Tutti in aula! [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Suona la campanella.

Il professore, serio e compassato, entra in classe avvolto dal brusio di tutti, brusio che va lentamente scemando.

Il professore incomincia a parlare, illustra il programma.

Mentre una parte degli uditori ascolta con interesse più o meno spontaneo, un’altra parte a tratti rumoreggia, contrappunta con applausi di scherno e parole di sfida.

Un numero cospicuo armeggia con lo smartphone o con il tablet, certamente non per approfondire il significato di alcune parole pronunciate dal prof bensì per controllare messaggi e social (si capisce dallo sguardo, vitreo, vuoto, il sorriso abbozzato, la bava al lato della bocca in una sorta di eiaculazione virtuale).

Un paio di altri, penna in mano, prende appunti su un quadernone tradizionale, caparbia resistenza dettata probabilmente dalla forma mentis visto che coevi smanettano allegramente in preda a raptus.

D’un tratto una frase detta con incisiva provocazione fa saltare l’equilibrio già di per sé instabile.

Una porzione dell’uditorio parte in tromba, sbattendo le mani sui banchi e gridando in coro parole di due, tre o quattro sillabe.

Osservo con attenzione e analizzo: ottimo senso del ritmo, buona predisposizione vocale anche se utilizzata malamente.

Il presidente della Camera suona il campanello e invita al silenzio, in modo da permettere al premier incaricato di procedere.

La manfrina fra il professore e lo schieramento ostile continua meschinamente.

Da sempre è così: chi ha contenuti argomenta, approfondisce, spiega abbassando i toni; chi non li ha urla slogan, sbraita frasi fatte, alza i toni e qualche volta le mani.

La scuola – che oggi ha inizio per molte regioni italiane – rappresenta il luogo del confronto ma, prima ancora, il luogo dove i più piccoli ascoltano i più grandi.

L’idea di una scuola che prende spunto da parte della classe politica mi rattrista e mi preoccupa.

Non è un discorso di parte.

O meglio non di una parte.

Anzi solo da parte mia.

Mettetevi nei panni di un visitatore alieno che sintonizza il proprio schermo sull’aula del Parlamento in quel frangente.

Comprenderà una frattura di pensiero evincendola dalla frattura comportamentale.

E siccome gli alieni, si sa, sono molto più evoluti dei terrestri trarranno le elementari conclusioni: “beep esistono zzz due specie beep una più evoluta che zzz usa la parola e l’altra più arretrata che utilizza zzz suoni non codificati beep entrambe le specie provano gioiosa zzz attrazione verso schermi tascabili beep a parte zzz pochissime unità che usano bastoncini in grafite beep stiamo ancora analizzando beep zzz”

Linea di alimentazione insufficiente zzz passo e chiudo.

Tutti in aula!