Vessanzioni [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

È la Liguria terra leggiadra, canta il poeta.

Finisce l’estate – ce ne siamo accorti, in preda ad allerta di tutti i colori – e i conti tornano.

Non tanto per il pienone di turisti che hanno riempito gli alberghi, i ristoranti, gli stabilimenti balneari; piuttosto per la quantità di multe che le polizie municipali costiere hanno profuso ad automobilisti stanchi.

Se ci pensiamo è triste spendere il pieno di benzina girando intorno a cinque sei isolati nella speranza di un posto auto anche a pagamento. Mai trovato.

Le polizie municipali – vigili per definizione – restano lì, in attesa, nell’ombra, dietro gli angoli, furtivi tra gli arbusti, tra marciapiedi e tombini, cassonetti e portoni. Escono con i favori del buio e zac! attaccano come zanzare tigre.

Gli automobilisti ignari ritornano dopo un paio d’ore e scoprono di aver donato il guadagno di un’intera giornata ad un Comune.

C’è una profonda differenza tra sanzione e vessazione: la sanzione è un provvedimento che colpisce chi non rispetta una norma, la vessazione è un maltrattamento verso i più deboli.

Nel primo caso il sanzionato deve essere messo in condizione di poter scegliere se rispettare o meno una norma, nel secondo caso non si dà possibilità di scelta.

Dunque nel caso in oggetto si può parlare di vessanzione, un neologismo che sta a significare un maltrattamento verso persone che vorrebbero rispettare la norma ma non è data loro la possibilità di rispettarla dallo stesso maltrattante.

Lo so, la nostra terra leggiadra è povera di spazi, ma il mare è una ricchezza.

Che l’unica soluzione per ripianare i bilanci comunali sia attuare vessanzioni nei confronti di foresti e autoctoni mi lascia perplesso.

Che non ci sia alternativa?