale, all’inizio e alla fine della nuova strada, contro la quale sorse anche la popolare “Pista”, quasi sotto il Dongione. Si può dire che da quel tempo il Sobborgo Cristo si sentì legato alla città e certo il Cavalcavia contribuì al successivo sviluppo dell’odierno importante rione. Liberata dopo più di sette secoli la nostra Alessandria dalla servitù militare, nel 1906 il Comune (Amministrazione Sacco – Pistoia – Pugliese) trattava l’acquisto della zona della Pista, così caduti i bastioni anche il Dongione fu soppresso, scoprendo interamente il Cavalcavia.
Trent’anni dopo (Amministrazione Vaccari) in occasione del nuovo trsporto fuori città del Canale Carlo Alberto, si provvedeva alla ricostruzione del Cavalcavia con più ampio giro, come oggi lo vediamo. La nuova strada ben alberata che fu già meta di passeggiate domenicali dei nostri vecchi, sarà ora intitolata al glorioso 37′ Fanteria, giusto omaggio e meritato ricordo dei nostri Caduti della Grande Guerra.