Rael Motori Elettrici: da Predosa alla conquista del mondo. “Le migliori leve di crescita? Qualità e innovazione”

di Ettore Grassano

 

“Quando ho fondato la Rael, nel 1969, avevo 23 anni, e il famoso posto fisso, come dipendente: ce n’è voluta per convincere i miei, pensavano fossi impazzito”. Luigi Parodi vive nel basso Piemonte alessandrino ormai da trent’anni, ma conserva uno spiccato accento genovese, e un entusiasmo che emerge mentre ripercorre il suo percorso professionale, ma anche di vita. La Rael Motori Elettrici srl di Predosa è un vero esempio di ‘business family’ di successo: creata 50 anni fa dal suo attuale Presidente, è oggi una primaria realtà a livello internazionale nella progettazione e costruzione di motori elettrici antideflagranti per atmosfere potenzialmente esplosive.

“Abbiamo clienti in tutto il mondo: il nostro fatturato è in costante crescita, e lo facciamo per il 70% all’estero. Dove le imprese italiane sono davvero apprezzate, quando sanno lavorare con professionalità: non siamo secondi a nessuno, nonostante il ‘sistema Italia’ certamente abbia ‘falle’ notevoli, sul fronte del sostegno alle aziende”.

Quella di Luigi Parodi, e dei figli Simona e William è davvero una bella storia d’impresa che dura oramai da cinquant’anni, e merita di essere raccontata.

Presidente, partiamo dalla fine: da questa splendida, superluminosa nuova sede della Rael: un nome che fa pensare alla luce, e un po’ alla fantascienza…
Invece sta per Riparazione Avvolgenti Elettrici, pensi un po’ che fantasia: il mio socio (che poi fu liquidato nel 1993, ndr quando i miei figli entrarono in azienda) ed io cominciammo a Genova cinquant’anni fa, ed era in effetti un’altra Italia. A tanti piaceva contestare: io da ventenne con la testa sulle spalle ho provato a rimboccarmi le maniche.

I primi clienti se li ricorda?
Eccome, me li ricordo tutti. Per citare i più noti, Ansaldo e Nuovo Pignone. La nostra forza era la capacità di personalizzare il prodotto, o meglio di realizzarlo in base alle specifiche esigenze del committente. Ma ad un certo punto proprio la Nuovo Pignone (oggi Gruppo General Electric) ci dice: siete bravi, ma troppo piccoli per noi….

A quel punto realizzate lo stabilimento di Predosa?
Sì, conoscevo già la zona: come tanti genovesi, ci eravamo fatti la casa di campagna nell’Ovadese. Ci offrono questo terreno, su cui ancora oggi sorge la parte vecchia dei nostri fabbricati, e ci buttiamo. Era la metà degli anni Ottanta, e tutto sembrava possibile in Italia. Avevamo una decina di dipendenti, e una clientela quasi tutta italiana.

Oggi siete un’azienda di respiro decisamente internazionale…
Quasi il 70% del nostro fatturato lo facciamo all’estero: Europa ma anche Turchia, Russia. E poi Medio Oriente, Israele, Sud Africa, Canada , Stati Uniti , Cina per spingerci fino in Australia e Nuova Zelanda. Singapore…

All’estero avete una rete commerciale dedicata?
Abbiamo alcuni distributori in punti strategici, ma siamo sempre cresciuti con la forza del passaparola, della referenza diretta. Se sanno che sei bravo, che i tuoi motori funzionano bene, e hanno un’eccellente rapporto qualità-prezzo, ti cercano, eccome. Ovviamente però siamo presenti a tutte le grandi fiere internazionali del nostro settore.

Capitolo pagamenti: spesso in Italia è un vero ‘atto di dolore’ per le imprese. All’estero come funziona?
A macchia di leopardo. Con i clienti storici, di paesi occidentali, vai relativamente sul sicuro. Ma ci sono anche realtà con le quali è necessario cautelarsi, ricorrendo al pagamento anticipato. Certamente però in Europa l’Italia è uno dei paesi con il maggior tasso di insolvibilità nei pagamenti, o comunque con i tempi di attesa più lunghi: e non sempre sei tutelato sul credito dalle leggi.

La politica fa abbastanza per tutelare il ‘sistema Italia’, soprattutto sul fronte export?
Il no è risposta scontata, ma bisogna anche saper distinguere. Certamente la burocrazia è ancora troppa, e rischia di rallentare in maniera eccessiva chi deve essere reattivo sul mercato, e confrontarsi con una concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Per non dire poi di tutte le procedure di verifica e controllo, certificazioni e così via: sacrosante per garantire qualità e sicurezza, ma siamo sicuri che altrove siano altrettanto fiscali ed esigenti? Non sempre è così, mi creda…

E le banche? Il mondo del credito dopo la crisi degli anni scorsi è tornato a sostenere la crescita delle imprese?
Le banche per prestare soldi hanno sempre voluto garanzie, giustamente: era così nel 1969, quando abbiamo cominciato, ed è così ora. Certamente l’operato di Draghi all’interno delle istituzioni finanziarie europee ha migliorato la situazione: oggi l’accesso al credito avviene a condizioni migliori, se non altro in termini di interessi.

La Rael ha inaugurato da poco qui a Predosa una nuova sede, splendida, proprio alle spalle di quella storica. Un investimento importante?
Per noi sì: quasi 8 milioni di euro, per uno stabilimento che fa davvero dell’innovazione il proprio tratto distintivo: abbiamo 4 nuove linee di assemblaggio, e puntiamo sulla robotica di ultima generazione. Del resto abbiamo cominciato ad investire sui robot nei primi anni Novanta, quando almeno da queste parti era davvero fantascienza. I nostri motori però oggi sono considerati un’eccellenza in tutto il mondo, e sono realizzati a costi sempre più bassi e competitivi. Tanto che ormai, se si guastano conviene cambiarli, e non più ripararli.

Come selezionate il vostro personale?
Quando ci siamo trasferiti qui, ormai più di trent’anni fa, abbiamo subito cercato di creare un forte rapporto con il territorio, selezionando personale in loco, man mano che siamo cresciuti. Oggi in azienda, oltre a me e ai miei due figli, ci sono 40 dipendenti diretti, molti dei quali fortemente specializzati. Negli ultimi anni, non trovando riscontro positivo con il collocamento, collaboriamo con la società Life In di Novi Ligure per selezione di personale qualificato ed inserimento, ma anche vagliando candidature dirette, che arrivano da neolaureati ma anche da figure già esperte. Purtroppo esiste ancora uno ‘scarto’, una distanza tra mondo della scuola, e dell’Università, e imprese. Però qualche passo in avanti in questi anni è stato fatto. Penso all’alternanza scuola lavoro, ad esempio. Anche in questo momento in azienda abbiamo un paio di figure in tirocinio formativo, tra cui un rifugiato politico del Senegal. Quando troviamo persone capaci, o comunque con voglia di imparare, siamo i primi ad avere convenienza a proporre loro un contratto, e a fidelizzarli. Per realtà come la nostra avere una squadra coesa, di persone competenti e con voglia di fare, è fondamentale: il vero valore aggiunto per essere sempre più competitivi sullo scenario internazionale.

 

Intervista tratta dal periodico Unindustria di Confindustria Alessandria e Asti