Può la diversità trasformarsi in risorsa? L’inserimento lavorativo di persone con sindrome di down nel carcere di San Michele

Può la diversità trasformarsi in risorsa? Questa la domanda-chiave attorno alla quale si è sviluppata la riflessione sul percorso progettuale svoltosi nell’anno 2018-2019, i cui risultati sono stati posti al centro di un incontro al Palazzo Comunale di Alessandria.

Presenti all’incontro l’Assessore Comunale alle Politiche sociali di Alessandria, Piervittorio Ciccaglioni, il Direttore dell’Associazione Centro Down Onlus di Alessandria, Mario Bianchi, il Direttore della Casa di Reclusione di San Michele – Alessandria, Elena Lombardi Vallauri, il Presidente della Cooperativa sociale Coompany &, Renzo Sacco, insieme al formatore Beppe Giunti e alla tutor del progetto Giada Piras, l’Assistente Sociale Area Tecnica del CISSACA di Alessandria, Ambra Leone, i rappresentanti del Rotary Club di Alessandria nelle persone di Roberto Demartini (Presidente Commissione Progetti) e Domenico Mignone (Presidente Commissione Effettivo), il Presidente dell’Associazione Abilitando di Alessandria, Paolo Robutti, e il Direttore di CSVAA-Centro Servizi Volontariato Alessandria e Asti, Cristina Massocco.

«Favorire l’inserimento lavorativo di persone diversamente abili – ha sottolineato l’Assessore Piervittorio Ciccaglioni si sta dimostrando non solo un obiettivo imprenscindibile ma anche, con sempre maggiore incidenza, un traguardo che si deve e si può raggiungibile.

Impegnarsi con costanza e determinazione, fornire informazioni utili a sconfiggere i pregiudizi, trovare e coinvolgere realtà del mondo profit “sensibili”, costituiscono la “ricetta” vincente e l’esperienza che oggi viene presentata si focalizza proprio su questo aspetto e premia la sinergia tra l’Associazione Centro Down Onlus di Alessandria e una serie di Soggetti istituzionali pubblici e privati che vorrei ringraziare a nome della comunità alessandrina per il grande risultato raggiunto».

Il Centro Down di Alessandria è una realtà del volontariato locale che, da tempo, opera con successo proprio con l’obiettivo di offrire nuove opportunità di autonomia e inserimento lavorativo ai propri ragazzi. A volte, però, ci si trova a dover trovare risposte e soluzioni a situazioni di disabilità particolarmente gravi che necessitano di una marcia in più: di idee innovative, progetti sperimentali e di un team operativo ad hoc.

Ad Alessandria questa nuova “ricetta” ha preso la forma di un laboratorio protetto per persone con disabilità intellettiva.

L’unione, come sempre, fa la forza: questo è stato, quindi, lo spirito con il quale Istituzioni, Associazioni, Privato sociale e Club services si sono alleati per realizzare un importante progetto di inclusione.

Centro Down di Alessandria, Cooperativa Sociale Coompany& e Associazione Abilitando hanno studiato e messo a punto un progetto di “work abilitation” che ha trovato l’entusiastica partecipazione del Casa circondariale di Alessandria e il concreto e convinto sostegno del Rotary International, attraverso il Rotary di Alessandria e un comitato composto da diversi Rotary Club del basso Piemonte e della Liguria (denominato “Grappolo”), con il supporto del CSVAA.

Il progetto si è concretizzato mediante l’attivazione – durante l’anno 2018-2019 – di un laboratorio protetto istituito all’interno del bar della Casa di Reclusione di Alessandria “San Michele” al fine di offrire ai ragazzi del Centro Down che presentano maggiori difficoltà dal punto di vista cognitivo e/o sensoriale un’opportunità per apprendere abilità lavorative specifiche in un luogo “sicuro” che può offrire loro rispetto e anche sostegno: gli avventori erano, infatti, Agenti della polizia penitenziaria, impiegati dell’Amministrazione, Magistrati e Avvocati, ossia “clienti” che garantivano un ambiente sicuramente comprensivo e meno stressante rispetto a quello di locali aperti ad un pubblico indifferenziato.

I cinque ragazzi coinvolti nel progetto (articolato in 10 ore settimanali complessive), oltre al costante affiancamento di un tutor, hanno avuto a disposizione appositi strumenti ad hoc di Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) che sono stati donati dal Rotary di Alessandria e che li aiuteranno nella gestione degli spazi e delle relazioni.

 «Come ci ricorda la Costituzione – ha sottolineato Mario Bianchi, Direttore del Centro Down Alessandria – il lavoro, oltre a consentire di vivere una vita il più possibile autonoma, è strumento di inclusione nella società e di affermazione della propria dignità individuale e ciò vale a maggior ragione per le persone con disabilità.

Ecco perché vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo importante progetto che ha permesso ai nostri ragazzi di sentirsi, come mai prima, coinvolti, importanti e spinti ad agire. Perché questo progetto è stato davvero una straordinaria opportunità per apprendere adeguate competenze lavorative, indispensabili per un percorso verso l’autonomia e l’indipendenza. Il fatto che oggi si forniscano i risultati dell’esperienza proprio qui a Palazzo Comunale e alla presenza dell’Assessore Piervittorio Ciccaglioni è inoltre la testimonianza non solo della valenza degli obiettivi conseguiti, ma anche della vicinanza e dell’attenzione operoso che la stessa Amministrazione Comunale ha voltuo manifestare nei confronti di questo progetto».

Carcere di San Michele: meglio le telecamera della tv che il dialogo con gli agenti insoddisfatti?

«La presenza dei ragazzi del Centro Down nell’Istituto di San Michele – ha precisato il Direttore della Casa di Reclusione di San Michele – Alessandria, Elena Lombardi Vallauriha arricchito la quotidianità di tutti gli operatori penitenziari: oltre al fatto di essere onorati e felici di poter essere di aiuto ai ragazzi nel loro cammino di autonomia, da subito abbiamo sperato che la loro presenza fosse benefica anche per noi.

E così è stato anche oltre le aspettative, sebbene alte. Il carcere è un luogo che funziona secondo schemi rigidi e soprattutto, è necessariamente ingessato da relazioni umane molto condizionate dai ruoli che ciascuno, anche mediando con la propria umanità, deve con professionalità agire.

Moltissima la sofferenza e lo scoraggiamento, il disagio psichico e la fragilità delle dipendenze che ci vengono continuamente proposti e che è davvero complesso gestire e accogliere in modo utile e costruttivo in un ambiente dove la costrizione (della libertà ma anche delle convivenze forzate) è l’elemento predominante, ineliminabile, istituzionale.

Così, i ragazzi al nostro bar, dove tutti andiamo per un momento di riposo, di svago, di scambio di chiacchiere, hanno generato una trasformazione: le chiacchiere in loro presenza sono più rispettose, le cose vengono dette con più cautela e quindi sono filtrate evitando di rendere quei momenti l’occasione di infiammarsi di più condividendo io la mia e tu la tua lamentela, malessere, difficoltà, impotenza.

Ma ancora di più e ancora più bello, abbiamo assistito al crearsi di amicizie con i ragazzi, all’affezionarsi reciproco, all’assunzione della posizione di difesa se qualche cliente occasionale non si fosse rivolto loro con altrettanta grazia e attenzione.

Molte volte, come Direttore dell’Istituto sono stata ringraziata, soprattutto dai Poliziotti Penitenziari, per aver accolto il progetto.

Ho letto in quelle parole l’orgoglio e la gioia di questi uomini di poter dare, di poter essere di aiuto, di essere protagonisti e partecipi di una iniziativa nobile e condivisa.

L’opportunità di permettere agli operatori penitenziari questa libera generosità umana rende per me preziosissimo il progetto. Sono stati quindi ampiamente superati quelli che potevano essere gli aspetti di rischio che l’idea di portare i ragazzi in carcere avrebbe potuto suggerire. La scommessa per me era una scommessa vinta perché conosco bene l’umanità profonda dei Poliziotti Penitenziari e la difficoltà estrema della loro scelta di vita professionale.

Speriamo davvero che i risultati finora raggiunti per l’autonomia e la crescita dei ragazzi continuino ad essere motivo di sostegno al progetto di cui ci sentiamo assolutamente tra i beneficiari».

 

 

 

Le peculiarità del risultati ottenuti nella sperimentazione progettuale

A detta anche delle famiglie, primo luogo di confronto e “controllo”, la partecipazione a questo progetto ha comportato una maggiora autonomia dei ragazzi e un netto miglioramento delle loro capacità di relazionarsi con persone non appartenenti alla loro ristretta cerchia di conoscenze.

Adesso per loro presentarsi puntuali, servire i clienti, compiere i normali lavori di pulizia necessari per un locale di somministrazione è diventato un lavoro.

Al mattino si alzano in tempo e si preparano con gioia. Escono di casa puntuali e fanno con attenzione e precisione i compiti assegnati.

Dicono “vado a lavorare”! Sono riusciti creare una grossa empatia e uno splendido rapporto con le persone che frequentano lo spaccio e che li rispettano e li proteggono anche da chi, capitando per caso, rimane scontento dal servizio a volte un po’ più lento di quello a cui è abituato…

Sono diventati un punto di riferimento e di ricarica per chi, visto il compito non facile che deve essere portato a termine – quello di accudire persone a cui è necessariamente limitata la libertà –  riescono a ricevere e a dare una grande carica umana anche solo nei pochi minuti di un caffè.

 

 Il “punto di vista” degli operatori coinvolti nel progetto

Daniela Leo – Psicologa Associazione Centro Down Alessandria Onlus

Le persone che si sono avvicinate al progetto work habilitation dell’associazione Centro Down presentano le difficoltà più diverse tra loro: difficoltà sensoriali, difficoltà cognitive, difficoltà relazionali. Serviva per loro una situazione in cui potersi sperimentare senza però essere sottoposti alla pressione di ritmi incalzanti o all’ansia generata da dover imparare in fretta delle mansioni generiche. La combinazione vincente di questa esperienza è stata avere la possibilità di imparare poche ma precise e specifiche mansioni e allo stesso tempo poter avere più tempo per portare avanti la prestazione, in modo da poter, con il supporto fondamentale della tutor, perfezionare l’apprendimento ed essere sicuri di ciò che si stava imparando. Grazie all’ intervento specializzato del tutor che ha affiancato le persone, si è riusciti ad individuare le strategie più idonee a ciascuna difficoltà per poter far sì che ognuno di loro riuscisse comunque ad avere un ruolo ben preciso e chiaramente riconosciuto anche dai fruitori del bar. fin da subito si è creata una grande complicità tra i tirocinanti e le persone che frequentano il bar, tale da permettere alle persone di avere il tempo di apprendere e di trovare la modalità di entrare in relazione con loro. Queste persone che hanno potuto partecipare al progetto hanno sentito riconosciuto il loro ruolo di adulti e di lavoratori, esperienza nuova per la maggior parte di loro, questo ha generato in loro una spinta motivazionale sempre crescente di recarsi sul luogo di lavoro. La signora che prima del progetto faceva fatica ad alzarsi al mattino se non in seguito a ripetute sollecitazioni, ora imposta la sveglia in autonomia, si alza si prepara per essere pronta All’ora giusta per uscire e recarsi al bar; il ragazzo con difficoltà di tipo sensoriale uditivo è riuscito attraverso l’uso di strumenti compensativi (e per questi si ringrazia Rotary, Abilitando e LinelLab per il supporto con tablet e software specifici) e di una sempre stimolata produzione comunicativa non verbale ad instaurare relazioni e scambi comunicativi sempre più intensi e frequenti con i fornitori del bar; la ragazza con problemi di tipo relazionale è riuscita a comprendere Quali sono le sue mansioni da svolgere nell’arco della mattinata e in autonomia ora riesce ad eseguire tutti i compiti che le vengono assegnati acquisendo funzionali modalità relazionali con i suoi colleghi e con i fruitori. l’effetto indiretto di queste evoluzioni e di questi miglioramenti si è rintracciato in un innalzamento del livello di autostima di ognuno di loro, che ha generato ulteriori effetti trasversali, in tutti gli ambiti di vita in cui queste persone si muovono, per quel che riguarda il coinvolgimento, la partecipazione emotiva e la ‘presenta mentale’ in tutte le attività che vengono proposte, La sensazione di autoefficacia che si è generata a partire da questa esperienza ha reso le persone più sicure di sé stesse rispetto alla possibilità di muoversi anche nella quotidianità con più tranquillità: per esempio, qualcuno di loro sta già imparando a raggiungere il luogo di lavoro in autonomia utilizzando i mezzi pubblici.

Progetto finanziato da Cral, CRT, tablet donati da Rotary club

 

 Cooperativa Sociale COOMPANY &

Avviato nella primavera del 2018, il bar interno all’Istituto S Michele ha rappresentato per tutti noi una versa sfida: immaginare che la disabilità possa migliorare dinamiche relazionali e processi strutturali di un gruppo, e non essere vista come solo problema da gestire.

Diverse erano le questioni che ci si ponevano difronte:

 

  • la gestione di un luogo che, nella “normalità”, è inteso come spazio aggregativo, di socialità, che accoglie il maggior numero di persone possibile in quanto direttamente correlato alla sostenibilità economica e che qui, invece, fatica a causa del numero ristretto di clienti;
  • la salvaguardia di uno spazio importante per l’ambiente Carcere, unico luogo di confronto, di distrazione, all’interno di una costante dimensione di attivazione spesso conflittuale ed estremamente normativa;
  • la necessità per il Centro Down di avviare un contenitore adatto ad accogliere i profili meno performanti, quelle ragazze e quei ragazzi ancora “acerbi” per il mondo del lavoro, dove poter iniziare a confrontarsi con regole e orari e con lo svolgimento di compiti e attività.

 

In modo un pochino “folle” abbiamo rimescolato questi ingredienti, immaginando di poter rispondere a più necessità ottimizzando gli elementi in nostro possesso, innovando processi e luoghi. Cambiando paradigma abbiamo modificato regole e prospettive, scopi e credenze, paure. Abbiamo immaginato un matrimonio tra due dimensioni apparentemente distanti tra loro, ma che in realtà affrontano lo stesso tema: la privazione della libertà.

Tutto questo ci ha permesso di riformulare l’idea di diversità, valutandone gli aspetti positivi e di rinforzo che ricadono sul gruppo, e non più come solo problema da gestire.

 

 Giada Piras – Tutor progetto (Cooperativa Sociale COOMPANY &)

La mia esperienza é iniziata con un po’ di timore, non credendo di riuscire ad interagire con le diverse problematiche dei ragazzi, sentivo che per me rappresentava una versa sfida!
La tensione iniziale è andata svanendo ogni giorno di più, l’obbiettivo principale era far crescere i ragazzi e renderli più autonomi, giorno dopo giorno, con piccoli passi.
inizialmente abbiamo suddiviso le attività, lasciando il tempo necessario ad apprendere le modalità migliori per svolgerli, soffermandosi su qualcosa che poteva essere più difficile per un ragazzo, piuttosto che per un altro. Successivamente ho lasciato maggiore autonomia, facendo si che potessero guardarsi in torno e ragionare sui lavori che dovevano essere svolti, accompagnandoli verso le priorità. Lasciando il giusto spazio ai ragazzi, la giusta dose di autonomia, permettendo tempistiche diversificate sulla base delle reali capacità dei singoli, mi sono accorta che si implementava la loro capacità di apprendere. Ho notato in Giuseppe autonomia nel preparare e servire i caffè. I primi giorni faceva caffè a tutti quelli che entravano senza aspettare che i clienti lo chiedessero ora, invece, aspetta e cerca di capire cosa i clienti desiderano. Se trova difficoltà cerca comunque prima approvazione e, cosa molto importante, si relaziona tanto da farsi capire anche da solo con i clienti. Michela é ormai diventata l’esperta nelle pulizie, colei che si occupa principalmente della pulizia e dell’ordine dei locali, velocizzandosi di parecchio rispetto l’avvio. Anche nella preparazione dei caffè è molto precisa, con lei la questione tempo ha avuto un ruolo fondamentale.

Pietro ha iniziato con la paura del buio, entrare nel magazzino all’inizio rappresentava un vero problema, ora si gestisce autonomamente, accende la luce e si muove con molta disinvoltura. Per quanto riguarda le attività al bar mentre fa un lavoro già pensa al successivo, quindi stiamo lavorando sulle priorità e sul corretto svolgimento di un compito, oltre che sull’importanza di terminare un lavoro prima di cominciarne un altro. Mirko é stato un ottimo aiuto, dove non riuscivo io con i ragazzi ci pensava lui, ponendosi come facilitatore naturale! Con Mirko è stato importante lavorare sulla ridimensione della sua leadership che, in alcuni casi, si è rivelata anche troppo autoritaria, coinvolgendolo in percorsi di maggiore cooperazione. Linda é stata assolutamente una esperienza nuova, non avevo mai lavorato con lo spettro autistico. Insieme a lei stiamo lavorando sull’attivazione, la capacità di contenere la propria esuberanza ed eccitazione in modo tale da non perdere la concentrazione, in questo senso la sua capacità di stare all’interno di un ambiente di lavoro è decisamente migliorata. Il lavoro svolto fino ad oggi all’interno del bar del Carcere, insieme ai miei colleghi, si è rivelato essere decisamente gratificante. Credo, inoltre, di aver letto negli occhi dei clienti qualcosa che somiglia molto alla mia gratificazione, che per loro, forse, si è tradotta in partecipazione.

 

Associazione Centro Down Alessandria Onlus 

L’associazione nasce nel 1995 dalla volontà di alcuni genitori di bambini con sindrome di Down con l’aiuto di amici insegnanti e operatori sanitari, La prima sede, concessa in via Ghilini dalla sig,ra Anfossi divenne il luogo di incontro, formazione e divertimento di bambini e bambine dell’alessandrino affetti da appunto dalla sindrome di down. Erano i tempi in cui poco era previsto sia dalla scuola che dalle istituzioni sanitarie, era giocoforza allora trovare aiuti e spazi per dare ai nostri figli quegli aiuti che avrebbero permesso loro un ingresso “alla pari” nella società. Si incominciava con logopedie e terapia occupazionale, con far fare i compi per i più grandicelli e giochi per i più piccoli … poi siamo cresciuti!

L’ASL ci ha concesso in comodato l’attuale sede che è stata sistemata con l’aiuto di tutti e sono incominciate tante altre avventure: teatro con la compagnia Teatro Distinto, danza con Peter Larsen, musicoterapia, logopedia, tessitura, falegnameria, decoupage a cui si sono aggiunti, con il passare del tempo corsi per l’utilizzo del PC, cucina, Ragazzi in gamba. Tutto in un crescendo di impegni, attività e… ricerca di fondi per sostenere le spese! Anche i genitori hanno trovato spazi per confronti sia con la psicologa che operava nel centro ( e se ne sono passate 4 prima delle attuali) che con professionisti esterni: momenti di formazione individuale e comunitaria che hanno fatto crescere nella consapevolezza del proprio compito i genitori che si sono avvicinati al nostro centro. Ci sono state feste, vacanze insieme spettacoli teatrali che hanno coinvolto amici e cittadini di Alessandria, Novi Ligure, Tortona posti in cui la presenza di qualcuno dei ragazzi ci porta a far conoscere le loro allegria e voglia di divertirsi e di farsi apprezzare per le proprie capacità.

Continuiamo la nostra strada e, anche dopo che Umberto Venturelli, storico direttore, ha lasciato la direzione del centro, abbiamo continuato a proporre attività a momenti di crescita. I bambini di ieri sono diventati donne e uomini altri se ne sono aggiunti, qualche altro piccolo, pochi in verità per la paura, più che giustificata, che assale il futuro genitore dal momento in cui viene diagnosticata la sindrome, si è aggiunto, abbiamo preso consapevolezza delle nostre possibilità e capacità. E sono nati nuovi progetti. In un confronto con i genitori e gli operati si è deciso che è il momento che le nostre ragazze e nostri ragazzi iniziassero ad uscire dal mondo protetto per proiettarsi nel mondo reale. Ed ecco che nasce il progetto “Iniziamo a staccarci dal nido” che, finanziato con un bando del CSVAA , ha portato a vivere l’avventura di una vita quasi autonoma con WE fuori di casa in cui, aiutati da operatori formati allo scopo, i nostri cuccioli hanno incominciato a conoscere i vantaggi e i problemi della vita autonoma: potersi gestire il proprio tempo, essere liberi di fare le cose che piacciono … ma anche fare la spesa, cucinare, lavare i piatti e rifare i letti riassettare casa… cose da grandi! Abbiamo anche continuato divertirsi, con il “Laboratorio del Battito” finanziato all’inizio della Fondazione SOCIAL e poi proseguito autonomamente, Sergio Cherubin ci ha portato a conoscere il mondo delle percussioni con momenti di aggregazione e di partecipazione sia personale che collettiva difficili da immaginare.

Per arrivare al nuovo progetto Risto 6 Stelle. I ragazzi si sono avvicinati alla ristorazione per scoprire il mondo del lavoro! Già il progetto, nato quasi per gioco, si è trasformato in un trampolino di lancio per incontrare nuove persone e nuove sfide, fra queste il lavoro! Avere un’attività che impegna è sicuramente un punto d’arrivo importante, ci si sente partecipi della collettività e responsabili del proprio futuro e per questo gli operatori del Centro si sono prodigati affinché a tutti i ragazzi più “grandi” fosse data la possibilità i confrontarsi con questa nuova esperienza. I frutti i sono visti: due ragazze inserite alla Ristorazione Sociale con un contratta di un anno inserite nel progetto “Garanzia Giovani Disabili” della Regione Piemonte.

Ed ancora, sempre con la Coompany e il CISSACA abbiamo inserito 4 ragazzi nella gestione del bar/spaccio dell’istituto di pena San Michele di Alessandria e, con Garanzia Disabili della Regione Piemonte altre due ragazze, a Pozzolo ed Alessandria stanno lavorando presso due ristoranti pizzeria.

Con l’Università di Torino sta partendo il progetto “19 Pari” per un ulteriore inserimento lavorativo presso altre azienda della provincia e la possibilità di una reale vita autonoma ( anche abitativa) dei nostri ragazzi più abili.

Tutto questo grazie ai volontari e agli operatori che sono stati al nostro fianco, alle fondazioni bancarie CR Alessandria, CR Torino e CR Tortona, alla Fondazione Social, al Leo Club di Alessandria, ai Leons e a Rotary, alle amministrazioni che si sono avvicendate nei vari comuni interessati e che ci hanno appoggiato senza distinzione di colore politico e a tutte quelle persone che, spesso in modo anonimo ci hanno fatto pervenire un contributo economico fondamentale per le nostre attività. Ma sopratutto ringraziamo loro, le nostre ragazze e i nostri ragazzi, per la loro simpatia, allegria e la loro voglia di vivere.