Santi Barnaba e Rocco – Interno della chiesa #2 [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

 

Cari lettori, è la seconda volta che propongo interni della chiesa di San Rocco, parrocchia dove ho trascorso qualche tempo della mia adolescenza, diviso tra le sale dell’oratorio in cui si giocava tra amici (e si era felici) e l’edificio religioso in cui il parroco ci aspettava quotidianamente per la preghiera…

I più furbi – forse l’avevo già raccontato – dopo i giochi e gli spassi riuscivano a scantonare con una scusa o con l’altra… parecchi, però, restavano per partecipare alle funzioni se non con la mente almeno soltanto fisicamente.

In quei tempi (anni ’60) ricordo la chiesa già molto diversa dalla visione che la cartolina ci offre. Oggi, per via di successivi restauri e di piccoli o grandi modifiche, è ancor più cambiata.

La cartolina che propongo oggi è stata realizzata con la pubblicazione di una immagine scattata dal basso, quasi ad altezza di bambino, contrariamente a quella proposta la scorsa settimana che verosimilmente era stata realizzata dallo spazio riservato all’organo.

Interno-chiesa-San-Rocco

Voglio inoltre far osservare un vistoso errore nella didascalia di questa cartolina: “S. Barbara“ invece del nome di uno dei due santi titolari che è San Barnaba. Quindi cambio di santo e di genere…

Già ai miei tempi – sicuramente – non c’erano più gli strani banchi visibili nella cartolina, sostituiti – chissà quando e chissà per quali motivi – con altri di diversa fattura.

In questi giorni sono tornato in San Rocco per eseguire alcuni scatti da proporre ai lettori e mi sono accorto che anche la balaustra di marmo che separava la navata dal coro… è sparita.

Interno-San-Rocco-Attuale
Sicuramente saranno già trascorsi molti anni da quando questo elemento artistico e architettonico è stato eliminato, ma ci ho fatto caso solo ora, per confronto.

Che fine può aver fatto? Sarà stato demolito? Sarà stato smontato pezzo per pezzo e poi venduto?

Sarebbe bello poter approfondire questo argomento. Chissà se negli archivi parrocchiali esista una traccia…

Sarebbe anche interessante sapere se la Sovrintendenza abbia giurisdizione nei luoghi sacri e se il parroco, prima di far eseguire le modifiche, abbia chiesto il permesso ai superiori… o ai fedeli.

Trovo che – in generale – troppi preti in molte chiese, nel momento in cui reggono una parrocchia se ne sentano i padroni assoluti e facciano tutto ciò che di volta in volta nella loro testa frulla un’idea, alla faccia dell’arte, della storia e… della proprietà altrui. Sì, perché le chiese sono dei fedeli e di coloro che vi spendono del denaro e certamente non dei preti, che le amministrano come parroci… pro tempore.

Ad Alessandria si può trovare testimonianza di quanto affermo anche nell’operato di almeno un vescovo del recente passato. Nessuno che abbia osato fiatare per urlare lo scempio di abbattimenti selvaggi e di vergognose speculazioni.

Lasciamo perdere (almeno per ora) l’alienazione di edifici religiosi, di oggetti e di arredi sacri… su cui avrei anche molti esempi da riferire; non parlo soltanto per sentito dire ma per ora mi impongo di tacere.

So che con la scusa di ammodernamenti – nel corso degli anni – tante opere in marmo, stazioni della Via Crucis, vecchie tele e altri oggetti – anche di culto – siano stati eliminati o sostituiti… previo accordo con rigattieri o appassionati di opere d’arte tanto ingordi quanto lo scellerato che alienava quei beni.

Dal confronto fotografico si possono notare ancora chissà quante e quali differenze tra le due epoche. Nemmeno la Settimana enigmistica saprebbe fare meglio…

Cento anni e più non sono passati invano. Questo che la sindrome dell’Avvocato Tronconi aleggi sempre nell’aria di questa città e sia molto contagiosa più che in altre località. Sarebbe una bella cosa che se finalmente si riuscisse a trovare una cura per questa terribile patologia alessandrina.

L’angolo umoristico

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