Pernigotti, entro settembre verrà chiusa la trattativa di vendita. Si può essere davvero contenti? [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

 

Tutti soddisfatti per la Pernigotti di Novi Ligure e gli accordi raggiunti a Roma, nella sede del Ministero dello Sviluppo Economico. Il primo è stato raggiunto «con ‘Emendatori’, azienda che fa capo all’imprenditore Giordano Emendatori, per la cessione da parte di Pernigotti della divisione “Ice & Pastry” (“I&P”) che comprende la produzione e commercializzazione di basi e ingredienti per gelati e prodotti di pasticceria; il secondo accordo è con il Gruppo Spes e riguarda la produzione di cioccolato, praline e torroni nello stabilimento novese, tramite l’impiego del personale, dei macchinari e dello storico know-how di Pernigotti».

La nota diffusa al termine dell’incontro precisa che «per entrambi gli accordi, il closing (conclusione della trattativa di vendita) è previsto entro la fine del mese di settembre». Dal 23 luglio, Pernigotti ha intanto ripreso la produzione per «la campagna commerciale del Natale 2019, richiamando al lavoro 110 lavoratori tra dipendenti in cassa integrazione e somministrati».

In ogni  caso la Pernigotti Spa resterà titolare del marchio “Pernigotti 1860”, continuando la distribuzione e commercializzazione di cioccolato, praline, torrone e creme spalmabili. La proprietà turca, la famiglia Toksoz, non ha mai arretrato di un solo millimetro su questo punto, anche perché il valore industriale è in questo marchio, nato poco dopo la metà dell’Ottocento a Novi Ligure. Quali possano essere gli sviluppi alla luce del futuro assetto, è tutto da verificare. Anche perché le due realtà imprenditoriali con cui è stato raggiunto l’accordo sono molto diverse fra loro.

Giordano Emendatori, imprenditore romagnolo nel settore dei preparati base per gelati e pasticceria (fondatore all’inizio degli anni duemila anche della tenuta biodinamica ‘Mara’, dedicata alla moglie, dove su sette ettari produce Sangiovese), torna protagonista nel settore che lo ha visto crescere e diventare, prima della vendita dell’azienda Mec3, diventata uno dei player internazionali del settore, a un fondo americano specializzato nell’acquisizione di aziende in crescita. Di dichiarate simpatie grilline, Emendatori si era fatto avanti nei mesi scorsi, però a un certo punto la trattativa si era fermata. «Dopo attente verifiche sui conti, sull’azienda e sul mercato abbiamo deciso di dimezzare l’offerta fatta in prima battuta alla proprietà turca» aveva dichiarato l’imprenditore a Radiocor. Fra i motivi di preoccupazione c’erano anche le condizioni dello stabilimento novese e il necessario rinnovo dei macchinari visto che i turchi non avevano mai investito negli impianti.

La Spes (acronimo di Servizio per esperienze sociali) è una cooperativa sociale torinese (aderisce all’Opera Torinese del Murialdo), la cui missione e attività, che hanno preso le mosse nel 1970, «si concentrano su giovani e lavoro, promuovendo e sostenendo percorsi di accompagnamento e di autonomia». Qualità del prodotto, ricerca delle migliori materie prime, alla Spes vanno di pari passo con l’impegno sociale. «Il Gruppo Spes crede nella co-partecipazione e nella forza dei consumatori alla costruzione di un nuovo modello sociale che mediante la qualità degli atti di acquisto e l’esperienza di consumo, generi opportunità di lavoro per chi vive situazioni di fragilità» si legge sul sito aziendale.

E la politica? Felicissima quella del ministro Luigi Di Maio. «Da cittadina piemontese prima e da parlamentare del M5S poi, sono molto soddisfatta per l’accordo che il Governo, nella figura del Ministro Luigi Di Maio e del vicecapo di gabinetto del MiSE, Giorgio Sorial, ha raggiunto per la Pernigotti di Novi Ligure. Un risultato importante, direi storico visto che la produzione resterà a Novi e saranno salvaguardati tutti i posti di lavoro. I due nuovi investitori garantiranno al territorio sviluppo industriale e, appunto, attenzione e valorizzazione del capitale umano, due aspetti per me fondamentali» dice la senatrice pentastellata Susy Matrisciano, capogruppo M5S in Commissione Lavoro al Senato.

Il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, l’alessandrino Federico Fornaro, esprime altrettanta soddisfazione per gli accordi, ma non nasconde il nodo da sciogliere: «Restano incognite per il futuro, a cominciare dalla newco (nuova società, ndr) che dovrà garantire la co-gestione dello stabilimento e dal capitolo investimenti per riammodernare il sito produttivo di Novi Ligure».

Anche la Lega Nord è ovviamente felice. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, e Gian Paolo Cabella, sindaco di Novi, hanno affermato che è stato raggiunto «l’obiettivo di dare un futuro al marchio Pernigotti, salvaguardando produzione e professionalità. È il frutto di un lavoro durato mesi, a Roma e sul territorio. Grazie al Ministro Di Maio, al Sottosegretario Durigon e alle rappresentanze sindacali, che hanno saputo battersi perché un’azienda dal dna completamente italiano, e piemontese, possa continuare il proprio percorso, e guardare al futuro con nuovo slancio». Peccato che il marchio non sia di proprietà né piemontese, né italiana.