Alessandria, due secoli di teatro e cinema [Lisòndria tra Tani e Burmia]

Deleghi smentiai-j, Ispetùr fantasma e 'l Bursalén an serca d'ün gestur, e nujatér...spiciuma![ Lissòndria tra Tani e Burmia] CorriereAldi Piero Archenti

 

Chi vive in Alessandria oggi non può minimamente immaginare la varietà di proposte teatrali e cinematografiche disponibili fin dall’inizio del ‘900, anche se dovremmo andare a ritroso nel tempo, addirittura fino al 1729, quando il Marchese Filippo Guasco, padre di Lodovico, vi aprì il primo teatro cittadino – per l’appunto, il piccolo Teatro dei Guasco – che fece del Palazzo Guasco il centro della vita mondana dell’aristocrazia alessandrina.

Il teatro fu chiuso nel 1766, per l’opposizione del clero e della borghesia. Risale al 26 febbraio 1772 la dichiarazione di rinuncia alle patenti (leggi prerogative) firmata da Ludovico Guasco.

Tornando a tempi più recenti, in questa breve carrellata di immagini che proponiamo, e facendo uso di una buona dose di “amarcord” oltre a ricorrere ad amici come Ugo Boccassi, Tony Frisina e Davide Mazza, da sempre attenti raccoglitori delle vecchie memorie di un tempo che fu, vorrei proporre una Alessandria che non vorremmo dimenticata ma rivitalizzata, malgrado le pesanti vicissitudini di questo primo scorcio di secolo.

Chi scrive vanta un’età che, tutt’al più, può ricordare la Alessandria dell’immediato dopoguerra, anche se i racconti raccolti nell’ambito famigliare riescono, in qualche caso, a ricostruire, grazie a scarse immagini fotografiche, momenti di vita vissuta fin dall’inizio del secolo appena concluso.

E’ il caso del Teatro Finzi (foto collezione Frisina), situato in piazza Vittorio Veneto, dove ora esiste il palazzo della SIP. Inaugurato nel 1903 per due volte cambiò proprietà assumendo, nel 1907, il nome di “Teatro Verdi”, e successivamente, nel 1920, in concomitanza con l’inaugurazione dell’antistante Piazza del Popolo, dove il movimento operaio teneva le sue manifestazioni, assunse appunto il nome di “Teatro del Popolo”.
Nel novembre dello stesso anno diresse la sua orchestra il maestro Arturo Toscanini.

Due anni dopo, nel 1922, gli squadristi fascisti lo diedero alle fiamme e la struttura fu trasformata successivamente in Liceo Musicale. Il destino, e la guerra, vollero però che anch’esso venisse bombardato durante la guerra.
Sollecitando momenti più recenti, chi si trova invece a transitare sotto i portici del Municipio, ed alza lo sguardo al di sopra degli ingressi del nuovo bar, potrà ancora leggere, sbiadita dal tempo, l’insegna “TEATRO” sull’ingresso del vecchio foyer del Teatro Municipale, sopravvissuto all’incendio che lo distrusse nel corso di una incursione aerea, nel 1944.

Poco distante l’ingresso del vecchio Cinema Teatro Alessandrino che si affacciava sull’odierna Piazza della Libertà, abbattuto per realizzare l’attuale Banca del Lavoro e quindi rilocalizzato in via Verdi, dove si trova tutt’ora, gestito dal sig. Pasquali.

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Nei giardini invece avevamo il Kursaal “Virginia Marini”, in puro stile Liberty, attivo fino al 1965 (personalmente ricordo che mia mamma mi “trascinò”, avevo dodici anni, alla proiezione del film, a colori, dell’incoronazione della Regina Elisabetta II, avvenuta nel 1953) quando l’Amministrazione alessandrina decise la sua demolizione facendo sorgere, nel 1978, l’attuale Teatro Comunale di Alessandria (attualmente in stato preagonico causato dalle difficoltà economiche del Comune)

Il vecchio Kursaal Marini, all’interno del suo vasto giardino, disponeva anche di un ampio gazebo, parzialmente danneggiato dai bombardamenti, dove si svolgevano, prima della guerra, eleganti serate danzanti. La parte lasciata libera dal grande gazebo era invece occupata dall’arena estiva per la proiezione all’aperto durante il periodo estivo.
Ora purtroppo, a causa di uno sciagurato e maldestro intervento, anche il nuovo Teatro Comunale è completamente fuori uso.

Tornando sui nostri passi e andando in via Dante, più o meno dove attualmente sorge il palazzo d’angolo con la farmacia di piazza Matteotti, esisteva il vecchio Cinema Dante, di proprietà della famiglia Massari, dagli alessandrini soprannominato “u giasòn”, per via del fatto che l’impianto di riscaldamento, spesso e volentieri manifestava qualche problema, ma si trattava del locale cinematografico più a buon mercato del centro città.

Nel periodo invernale era costantemente affollato dai numerosi militari in libera uscita dalle affollate caserme del centro e della periferia (Valfrè, Cittadella, Scuola di Polizia, Autocentro…). Sostituito nel 1970 dal più moderno “Corso” chiuse definitivamente i battenti nei primi anni 2000.

Fra i locali cinematografici più importanti invece, a parte l’Alessandrino, di cui abbiamo già detto, troviamo il Cinema Galleria, sotto l’omonima Galleria Guerci, e il Cinema Moderno, già di proprietà della famiglia Passaggio, entrambi chiusi di recente.
Ma anche i locali cinematografici di seconda e terza visione proliferarono fino alla fine degli anni ’50, per poi lentamente retrocedere di posizione con l’avvento della televisione.

Ma fu un lungo periodo di transizione che non tolse drasticamente il desiderio di recarsi al cinema e infatti, per molti anni ancora mantennero saldamente le loro posizioni i locali di periferia come il “Vittoria” di piazza Ceriana (ora Kristalli) al Cristo, o il “Ferrovieri”, ora Ambra.

A proposito del Vittoria, il cui proprietario era Giovanni Cornaglia, per molti anni venne gestito da Archenti Primo, padre di chi scrive, e fu appunto in quel periodo, era il luglio del 1960, che anche il sottoscritto ottenne il patentino di abilitazione ad operatore cinematografico.

Tornando per un attimo al “Ferrovieri”, quest’ultimo aveva (e probabilmente lo ha ancora) la possibilità di ruotare di 180 gradi il proiettore cinematografico passando con estrema rapidità dalla sala al chiuso all’arena estiva. Un particolare estremamemnte comodo quando il tempo volgeva al brutto in modo improvviso.

La possibilità di passare dal locale al chiuso all’arena estiva era piuttosto comune e non faceva eccezione neppure la sala parrocchiale dell’attuale Teatro San Francesco, nell’omonima via.
Infatti, dove oggi insiste il giardino del convento, anche li si proiettavano quei film strappalacrime tanto amati dal pubblico femminile dell’epoca. Un’altra arena estiva venne allestita persino nello spazio lasciato libero, in via Verdi, dai resti del Teatro Municipale, distrutto da un bombardamento con bombe incendiarie nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 1944.

L’arena fu attiva per parecchi anni fino a che si decise di rinunciare alla riedificazione del teatro in favore di un ampliamento degli attuali uffici del Municipio. Le arene estive erano numerose e di molte di loro, si è persa ogni traccia che non sia rimasta impressa nella mente di chi le ha frequentate.

Parliamo dell’arena estiva del Dopolavoro Mino, in via Buonarroti; dello Splendor, che poteva essere coperto in caso di maltempo, situato dove ora esiste il circolo Bocciofilo Alessandrino di Spalto Borgoglio; l’Aurora, di via Pacinotti, in Pista; il Cinema Rovereto, così si chiamava la sala parrocchiale di piazza Santa Maria di Castello e, per finire, il San Rocco, nel cortile della omonima chiesa.
Infine, le sale cinematografiche che periodicamente venivano allestite all’interno delle scuole. Cito ad esempio quella della Scuola Galilei, ma anche la sala allestita all’interno della Scuola Bobbio (ora Biblioteca Francesca Calvo) utilizzata anche dai bambini del De Amicis. Qui le proiezioni avvenivano, di solito, il mercoledì pomeriggio.