Carlo Necchi #3 [Un tuffo nel passato]

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frisina_caldi Tony Frisina

 

 

Ciò che differenzia fondamentalmente il collezionista dall’uomo normale è l’ossessione; ovverosia il collezionista è affetto da una sorta di fissazione per l’oggetto del suo interesse; il raccoglitore è preso dalla smania di mettere le mani su un determinato oggetto, entrare  in possesso di un documento, di una fotografia o di altro ancora; il ricercatore è ansioso di trovare contatti con chi – forse – potrebbe essere in grado di procurargli uno, dieci, cento degli oggetti che gli occupano la mente.

Lasciamo perdere – per questa volta – di fare un excursus sul collezionista egoista e famelico, che è quello della peggior specie e che sarebbe disposto anche a passare sul cadavere di amici (che di sicuro però non può avere!) e parenti per essere lui il solo, l’unico, il primo ad accaparrarsi ciò che con le bave alla bocca va cercando…

Il Collezionista del terzo tipo che, oltre a conservare, studia anche la storia di una città e che – attraverso i documenti trovati – cerca di ridare luce a momenti offuscati dalle nebbie del tempo, è ancora più assillato da queste ricerche rispetto ai collezionisti del primo e del secondo tipo da me qui elencati.

In questi giorni una sorta di febbre ha contagiato anche me (collezionista del terzo tipo).

Dopo oltre vent’anni dal ritrovamento di una serie di piccole immagini, ho deciso di andare a fondo in maniera il più completa possibile per saperne di più sul personaggio raffigurato in tante di quelle fotografie e sulle diverse località.

Nell’immagine che oggi prendo in esame sono fotografati un’automobile e verosimilmente, accanto a essa, il suo proprietario.

Carlo Necchi - 3 - Alessandria - AL 11094 - auto 40ok

Il luogo della scena è alquanto rustico; il fondo stradale appare simile a quello di un cantiere edile più che ad una strada idonea alla circolazione di automezzi. Un cumulo si sabbia ed un vaglio appoggiato ad un edificio mostrano ancor più il senso della precarietà del luogo. Nessuna scritta al verso è annotata, tranne un “-34” scritto a matita, quindi cercare di scoprire di quale luogo si tratti – analizzando l’immagine – resterà impresa vana. Ma a noi, almeno in questo caso, interessa l’uomo e la sua storia e quindi per ora, sul luogo immortalato possiamo soprassedere.

Chi è ignorante in materia di automobili certamente non è in grado di riconoscere marca e tipo del veicolo raffigurato; chiunque però credo sia in grado di riconoscere almeno che si tratti di un’automobile di prima della guerra.

Ecco allora venirci in aiuto il prezioso ed indispensabile Pubblico Registro Automobilistico.

Da ricerche effettuate siamo in grado di stilare la storia di quest’automobile dall’anno 1934 al 1947 e possiamo stabilire con certezza che il signor Carlo Necchi sia stato il primo intestatario del mezzo, posseduto fino al 10 settembre 1938.

Il Registro svela inoltre che l’automobile targata AL 11094, immatricolata il giorno 11 agosto 1934, sia una Bianchi 1400, telaio 50327, Hp. 16.

Ed ecco svelato, quindi, il segreto della scarna scritta a matita: “-34” sta ad indicare l’epoca di questa immagine.

Gli altri proprietari che in una decina d’anni si sono avvicendati sono i seguenti:

Pietro Astuti di Alessandria, Via Napoli 15, intestatario del mezzo dal 10 Settembre 1938;

Carlo e Vittorio Frova[1] (fratelli), Alessandria, Via Martiri Libertà8 dal 25 Marzo 1947 (n.d.a. ovviamente si tratta di Via dei Martiri);

Maria Maddalena Laiolo, Bordighera[2], Via Vittorio Emanuele20 dal 15 Luglio 1947.

E qui si ferma la cronaca certificata dell’autovettura Bianchi.

Sulla fotografia e sul luogo si potrebbero fare mille congetture e supposizioni.
Cosa sarebbe andato a fare il signor Necchi in quello strano luogo? E cosa starà mai aspettando? Mi sa proprio che a tutti questi interrogativi e altri che per economia di tempo e di spazio non pongo sarà davvero molto difficile riuscire a dare una risposta.

Soltanto parlando con un suo congiunto saremmo forse in grado di ricostruirne la storia, le vicende della sua vita… ma non voglio illudermi di questo.
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[1] Aggiungo questa nota contenente alcune considerazioni sull’elenco appena annotato e che trovo tutt’altro che arido. La Guida Volpi di Alessandria – anno 1934 – narra che i Fratelli Frova avessero una pellicceria in Via Umberto I al numero 22.

[2] La città di Bordighera vanta ancora oggi una strada intitolata a re Vittorio Emanuele II mentre questa Città – nell’immediato dopoguerra – con un colpetto di spugna ha voltato le spalle ai Savoia e soprattutto alla Storia d’Italia, appioppando alla piazza dedicata al re dell’Unificazione dell’Italia una fantomatica ed inesistente Libertà… la stessa sorte, nella medesima epoca, è toccata a re Umberto I. Gli è stata tolta la strada a lui intitolata per donarla ai Martiri.

Voglio aggiungere una considerazione del tutto personale che rende piena luce al mio pensiero. Sono contrario al cambio di denominazione dei luoghi, salvo casi eccezionali, in quanto ritengo che le vecchie dediche facciano parte della storia non solo dell’Italia (o di altri Paesi) ma soprattutto di ogni comunità.