Un anno fa il disastro del Ponte Morandi: un crollo annunciato. Ma chi paga?

di Graziella Zaccone Languzzi

Un anno fa, il giorno di Ferragosto,  il Direttore di CorriereAl pubblicava un mio pezzo sulla tragedia avvenuta il giorno prima, che scrissi sull’onda dell’emozione, visto che su quel ponte il pomeriggio del 13 agosto, il giorno prima del crollo, erano passati ben due volte mia figlia, genero e nipotino.
Alla notizia un brivido al pensiero che il ponte  “Brooklyn” (così lo chiamavamo noi) si era spezzato, portandosi via 43 vite.

In quel momento conobbi il vero nome di quel ponte, Morandi, da me utilizzato più volte.
In tanti anni ci sono passata sopra con la massima tranquillità, per la fiducia  riposta  nello Stato e in chi aveva la responsabilità di mantenerlo in sicurezza. Una fiducia a quanto pare  malriposta, che oggi pone dubbi su ogni opera di quella portata di cui la Liguria abbonda. Ponti e viadotti “lanciati in aria”, sostenuti da lunghe ma esili “gambe” in cemento, su valli e città, viadotti che sovrastano o fiancheggiano  addirittura palazzi, con il pericolo che un automezzo di qualsiasi stazza piombi su un tetto, un balcone o sfondi una finestra.

Niente è più come prima, perlomeno per me e i miei familiari. Daltra parte dopo quanto è accaduto sono andata a documentarmi, e nel 2016 il “Secolo XIX” pubblicava questo articolo: “Genova – Ponti e viadotti: 5 mila sotto esame in Liguria ed è allarme manutenzione”.

Si può dare ancora fiducia? No! Siamo solo nelle mani del destino.

IL TEMPO SCORRE E NESSUNO STA PAGANDO PENALMENTE

In questi trascorsi dodici mesi,  di quel ponte sappiamo tutto o quasi, e in questi giorni si apprendono notizie su anni di mancate manutenzioni efficaci, arrivando ad una corrosione dei cavi di acciaio del 100%,  in aggiunta a difetti esecutivi rispetto al progetto originario. A metterlo nero su bianco sono i tre periti del giudice per le indagini preliminari, nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio.

In un Paese normale dopo un disastro simile, qualcuno sarebbe in galera, ma  non siamo un Paese normale.

Tutti innocenti fino a prova contraria? E no! Di fronte a ciò che è accaduto tutti i preposti responsabili politici e burocrati del Ministero, degli Enti e  dei privati che erano a conoscenza della situazione da anni dovrebbero essere messi in condizione di non fare altri danni!

E’ risaputo che un senatore genovese,  Maurizio Rossi, tra il 2015 e il 2016, pose diverse interrogazioni al Governo Renzi e al Ministro Infrastrutture Graziano Delrio per denunciare il cedimento dei giunti sul Ponte Morandi, e la sua pericolosità. Risultato?

INASCOLTATO, ZERO RISPOSTA.

“C’è un’interrogazione parlamentare del 2016 sui cedimenti del Morandi, ma è rimasta senza risposta”.

Qui il testo dell’interrogazione 28/04/2016.

Ma i responsabili di quel disastro che ha prodotto vittime e dolore, che ha sconvolto la vita di tante famiglie, ha messo in ginocchio non solo una città e una regione, ma il paese intero.

IL LIBRO DENUNCIA

Mentre scrivo davanti a me ho un libro che racconta  i particolari di una tragedia annunciata da troppo tempo:  “Cronaca di un crollo annunciato – Genova, 14 agosto 2018” – autore  Franco Manzitti – Edizione Piemme (221 pagine – 1° edizione giugno 2019).

Manzitti è una vera ‘eminenza grigia’ del giornalismo italiano. Genovese doc, ha seguito da vicino le vicende del ponte Morandi, grazie al suo archivio e alla sua grande esperienza professionale:  capocronista de Il Secolo XIX (dal 1981 al 1989), poi direttore de “Il Lavoro” e caporedattore di Repubblica per la Liguria dal 1992 al 2009.  Cito gli allarmi: anno 1989 non ce la fa più. Anno 2012  sta per cadere. Anno 2015 le interrogazioni al Governo inascoltate : 30 anni di attesa e l’irreparabile. Dalla pag. 9 del libro riporto questo particolare: “ Era l’estate 1989 e un importante Assessore della Giunta comunale di pentapartito, Giovanni Bagnara, di ritorno da Roma dove era stato per una riunione pro bretella mi confidò con aria grave e sguardo preoccupato: Quel ponte non ce la fa più, è ad alto rischio crollo. Lo sostengono i tecnici dell’Anas”.  Il ponte al tempo aveva solo ventidue anni di vita ma già vacillava. E proprio in quell’anno, prima di morire, lo stesso progettista Riccardo Morandi non si stancava di sostenerlo con lettere, denunce e preghiere continue ai propri collaboratori: “Controllate quel ponte, verificate il cemento armato, indagate sugli stralli”. Noi lo avremmo saputo dopo. Troppo tempo dopo”.

Questo libro  scritto da un cronista con testimonianze dirette dei protagonisti svela tutto quello che è davvero accaduto, e con le sue 221 pagine è un documento importante e utile anche per la magistratura. Riporto ancora queste parti: “Il crollo che in pochi attimi ha trasformato il ponte simbolo del miracolo economico nello specchio desolato e tragico dell’Italia di oggi è cominciato trenta anni fa, quando ha iniziato a vacillare. Lettere, denunce, allarmi continui  a chi avrebbe potuto intervenire. Potevo esserci anch’io. Quanti di noi si sono fatti sgomenti questa domanda dopo le 11.36 del 14 agosto 2018? Il Ponte Morandi non era solo “il ponte levatoio” di Genova, ma l’accesso alla riviera, alle vacanze, agli affari del porto e della zona industriale: per questo la tragedia poteva essere più immane. Se non fosse stata la vigilia di Ferragosto, se avesse fatto bel tempo, se il ponte fosse crollato sopra i condomini con oltre 700 persone. Su quell’asfalto percorso da un traffico superiore alle sue forze, che si è sbriciolato in una valle piena di lacrime quel 14 agosto la città è cambiata per sempre, si è spaccata in due come quel gigante di cemento armato con un dolore impossibile da cancellare”.

E LA GRONDA?

Questa opera fu molto contestata e contrastata, lo scopo era di alleggerire il Ponte Morandi, per poterlo chiudere  e fare la corretta manutenzione, ma ho anche letto che ci sarebbe stato un progetto per abbatterlo.  La Gronda era inutile? Era necessaria? Fino al 14 agosto 2018 avrei risposto:  “e chi lo sa?”,  ma dopo tale data sono convinta  di sì, era necessaria, e se non ci fosse stata troppa opposizione in parte ideologica forse sarebbe stata realizzata in tempo, evitando il disastro del Morandi,
La Gronda inidonea per impatto ambientale? In  Liguria per la viabilità di rete stradale e autostradale le regole di impatto ambientale  non esistono. Autostrade con viadotti paurosi sopra città e paesi da tanti anni, le strade servono e in Liguria manca lo spazio, quindi infinite gallerie e altissimi viadotti. La Gronda era né più e né meno l’ennesima opera particolare per una Regione dal territorio particolare. Ho trovato molto materiale sulla contestazione  politica e civica negli anni, prima sulla Bretella versione 1/2/3 poi su la Gronda. Uno a caso:  “Il Sole 24 ore” del 14 agosto 2018, “ Effetto Nimby – Gronda di Genova, storia di un’opera contestata (soprattutto dai Cinque Stelle)”.

Si legge:  “Ci viene poi raccontata, a turno, la favoletta dell’imminente crollo del Ponte Morandi” ( È quanto scriveva, in un comunicato stampa dell’8 aprile 2013, il Coordinamento dei Comitati No Gronda di Genova, che si opponeva alla realizzazione della Gronda di Ponente).  “Rispetto al vuoto informativo che la cittadinanza sta subendo sulla realizzazione della Gronda di Ponente  vorremmo invitare i genovesi a diffidare da quanti negli ultimi tempi stanno in ogni modo cercando di vendere loro un elisir chiamato “Gronda”, come la panacea di tutti i guai della nostra città. Lo ha fatto per ultimo anche l’ex Presidente della Provincia, il quale dimostra chiaramente di non avere letto la Relazione Conclusiva del Dibattito Pubblico, presentata da Autostrade nel 2009. In tale relazione si legge infatti che il Ponte “…potrebbe star su altri cento anni a fronte di una manutenzione ordinaria con costi standard”. Questo documento, datato appunto 8 aprile 2013, veniva rilanciato in bella evidenza anche sulle pagine internet del Movimento 5 Stelle, pagina poi prontamente rimossa nelle ore calde post crollo”. Leggere per intero l’art. de “Il Sole 24 Ore”  è  molto “educativo”.  Per spiegare cosa è la Gronda.

La Gronda di Genova – Presentazione sintetica delle ipotesi di tracciato”.

PER FINIRE

Questa “marcia longa”  ha lo scopo di far comprendere che se esiste un rischio di ordine pubblico, i preposti senza indugiare devono prendere decisioni  immediate senza se e senza ma, ci saranno sempre bastian cuntrari e nimby, ma la responsabilità deve avere priorità.