Un fiume di acqua e fango sul basso Piemonte alessandrino [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

Pochi fenomeni sono così spaventosi come la furia dell’acqua che quando esonda spazza via case e auto, con un fiume di fango che si appiccica come cemento ai muri, alle porte, alle strade.

Uno scenario apocalittico che turba vallate che nelle giornate miti e soleggiate appaiono bucoliche nel loro tripudio di colori, i paesi abbarbicati sulle colline pre-appeniniche, dove il tempo scorre lento e spesso sembra essersi fermato. Uno scenario che, purtroppo, si è presentato la settimana scorsa nella valle dell’Orba nelle colline normalmente note per la produzione del Dolcetto e del Gavi, nei borghi alle pendici dell’Appennino vicini al confine ligure, quando una sola giornata di pioggia intensa ha gonfiato le acque dei rii minori quali l’Albara e l’Albedosa, provocando esondazioni e frane.

La SP 155 che unisce Novi Ligure a Ovada presenta una voragine che di primo acchito fa pensare a un bombardamento, dove ha perso la vita un conducente di NCC, ennesima vittima sul lavoro e del maltempo

Il Forte di Gavi, luogo del cuore del FAI, incombe minaccioso sulle abitazioni sottostanti, Pareto sembra terremotata, Castelletto d’Orba mostra ancora le ferite del fango.

I volti della popolazione trasudano un’espressione, per parafrasare Firpo, che accomuna nel profondo la gente di Piemonte, consapevole della durezza del vivere e capace di tener duro sotto le avversità, gelosa della dignità propria e rispettosa dell’altrui.

I volontari della protezione civile hanno le sembianze dei supereroi, fort e instancabili e, al contempo, pronti a un sorriso.

I sindaci con le occhiaie per le notti insonni simboleggiano l’ultimo baluardo delle istituzioni nonostante il taglio delle risorse e la lotta non solo contro l’acqua ma anche contro la burocrazia.

I soli danni infrastrutturali e all’agricoltura oggi ammontano a più di 35 milioni cui si dovranno aggiungere quelli dei privati.

E se sindaci volontari e alluvionati mostrano con il loro atteggiamento di rappresentare quell’Italia resiliente, la resilienza non deve essere solo più tema da convegni ma ispirare soprattutto le scelte politiche.

Ottima in questo senso la decisione della Regione Piemonte di derogare alla normativa vigente e consentire ai Comuni disastrati a conferire i fanghi e i detriti trasportati dalle esondazioni in aree provvisorie.

Oltre allo stanziamento dei fondi relativi alla ricostruzione, alla manutenzione straordinaria e soprattutto ordinaria (da affidare possibilmente alle unioni dei comuni, dopo il depauperamento delle province), occorre semplificare le regole per l’accesso agli stessi e allargare le maglie non solo ai progetti esecutivi (i comuni spesso non hanno i soldi per la progettazione) includendo anche la progettazione e le norme relative alla pulizia di fiumi e torrenti.

Ed infine occorre utilizzare la tecnologia per monitorare e gestire meglio le fasi critiche di emergenza attraverso sistemi di allerta e di geolocalizzazione in grado di raggiungere tutta la popolazione attraverso messaggi sugli smartphone.